From the Reach, nono album in carriera pubblicato nel 2008 da Sonny Landreth, rappresenta uno sforzo collaborativo di proporzioni epiche. Realizzare un disco con un gruppo di musicisti preferiti è stato a lungo un sogno per il leggendario chitarrista, che ha scritto ogni brano dell’opera pensando ad artisti specifici. Il suo stile innovativo mescola blues, jazz, zydeco e rock, ma la sua influenza principale è il cajun, una tradizione che si impegna a difendere. Non dobbiamo dimenticare infatti le origini del “re della slide”: nato nel vicino Mississippi, vive ora in Louisiana, nel mitico paesino di Breaux Bridge. Landreth ha sempre coltivato gli usi e costumi di quei luoghi, aggiungendo però quel quid che lo ha reso originale, inimitabile.
Dopo anni di gavetta ai servigi del mitico fisarmonicista Clifton Chenier, nella cui band, la Red Beans and Rice Revue, era l’unico bianco, Sonny amplia il suo raggio d’azione incidendo lavori solisti e collaborando con John Hiatt, John Mayall, Allen Toussaint e Mark Knopfler. E proprio l’ex leader dei Dire Straits, come un cerchio che si chiude, è parte del cast stellare di From the Reach, e fa ruggire la sua Pensa Suhr nell’opener “Blue Tarp Blues”, travolgente e sferragliante. Si prosegue con la splendida “When I Still Had You”, un bruciante blues dalle tinte rock con protagonista ancora un guitar hero, Mr. Slowhand Clapton, il quale esattamente in quel periodo lo vuole al suo fianco al Crossroads Guitar Festival, prima di un altro highlight, “Way Past Long”, agile cavalcata in crescendo con le redini affidate a Robben Ford.
La muscolare “The Milky Way Home” è impreziosita da Eric Johnson, e dimostra le qualità compositive di Landreth quando si cimenta in musica strumentale, mentre la successiva “Storm of Worry” vede di nuovo la partecipazione di Eric Clapton.
«Durante un Crossroads Guitar Festival ho chiesto a Eric se fosse interessato a presenziare in uno o due brani dell’album From the Reach che stavo preparando e lui mi ha risposto: “Certamente. Mi piacerebbe molto!”. Eravamo su un palco girevole e avevamo appena suonato insieme. La mia borsa era accanto al mio amplificatore, i tecnici hanno premuto l'interruttore e il palco si è girato con la nostra attrezzatura sopra. Intanto lui mi dice: “Beh, fammene avere una copia”. E mentre sta parlando mi accorgo che la mia borsa contenente una copia dei brani per lui si sta avvicinando. Dico: “Beh, in effetti, le canzoni stanno già arrivando”, e prendo la borsa. È scoppiato a ridere. “Non è possibile che tu l'abbia pianificato. Allora è destino che sia così!».
Estratto da intervista a Sonny Landreth su ultimateclassicrock.com, 2017.
L’affiatamento tra i due giganti delle sei corde è straordinario: “Storm of Worry”, tragica descrizione della rottura di un idillio familiare, è una blues ballad di grande qualità e il loro interplay è delizioso, complementare e ispirato. In mezzo all’opera emerge l’anima cajun grazie alla spiritata “Howlin’ Moon”, un tributo a New Orleans, la città dell'eterno Carnevale, dove le strade sono un tripudio di suoni e colori, e la musica è la vera protagonista. Dr. John al piano e Jimmy Buffett alla seconda voce contribuiscono a creare un’atmosfera affascinante e misteriosa, in cui contaminazione e sperimentazione convivono scardinando le porte della consuetudine e aprendo alla novità. Risulta più prevedibile, invece, “The Goin’ On”, dalle melodie radio friendly e con un Vince Gill (special guest pure nell’elegante “Blue Angel” in coppia con un irrefrenabile Robben Ford e nella conclusiva, eterea, “Universe”) comunque in gran spolvero.
“Let It Fly”, vibrante canzone sulla libertà e la speranza, (“The key to freedom is to open wide, hope has wings, baby let it fly”), è ancora una fiammata verso l’imprevedibilità, per merito di un finale in crescendo, una slide caparbia e instancabile e la sorpresa di un’ospite inaspettata, Nadirah Shakoor, ex cantante degli Arrested Development. Resta da analizzare “Uberesso”, un altro strumentale di alto livello che evidenzia nuovamente lo stile unico e speciale di uno dei più apprezzati chitarristi degli Stati Uniti.
Dopo From the Reach, uno dei suoi maggiori successi anche in termine di vendite, la carriera di Sonny Landreth è proseguita di gran lena, tra lavori in studio raffinati (su tutti Elemental Journey, 2012, e Blacktop Run, 2020) e un’incessante attività dal vivo, culminata nel bellissimo Recorded Live in Lafayette del 2017.
Piace ricordare, infine, pensando ai corsi e ricorsi storici che spesso offre la musica, la bella iniziativa ideata per beneficenza da parte di Mark Knopfler: una lunga versione rivisitata di un suo classico, “Going Home (Theme from Local Hero)” è stata recentemente data alle stampe con la partnership di alcuni fra i più grandi chitarristi di tutti i tempi. Non può mancare, oltre a Clapton, Sonny Landreth, in compagnia di Vince Gill. Una rimpatriata per rinverdire i fasti di From the Reach. Potere delle Sette Note.