Sarebbe stato meglio optare per il Freaks di Tod Browning ma tant'è, ormai è fatta. Ben due i registi dietro la realizzazione di questo Freaks datato 2018: Zach Lipovsky e Adam B. Stein arrivano entrambi da On the lot, talent show americano del 2007 alla ricerca di registi esordienti prodotto tra gli altri da Steven Spielberg e che vedeva tra i giudici la presenza di Carrie Fisher e Garry Marshall (Pretty woman, Paura d'amare, Se scappi... ti sposo).
Dei cinquanta contendenti selezionati per la competizione solo diciotto arrivarono alla fase finale; in questa corsa durata circa quattro mesi e trasmessa da Fox, Stein e Lipovski si piazzarono entrambi nelle prime cinque posizioni della classifica (quinto e terzo rispettivamente); destinati a stringere un sodalizio duraturo, dopo questo Freaks i due siglano insieme anche il live action Kim Possible (tratto dal cartone animato di casa Disney) e Final destinations: bloodlines di prossima uscita e atteso (?) per il 2025.
La considerazione che Lipovski e Stein ottennero durante lo show venne poi confermata anche in una serie di festival di genere proprio nel momento dell'uscita di questo Freaks che raccolse diverse critiche positive e qualche riconoscimento qua e là. Indubbiamente alcune idee nel film ci sono (anzi, forse ce ne sono anche troppo seppur non nuovissime ma speziate con tocco personale), il budget probabilmente non enorme ha costretto la coppia di registi a dar sfoggio del loro estro trovando soluzioni di comodo alcune delle quali in effetti sono tra gli aspetti più interessanti di un film a conti fatti non completamente riuscito.
La piccola Chloe (Lexy Kolker) vive da reclusa in una casa completamente isolata dal mondo esterno: le finestre sono oscurate, il caos regna sovrano, Chloe non ha il permesso di uscire e deve arrangiarsi da sola anche per passare il tempo, suo padre (Emile Hirsch) sembra un uomo terrorizzato da ciò che c'è fuori dalla porta della sua abitazione, un mondo all'apparenza tutto sommato normale.
L'uomo inculca alla bambina la dottrina della pericolosità del mondo esterno, specialmente per quelli "come loro", solo lui, di tanto in tanto, può uscire di casa per fare provviste per poi rinchiudersi nuovamente all'interno. Ogni tot l'uomo chiede alla figlia se i suoi occhi abbiano iniziato a sanguinare.
Chloe dal canto suo cerca di essere una brava bambina, di compiacere il padre nonostante la sua voglia matta di uscire e correre al furgoncino piazzato davanti casa per prendersi un bel gelato, qui il signor Snowcone (Bruce Dern) sembra aspettare proprio lei con la promessa di una fantasmagoria di ottimi gusti a disposizione.
In casa Chloe di tanto in tanto ha delle visioni, a volte vede la madre Mary (Amanda Crew), scomparsa da tempo, che le manca tanto, altre volte la figlia dei vicini di casa dai quali vorrebbe trasferirsi per condurre una vita normale, possibilità in effetti ventilata dal padre. In una situazione di apparente follia si inizia però a chiedersi se questo padre sia poi davvero così folle...
Freaks si gioca tutte le carte migliori nella prima parte del film e queste, tenuto conto del budget non altissimo a disposizione di Stein e Lipovski, sono effettivamente carte interessanti che permettono ai due registi di giocare una buona mano.
Nella parte iniziale, quando i protagonisti sono solo due e chiusi sempre in casa, si fondono in maniera ottima un'idea di regia vivace e allo stesso tempo claustrofobica, capace però di donare il giusto movimento a questi interni squallidi, e uno sviluppo della narrazione che desta in effetti curiosità e accende nello spettatore il tarlo del dubbio e il desiderio di sapere di più.
La situazione del mondo in cui i due si trovano a vivere si chiarisce solo pian piano, con l'arrivo nella narrazione del mondo esterno si perde un po' alla volta quell'alone di mistero che caratterizza l'incipit di Freaks e l'interesse un poco alla volta scema, anche perché i registri narrativi si differenziano e la gestione dello sviluppo ne risente inanellando sequenze poco ficcanti e dando sfoggio di effetti speciali più che dignitosi in relazione al budget ma non così entusiasmanti in merito alla piega che prendono gli eventi (diciamo che tra film di fantascienza, horror e cinecomics abbiamo visto molto di meglio).
Scoperte le carte il film si sgonfia, ne rimane una visione almeno in parte piacevole ma anche la sensazione di aver assistito al dipanarsi di un'occasione non colta per intero. Stein e Lipovski mostrano di avere sia idee che talento, il tutto sta nell convogliare le forze per gestirle meglio e ad arrivare a qualcosa di più compiuto di questo Freaks.