Cerca

Banner 1
logo
Banner 2
RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
12/01/2018
The Knack
Get The Knack
Capirete quindi che il disco dei The Knack fu come acqua fresca, e le note che sgorgavano da quei solchi furono la definitiva pietra tombale sul progressive (in particolare su quello che girava a fine anni settanta, uno smartellamento onanistico e tedioso), genere che aveva già ricevuto dal punk una bella mazzata.

Quando nel 1979 uscì "Get The Knack" il sottoscritto era già pronto per il power-pop e di questo posso ringraziare gli Sweet, anno 1973. “Blockbuster” fu la miccia che dette fuoco alla mia passione per le canzoni “just for fun”, passione che dura ancora oggi; con il senno di poi quella canzone, che non è power-pop, fu come trovarsi davanti ad un giornaletto di donnine nude. Capirete quindi che il disco dei The Knack fu come acqua fresca, e le note che sgorgavano da quei solchi furono la definitiva pietra tombale sul progressive (in particolare su quello che girava a fine anni settanta, uno smartellamento onanistico e tedioso), genere che aveva già ricevuto dal punk una bella mazzata. A differenza di quest'ultimo però con il power pop sembrava davvero di essere tornati all'epoca delle canzoni da turbe adolescenziali, micidiali ritornelli e melodie semplici corroborate da un sound chitarristico preciso e potente, con il minimo sindacale di assoli, e con la certezza di ascoltare canzoni che non se la tiravano troppo.

Ma non è questo il post per fare un'esegesi del power pop, quindi ritorniamo a "Get The Knack". Moltissime le analogie con i primi album dei quattro di Liverpool, dalla copertina ispirata al primo album pubblicato negli States "Meet The Beatles", al vestirsi tutti alla stessa maniera (nei concerti i quattro vestivano con camicia bianca, cravatta nera stretta, pantalone nero) al logo della Capitol che riprendeva quello degli anni sessanta, fino alla registrazione dell'album, in pratica quasi live, e nella tempistica della registrazione, due settimane, così come nei costi, solo 18mila dollari.

L'album si apre con un trittico micidiale: parte con  "Let Me Out" e anche qui le analogie con il primo brano del primo album dei Beatles (questa volta però dell'uscita UK) sono evidenti: come "I Saw Her Standing There" apriva "Please, Please Me" anche il via a "Get The Knack" è dato dal "one two three four" del cantante per poi esplodere in un rock ‘n’ roll catartico: l'effetto fu quello di un calcio nelle palle ai barbogi di tutte le età. "Your Number Or Your Name" è il Mersey sound aggiornato alla fine dei seventies, "Oh Tara" è una meraviglia in cui si incastona il pop di kinksiana memoria. Con "(She's So) Selfish" viene riscoperto e omaggiato il sound a la Bo Diddley, mentre "Maybe Tonight" è una ballad che concorre in bellezza (senza superarla in questo caso) con un'altra canzone di quel periodo: "Party Girl" di Elvis Costello. La conclusione della prima facciata è l'adrenalinica "Good Girls Don't", ritorniamo al r'n'r che apre l'album con parti di armonica che ricordano il primo John Lennon.

"My Sharona" (a tal proposito potete leggere un bel post dedicato al brano proprio qui, grazie a Nicola Chinellato) apre la seconda facciata e qui ogni commento è superfluo: una canzone che conoscono anche i sassi, disco da milioni di copie vendute, e l'unico vero successo del power pop. Il brano seguente, "Heartbeat", è una riuscita cover di una vecchia canzone di Buddy Holly, un aggancio, se così si può dire, al padrino del genere. "Siamese Twins" altro bel pezzo r'n'r ci introduce ad altre due perle del disco: la sognante "Lucinda" e la bellissima "That's What The Little Girls Do" e qui i paragoni si sprecano. Non solo Beatles, qui The Knack si fanno epigoni degli Hollies e financo dei Beach Boys, armonie vocali e chitarre cristalline come se piovesse. Il gran finale è affidato a "Frustrated", brano dal massiccio riff chitarristico e dal grandioso lavoro alla batteria di Bruce Gary.

Come spesso accade, il successo inatteso della band di Doug Fieger creò invidia e incazzature assortite da parte della stampa specializzata americana nonché degli addetti ai lavori. La band a causa dei testi fu accusata di misoginia, arroganza (forse perché non concedevano interviste)  e di essere dei novelli Monkees, costruiti ad arte dall'industria discografica. Cazzi loro, verrebbe da dire, che di infausti censori e minchioni il mondo della critica musicale ne era pieno anche allora, gente che si attacca al nulla, rosa dall'invidia per come una band con molta energia e poche seghe mentali riuscì a creare e a vendere un'idea che partiva da lontano e che fu attualizzata alla bisogna. Poco male, ad oggi The Knack sono ancora ricordati ed amati, di quegli scribacchini invece se ne è persa ogni traccia.