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REVIEWSLE RECENSIONI
29/08/2018
Massive Wagons
Full Nelson
Hard rock e power-ballads per i cinque inglesi di Lancaster, alla quarta prova sulla lunga distanza.
di Andrea Di Blasi

Quarto album in studio per i Massive Wagons, che con questo nuovo “Full Nelson” restano all’interno della loro comfort-zone, costituita da hard-rock e power-chords.

Niente di nuovo insomma, ma ciò basta alla band di Lancaster per dimostrare, percorrendo strade ad essa già note, piena consapevolezza dei propri mezzi.

Tutto è ben suonato: ‘riffoni’ di chitarra si inseguono l’un l’altro, la batteria pulsa spesso incessante (alcuni soli di Alex Thistlethwaite risultano davvero ammirevoli), Baz Mills, alla voce, è sempre sfrontato e carico di ironia.

E proprio l’arma in più dei Massive wagons sembra essere questa sfrontata ironia di cui i cinque di Lancaster sono senz’altro dotati, elemento onnipresente nelle loro composizioni, che funge da collante e fa sì che all’interno dei loro lavori tutto suoni sempre ben coeso.

Nella prima metà dell’album la velocità dei brani è quasi sempre sostenuta, talvolta diminuisce ma solo per aumentare nuovamente subito dopo, e lì tutto va come deve: tra i brani da segnalare “Sunshine Smile”, un po’ diversa dal resto, la quale lontanamente ricorda gli Aerosmith di “Walk This Way”, e la successiva “Northern Boy”, caratterizzata da un intro acustico in cui la voce di Baz Mills sembra essere perfettamente a fuoco anche in una dimensione folk.

Nella seconda parte dell’album invece, quando la band rallenta ed il ritmo si fa più blando, non tutto scorre altrettanto bene, e brani quali “Back To The Stack”, “Hate Me”, “Last On The List” e “Ballad of Verdun Hayes” dimostrano alcuni limiti: forse un paio di canzoni in meno in scaletta non avrebbero tolto nulla all’intero lavoro, anzi probabilmente lo stesso ne avrebbe guadagnato in compattezza.

In ogni caso la band sembra essere sempre in grado di poter tirar fuori qualcosa di buono.

Per concludere, quindi, cosa aspettarsi da quest’album dei Massive Wagons? Chitarre ed ironia, dimostrazione che talvolta non è necessario ascoltare qualcosa di innovativo o di mai sentito per aver voglia di rimanere con le proprie orecchie incollate alle casse dello stereo.