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MAKING MOVIESAL CINEMA
Green Book
Peter Farrelly
2019  (Eagle Pictures)
COMMEDIA DRAMMATICO
all MAKING MOVIES
31/01/2019
Peter Farrelly
Green Book
Nel 1962, dopo la chiusura di uno dei migliori club di New York in cui lavorava, il buttafuori italoamericano Tony Vallelonga, detto Lip, deve a tutti i costi trovare un lavoro per mantenere la sua famiglia. Accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e decide di seguirlo in tour nel sud degli Stati Uniti, proprio durante gli anni della discriminazione razziale.

Questo l’incipit della pellicola biografica che ha vinto per la miglior sceneggiatura ai Golden Globes, ed è candidata agli Oscar nelle categorie Miglior film, Miglior attore, Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura originale. Si tratta di una storia che valeva davvero la pena raccontare.

Tony, il protagonista, era cresciuto nel Bronx e aveva iniziato a lavorare nel locale notturno “Copacabana” – dove è poi rimasto per ben 12 anni – e questo gli aveva permesso di conoscere diverse celebrità, tra cui Frank Sinatra, Tony Bennet, Bobby Darin. Sebbene avesse smesso di frequentare la scuola molto presto, Tony era loquace e carismatico, così si era guadagnato il soprannome “Lip”, per la sua capacità di riuscire a persuadere chiunque a fare qualsiasi cosa. Era uno di quei personaggi esagerati, che si facevano notare ovunque andassero. L’educazione di Tony era stata senza dubbio sommaria, avendo imparato molto di più dalla strada; eppure, il viaggio con Don Shirley, nel 1962, gli avrebbe insegnato la lezione più importante: il rispetto. Si trattava infatti di un viaggio alla scoperta della piaga degli afroamericani nel sud e dell’enormità di umiliazioni e pericoli da questi vissuti in quegli anni oscuri. Le leggi di Crow mettevano limiti a dove le persone di colore potessero sedere, mangiare, dormire, fare acquisti e camminare. Hanno determinato perfino quali fontanelle e bagni potessero usare gli afroamericani. In effetti, hanno circoscritto quasi ogni aspetto della loro vita quotidiana. Quello che Tony visse col Dr. Shirley, cambiò per sempre il modo di guardare il mondo di entrambi, perché anche Shirley, alla fine, aveva vissuto una vita molto diversa dalla maggior parte degli altri afroamericani, sia geograficamente sia culturalmente. Aveva studiato musica classica all’estero e si era esibito principalmente nel nord-est. Era inconsapevole di quanto stesse effettivamente accadendo al suo popolo e la tournee lo segnò profondamente.

Green Book è dunque la testimonianza del carattere e dell’eredità di Tony Vallelonga, ma è anche un tributo al talento musicale di Donald Walbridge Shirley, virtuoso pianista, compositore, arrangiatore e artista. Shirley era un uomo riservato, la maggior parte delle informazioni si trovano solo nelle note di copertina dei suoi album, che scrisse lui stesso, o nelle storie che raccontava di sé alle persone, inclusi i Vallelonga. Secondo la tradizione che lo circonda, Shirley è entrato al conservatorio di Leningrado all’età di 9 anni, ha fatto il suo concerto di debutto con l’orchestra dei Boston Pops a 18 anni, e avrebbe poi preso diverse lauree e imparato molte lingue. Nel 1955, al suo primo album per la Cadence Records, Tonal Expressions, Shirley fu descritto dalla rivista Esquire come “il pianista più dotato del settore”. Il leggendario pianista e compositore Igor Stravinsky, che era contemporaneo di Shirley, disse di lui: “La sua virtuosità è degna degli dei”. Dr. Shirley era un genio, un uomo fantastico e sorprendente. Lui e Tony non avrebbero potuto essere più diversi, eppure questo film, prima di ogni altra cosa, racconta la storia di una lunga e sincera amicizia, come delle più rare.

A raccontarla, una persona che l’aveva vissuta e ascoltata per tutta la vita: il figlio di Tony Lip, Nick Vallelonga, attore, produttore e regista (nonché boss mafioso Augie in Green Book), prossimamente al fianco di John Travolta e Morgan Freeman in The Poison Rose di George Gallo. A rendere poi comica e drammatica al tempo stesso, la sceneggiatura del film, l’aiuto di Brian Currie (Armageddon, Con Air) e Peter Farrelly (che ha diretto e prodotto una dozzina di film di successo, tra cui Tutti Pazzi per Mary, Amore a prima svista e il cult Scemo & più scemo).

A completare il successo di questo road movie alla scoperta dell’amicizia, l’interpretazione di due attori destinati ad incontrarsi: Viggo Mortensen e Mahershala Ali. Entrambi erano infatti stati nominati agli Oscar del 2017, Mortensen come attore protagonista per Captain Fantastic e Ali come non protagonista per Moonlight. Mortensen è noto per essere molto selettivo sui suoi ruoli, e qui si trattava di un personaggio diverso da quelli interpretati finora, eppure, la grande storia tra questi due uomini, aveva finito per convincerlo appieno. Viggo è riuscito così a mettere in scena un italoamericano caratterizzato da una grande forza d’animo e un senso dell’umorismo non indifferente, in maniera assolutamente realistica, anche nel dialetto, nonostante le sue origini danesi. Anche per Ali, rendere l’essenza di un uomo così enigmatico come Shirley non era semplice, ma dopo il ruolo del malvagio in Luke Cage e quello del detective in True Detective, non poteva che catturare ancora una volta al meglio l’essenza del personaggio interpretato.

Green Book, dal nome della Negro Motorist Green Book (la guida turistica che elencava le strutture che ammettevano e servivano clienti di colore, e che divenne uno strumento di sopravvivenza indispensabile per gli afroamericani che viaggiavano in auto); è un film drammatico, naturalmente, ma ha momenti di leggerezza che rafforzano i personaggi e rendono la pellicola un vero tesoro.