"Quando ascolti Fearless In Love, mi piacerebbe che tu dicessi: 'Non ho mai sentito niente di simile prima. In secondo luogo, spero che tu sia sollevato, incuriosito ed emozionato. Proviamo a portarti in un viaggio attraverso la lotta, la positività, la negatività e una società che non sempre ha senso. Forse, ascoltare il disco ti farà sentire meglio nell'affrontare questo pazzo mondo moderno in cui viviamo.”
(Danny Estrin)
Molti ascoltatori curiosi avranno scoperto gli australiani Voyager grazie all’edizione 2023 dell’Eurovision Song Contest, dove si sono piazzati al nono posto e soprattutto si sono fatti conoscere da un pubblico molto ampio. Per altri detrattori, c’è troppo pop in questa proposta che è stata rock e metal solo nei primi anni della storia della band (nata nel 1999), ma basterebbe ascoltare questo Fearless In Love per comprendere la solidità e maturità della proposta del quintetto aussie. Non vi è nulla di male nel cercare di avere un successo oltre ai fans del progressive rock/metal, infatti i Voyager si erano già candidati per l’Eurovision di un anno fa con la canzone “Dreamer”, arrivata seconda nelle selezioni nazionali.
E’ toccato però a “Promise” il ruolo di conquistatrice di un traguardo storico: ha portato fortuna alla band e ha permesso loro un'esposizione mondiale, la quale ha garantito un tour sold out in Australia e una trasferta europea autunnale (Italia compresa, al Legend Club, il prossimo dieci ottobre). Non si tratta di una conquista da meteora, per un gruppo che esiste da ventiquattro anni e ha prodotto otto dischi in studio apprezzati dagli addetti ai lavori, ma poco conosciuti fuori dalla madre patria. Con il precedente Colours in the Sun, l’elemento pop è stato aumentato, insieme a linee vocali immediate e ritmi più rilassati, senza dimenticare però il passato di progressive metal band.
Fearless in Love procede nella direzione del suo predecessore, mostrando uno stile in costante evoluzione e decisamente attuale e urgente, tra chitarre dirette e ribassate decisamente “metal moderno”, tastiere pompose che riecheggiano gli anni ottanta dell’elettro pop, e un gusto melodico molto personale, quasi malinconico. Non sono canzoni di facile ascolto, anche se possono sembrare immediate e ammiccanti, ma il gruppo usa la sua invidiabile tecnica per confezionare tessuti sonori eleganti e intensi, dove nulla è lasciato al caso e ogni elemento va ascoltato più volte per essere assaporato in tutte le sue sfumature.
La costante volontà di sorprendere al meglio l’ascoltatore non sembra forzata e non è mai gratuita, anche in canzoni sempre asciutte e dalla durata piuttosto contenuta. Fin dall’avvolgente apertura “The Best Intentions” ci si rende conto di ascoltare una band unica e originale, che ripropone singoli efficaci e ritmicamente vivaci come l’imperiosa “Prince Of Fire”, oppure la già conosciuta “Dreamer”. “Promise” è un coinciso inno alla speranza che dimostra come in tre minuti si possa creare qualcosa di creativo e commerciale insieme, ma il meglio lo troviamo quando il gruppo viaggia a briglie libere e senza vincoli, con almeno cinque/sei brani di grande qualità, soprattutto nella seconda metà del disco.
Fearless In Love è un capitolo decisivo nella discografia della band australiana e non deve essere sottovalutato. Si mostra come un racconto in musica che sa far pensare, sognare e anche ballare, senza vergognarsi di essere fluido e completamente libero. Un gioiello da non ignorare, un viaggio che non ha paragoni.
«Sei mai stato troppo solo?
Hai mai pregato per un contatto umano?
Hai mai perso solo una piccola parte di te
Per trovare qualcosa di nuovo?»
(Voyager, "Promise")