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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Gli incantatori
James Ellroy
2023  (Einaudi)
LIBRI E ALTRE STORIE
5/10
all THE BOOKSTORE
23/06/2025
James Ellroy
Gli incantatori
Ellroy persevera con il suo stile asciutto e frammentario con una terza parte del nuovo L.A. Quintet che convince poco. Le atmosfere sono note ma mancano phatos e personaggi ficcanti. Un po' di autocompiacimento?

Gli incantatori avrebbe dovuto essere il terzo capitolo di quella che era stata definita la seconda quadrilogia di Los Angeles (The second L.A. quartet), una sorta di nuova immersione nel cuore nero dell’America che arrivava ad ampliare quella splendida prima quadrilogia composta da alcuni dei più noti romanzi dello scrittore losangelino: Dalia nera (1987), Il grande nulla (1988), L.A. Confidential (1990) e White jazz (1992).

Abbiamo usato il tempo al passato perché sembra che ora questo ultimo progetto di James Ellroy si sia trasformato in una pentalogia rinominata L.A. quintet, dobbiamo quindi aspettarci altri due (presumibilmente corposi) romanzi che andranno ad aggiungersi a Perfidia del 2014, a Questa tempesta del 2019 e a questo Gli incantatori del 2023 prima di poter ritenere conclusa questa nuova fase del lavoro di quello che viene considerato uno dei grandi maestri del crime moderno.

C’è da dire che con Gli incantatori pare esserci una cesura abbastanza netta tra ciò che Ellroy ci ha narrato con i primi due romanzi della pentalogia, passiamo infatti da eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale, all’attacco di Pearl Harbour e alla successiva segregazione dei cittadini americani di origine giapponese a un epoca più recente collocabile con esattezza ai primi anni Sessanta del secolo scorso, più precisamente ai mesi che precedono e seguono l’agosto del 1962, momento storico in cui viene trovata morta la diva del cinema per antonomasia: Marilyn Monroe.

Cambiano quindi gli anni, cambiano molti dei protagonisti e cambia anche, almeno in parte e per alcuni aspetti, l’approccio di Ellroy alla sua materia, sempre fatta di miriadi di personaggi, di una mix di Storia vera e finzione, di marciume e corruzione a volontà, concentrata però su un solo focus che presenta sì collegamenti e diramazioni, spesso difficili da far collimare, ma che non alimenta la visione ad ampio raggio che avevano alcuni dei capolavori di Ellroy, uno su tutti l’ormai celebre American Tabloid, per chi scrive vero capo d’opera dello scrittore losangelino.

 

Il protagonista principale e voce narrante de Gli incantatori è Freddy Otash, personaggio realmente esistito e ricorrente in diverse opere di Ellroy. Ex poliziotto e ora detective privato Otash viene contattato dal capo dei teamsters (il sindacato dei trasportatori) Jimmy Hoffa per mettere sotto sorveglianza l’abitazione di Marilyn Monroe; Hoffa sta cercando del materiale compromettente che possa provare le relazioni extraconiugali dei fratelli Kennedy, sia John che Bobby, con l’attrice, in modo da poter ottenere una leva politica da usare al momento giusto tramite ricatto.

Nello stesso periodo Otash, insieme ad altri poliziotti chiamati in gergo il gruppo dei cappelli, viene coinvolto nelle indagini sul rapimento di un’attricetta minore, Gwen Perloff, indagine lungo la quale scappa il morto, omicidio causato proprio dal caro vecchio Freddy. Il detective si convince del fatto che il rapimento dell’attrice sia in qualche modo collegato alla morte (si dice suicidio da barbiturici), avvenuta negli stessi giorni, di Marilyn Monroe.

Sotto pressione di uno dei pezzi grossi della polizia di Los Angeles, Bill Parker, manovrato dallo stesso Bobby Kennedy, Otash viene reintegrato nel corpo di polizia con il compito di screditare la figura di Marilyn Monroe disinnescando di fatto le potenziali mosse di Hoffa (e dei suoi soci della mala) ai danni della famiglia Kennedy con la quale Freddy ha più d’un legame, è stato infatti amante di Pat, la sorella di Bobby e John Fitzgerald.

 

Da appassionato da tempo immemore dell’opera di Ellroy mi duole non poco dover ammettere di aver avuto l’impressione, leggendo questo Gli incantatori, di essermi trovato di fronte al lavoro di un autore un poco autocompiaciuto (forse anche più di un poco). Ellroy imperversa tra le pagine del romanzo con il suo stile secco, frammentario, conciso, fatto di frasi brevi, vere stilettate al lettore non aduso alla sua scrittura, più abbordabile per il lettore già consapevole, comunque ostico, difficile.

I personaggi che compongono la trama del libro, alcuni protagonisti, altri assolutamente comprimari, sono settanta, e anche per un amante di Ellroy posso garantirvi che è un numero spropositato di caratteri ai quali star dietro. Molti passaggi sono confusi, chi è chi? Chi fa cosa? Si fa in effetti una certa difficoltà a ricollegare i pezzi anche se ogni tanto qualche click nel cervello non manca di scattare.

Ma, a parte l’immagine stropicciata a dir poco che Ellroy dipinge di una Marilyn Monroe in preda al vizio (cosa che tutto sommato può anche non interessarci), i delitti perpetrati ne Gli incantatori sono almeno due a parere di chi scrive.

Il primo è una trama non solo confusa ma tutto sommato poco interessante e per nulla stratificata come può sembrare di primo acchito; tutto ruota intorno alle intercettazioni e ai pedinamenti di Marilyn, alla sua biografia del prima di adesso, ma in fondo non c’è nulla di davvero nuovo né di così appassionante che Ellroy sembri dirci a riguardo.

Il secondo, ancor più grave, è l’assenza di personaggi di peso. Ok Freddy Otash, che già non è il protagonista migliore scritto da Ellroy, ma dove sono i Dudley Smith? I Kemper Boyd, le Kay Lake, i Ward J. Little, i Lee Blanchard, i Wayne Tedrow Jr, i Pete Bondurant? Dove sono?

Purtroppo la tendenza a un compiacimento che sembra prendere il sopravvento sulla freschezza della narrazione sembrava intuirsi già ai tempi di Questa tempesta, libro comunque migliore di questo, Gli incantatori è una conferma di un trend che si spera Ellroy possa invertire con i prossimi romanzi, il rischio è quello di una pentalogia che nella sua interezza potrebbe rivelarsi indigesta per più di un lettore.

Ellroy sa di essere una delle voci più interessanti all’interno del genere crime, indubbiamente lo scrittore non è uno rivestito di umiltà, diventa così difficile capire cosa aspettarsi da lui nel prossimo futuro, la speranza è che qualcuno riesca a fargli notare che un occhio alla misura ogni tanto lo si può anche buttare.