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THE BOOKSTORECARTA CANTA
Goodbye Hotel
Michael Bible
2025  (Adelphi)
LIBRI E ALTRE STORIE
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04/08/2025
Michael Bible
Goodbye Hotel
Goodbye Hotel è l’ultimo romanzo di Michael Bible, una lettura delicata e potente. Una danza tra realtà e immaginazione, che fa affiorare, ancora una volta, la grande sensibilità di questo autore. Dinnanzi a noi un grande interrogativo: il libero arbitrio esiste? O è già tutto scritto?

Dicono che due particelle possono avere un legame così forte da cambiare direzione nello stesso istante a un milione di chilometri di distanza. Una danza cosmica che supera il tempo e lo spazio. Non sono abbastanza intelligente da sapere se è vero. Ma mi piace pensare che ogni momento possa essere così intrecciato, così unito per sempre a un altro che il tempo e lo spazio perdono importanza. Nessun inizio e nessuna fine, solo due punti di una lunga orbita che fanno continuamente ritorno”.

 

Due anni fa ero rimasta davvero impressionata dal primo romanzo di Michael Bible pubblicato in Italia, L’ultima cosa bella sulla faccia della terra (qui trovate la recensione) e oggi, dopo aver letto il suo ultimo lavoro, Goodbye Hotel, non posso far altro che riconfermare il mio amore per questo giovane e talentuoso autore statunitense.

Bible ha uno stile ben definito e riconoscibile, non solo per ciò che attiene la scrittura, ma anche per quel che riguarda la struttura del racconto, in cui è il primo capitolo, che in questo caso si intitola Ouverture, a fungere da bussola per il lettore, perché viene raccontato tutto senza svelare nulla.

Anche in Goodbye Hotel ritroviamo Harmony, la città immaginaria nel sud degli Stati Uniti che aveva fatto da sfondo al romanzo precedente. Un po’ come Haruf e la sua Holt. Harmony è il punto zero, una sorta di “Triangolo delle Bermuda”, il luogo in cui gli ingranaggi della macchina del destino iniziano a oliarsi.

 

È notte e due dei protagonisti, Eleanor e François, sono in macchina, di ritorno da una festa. Sono molto giovani, ubriachi e innamorati. A tenerli in ostaggio è l’incoscienza tipica di quell’età in cui si è unicamente concentrati su sé stessi, intenti a divorare la vita, a viversi l’attimo, senza pensare alle possibili conseguenze di certe scelte. Si sentono invincibili. Sospesi. Unici al mondo.

Così come il ragno tesse paziente la sua tela, anche il destino, inteso come quell’insieme di eventi che sfuggono al nostro controllo, un passo alla volta, va a compiersi. I due ragazzi sfrecciano - “Non mi va di andare a casa. Voglio fare il salto della collina” - ma ancora non sanno che un singolo istante, il tempo di un battito di ciglia, cambierà per sempre il corso delle loro vite. “La macchina va veloce. Ormai non può più fermarsi”.

 

Che strano luogo è il Goodbye hotel? Cosa è accaduto realmente quella notte? E che fine ha fatto Eleanor? Saranno questi gli interrogativi che continueranno a girarvi nella testa e, man mano che l’autore cederà la parola a tutti i protagonisti della storia, il puzzle andrà a ricomporsi. Ognuno di loro racconterà la propria versione dei fatti, dal proprio punto di vista, anche attraverso ricordi che affondano le radici in un passato molto, molto lontano.

Accanto a Eleanor e François troviamo gli altri protagonisti di Goodbye Hotel, due tartarughe, Lazarus e Little Lazarus. Le testuggini sono tra gli animali più longevi della terra. Il loro ruolo, all’interno del romanzo, è simbolico. Il compito che gli viene assegnato è quello di testimoniare che il caso non esiste. E che le cose accadono sempre per un motivo, e che esiste sempre un punto d’incontro tra passato, presente e futuro. Come se il tempo possedesse il potere intrinseco di rimettere tutto in ordine.

 

Le chiavi di lettura di Goodbye Hotel e i temi trattati sono molteplici: il ruolo del destino; l’agire dell’uomo e il modo in cui, ogni scelta del singolo può impattare sul contesto circostante e sugli altri, senza distinzione di specie, perché tutti gli esseri viventi sono legati tra loro da maglie sottili e invisibili; l’inutilità del superfluo e il bisogno di ritrovare una dimensione più umana, attraverso la rappacificazione con la natura; l’istinto di sopravvivenza; la forza e il potere dell’amore, in tutte le sue sfaccettature, che trascende il tempo e lo spazio.

Bible ci ricorda come ciascuno di noi si muove all’interno di un disegno più vasto, dai contorni incerti. Siamo i protagonisti di un copione che non abbiamo scelto e nemmeno letto. Completamente ignari di quel che sarà… Andiamo avanti, giorno dopo giorno, tentando di dare un senso a tutto ciò che accade, tenendo per mano la speranza, con la consapevolezza che al passato non si può sfuggire e che i sogni, anche se perseguiti con impegno e dedizione, possono rimanere irraggiungibili: “Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”. (F. S. Fitzgerald, Il Grande Gatsby)

Una lettura delicata e potente in cui perdersi, con un finale commovente. Una danza tra realtà e immaginazione che fa affiorare, ancora una volta, la sensibilità di questo autore che, ne sono certa, continuerà a regalarci grandi storie.

 

Vi lascio un piccolo suggerimento, nel caso in cui, e spero di sì, decidiate di immergervi in questo romanzo: lasciatevi andare e seguite la strada tracciata da Bible. In certi momenti, probabilmente, vi sentirete disorientati, ma abbiate fiducia, arriverete a destinazione sani e salvi, con la consapevolezza di aver fatto un bellissimo viaggio.

«Al libero arbitrio non ci ho mai creduto» dice. «La mia vita era già scritta. Questo momento qui, con te, non è frutto di una scelta che abbiamo fatto tu o io. La gente non lo capisce. Tutti pensano di avere il controllo sulla propria vita ma non è così. La ricchezza e la povertà? La vita e la morte? È tutto predeterminato. Tu e io non possiamo farci nulla. È già successo. Stiamo cavalcando un'onda che si è formata molto più al largo».