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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
24/11/2025
Walter Trout and the Radicals
Go the Distance
Nel 2001 un chitarrista prodigioso di nome Walter Trout confezionava "Go the Distance", potente concentrato di blues, rock e boogie. Andiamo a riscoprirlo grazie a Re-Loudd.

«Nel vecchio museo Van Gogh di Amsterdam, c'è una citazione sulla parete che riguarda il momento in cui il celebre pittore decise di lasciare il seminario ecclesiastico per diventare un artista. La frase riporta la risposta che diede a suo fratello quando gli scrisse chiedendo il perché della scelta. Van Gogh ribatté: “Per esprimere un'emozione umana sincera”. Questo, per me, riassume la mia vita».

(Estratto da intervista di Gio Pilato a Walter Trout, bluebirdreviews.com, 2024)

 

Sebbene poco conosciuto in Italia, Walter Trout è un vero e proprio guitar hero dal grande seguito non solo negli Stati Uniti, dove è nato nel 1951 (a Ocean City nel New Jersey, ora risiede in California, presso Huntington Beach), ma anche in Europa, soprattutto in Inghilterra, Germania, Svizzera, Francia e Danimarca.

Folgorato sulla via della musica da un incontro infantile con Duke Ellington, concretizzatosi più avanti con collaborazioni prestigiosissime (John Lee Hooker, Big Mama Thornton, John Mayall & the Bluesbreakers, Canned Heat), il corpulento chitarrista, cantante e compositore californiano confeziona nel 2001 l’ottavo album, Go the Distance, che si rivela uno spartiacque per la sua carriera, ottenendo un ottimo riscontro in terra americana.

 

Sulle ali di quel successo Trout si imbarca in un tour mondiale di grande livello, con le canzoni dell’opera protagoniste in scaletta insieme ai suoi classici dei lavori precedenti e ad alcune azzeccate cover blues. E a proposito di blues, il disco non tradisce le attese, con un potente concentrato di questo genere, modellato su una ritmica funzionale, con gli allora fidati Radicals Bernard Pershey alla batteria e Jimmy Trapp al basso, spruzzate di organo Hammond B3 a cura del nuovo arrivo Bill Mason e naturalmente la Fender Stratocaster di Walter, in grande spolvero come sempre, anche nell’effettuare divagazioni rock (“Ride ‘Till I’m Satisfied”, l’hendrixiana “Gotta Leave This Town” e, soprattutto, “Down to You”) e boogie.

La voce calda dell’artista è un’altra caratteristica che contraddistingue i tredici brani in tracklist, da “Love So Deep” alla sontuosa title song fino alle conclusive “Doin’ Just Fine” e “Always Been a Dreamer”, così come i cori (William e Bertram Brown, James Nelson, Reba Russell, Jackie Johnson e Trisha Freeman sono i vocalist) e gli interventi misurati di qualche ospite (su tutti il sax di Pat Register su Outta Control”).

La sincerità artistica di Trout è una delle sue risorse più forti. Traspare nelle ballad in chiave southern quali “Faithful”, “Bugle Bill”, in brani grintosi come “Message on the Doorway” e “Lookin' for the Promised Land”,  e merita un capitolo a parte in una delle perle del disco, “I Don’t Want My MTV”, un divertente rock and roll con un chiaro riferimento a “Roll Over Beethoven” di Chuck Berry, ove il pregiato chitarrista critica MTV, regno dell’immagine, dell’apparenza, a discapito dei contenuti e della qualità della musica stessa. Un’invettiva ancora più che attuale, purtroppo, ai giorni nostri.

 

Parlando proprio del presente, fortunatamente Walter, oltre a esibirsi sempre in maniera fenomenale dal vivo, continua a pubblicare album di pregevole fattura: Broken, dato alle stampe nel 2024, e il recentissimo Sign of the Times sono entrambi di una bellezza epocale.

Il palco è il luogo adatto per esprimere le sue incredibili doti di guitar hero, come dimostrato ampiamente quest’anno durante il suo show, nell’unica data italiana, a Piacenza, nella splendida cornice di Palazzo Farnese, grazie al festival Dal Mississippi al Po. Niente male, usando le sue stesse parole, per un “sopravvissuto”, dopo aver subito il trapianto di fegato una decina di anni fa. Un’esistenza all’insegna di Sex & Drugs & Rock 'N' Roll, prima della redenzione (ma il rock and roll rimane, indelebile!) di un uomo con ancora la passione, lo spirito e la forza per suonare e fare musica, la sua salvezza, il faro che ha sempre illuminato il suo percorso anche nei momenti più difficili.