Torniamo al cinema di John Carpenter dopo aver da poco parlato di Distretto 13 - Le brigate della morte. Se con il film precedente Carpenter racimolò critiche positive e incassi tutto sommato in attivo seppur non stratosferici, con Halloween - La notte delle streghe arriva la svolta vera nella carriera del Nostro; con una spesa di circa 300.000 dollari la nuova regia di Carpenter raggranella qualcosa come 70 milioni di dollari stabilendo una sorta di record per il cinema indipendente americano. Inoltre Halloween segna un punto di svolta nella storia del genere horror, il terzo lungometraggio del regista proveniente dallo stato di New York viene per convenzione indicato come l'opera che da il via al sottogenere dello slasher da qui in avanti codificato con una serie di caratteristiche che diverranno punti fermi per centinaia di epigoni a venire. Sentori ovviamente ce n'erano anche prima, negli anni 70 del 1900 già molto cinema è passato sotto i ponti, l'originalità assoluta è cosa rara, tra le influenze più celebri riconosciute al film (e sono diverse) la più curiosa è quella dell'hitchcockiano Psycho che senza ombra di dubbio si può annoverare come fonte di ispirazione per Halloween nella figura di Bates, assassino disturbato amante del coltello, e che vede nel ruolo di protagonista femminile una sorta di passaggio di consegne tra madre e figlia: Janeth Leigh in Psyco e sua figlia Jamie Lee Curtis (padre Tony Curtis) al suo esordio in Halloween. Oltre ai meriti commerciali c'è da dire che la fama del film è del tutto meritata, forse qui per la prima volta viene fuori tutto il talento di Carpenter, come regista, come narratore e come compositore, dettaglio affatto trascurabile.
1963. Alla vigilia di Halloween Michael Myers (Will Sandin), un giovane ragazzino di sei anni, uccide la sorella più grande a colpi di coltello. Negli anni successivi, in una struttura sanitaria per criminali, il dottor Loomis (Donald Pleasence) tenta di capire e curare il giovane ragazzo fino a giungere alla conclusione che in Michael (Nick Castle) non alberghi più nessun sentimento umano e che quello che col tempo è divenuto un uomo sia ormai una sorta di incarnazione del male assoluto. Dopo quindici anni di reclusione, esattamente nella notte della vigilia di Halloween, Michael Myers riesce a fuggire dall'istituto; Loomis enormemente preoccupato, intuisce che Myers probabilmente tornerà a Haddonfield, suo paese natale e dove la sua storia criminale è iniziata; qui la giovane Laurie (Jamie Lee Curtis) si prepara alla serata di Halloween durante la quale dovrà fare da babysitter al piccolo Tommy, le sue amiche Annie (Nancy Kyes), figlia dello sceriffo della cittadina, e Lynda (P. J. Soles) hanno invece programmi un pizzico più peccaminosi. Il trio di ragazze verrà preso di mira dalla fredda malvagità di Michael Myers che si aggira con tuta e maschera inespressiva nel suo vecchio quartiere confermandosi figura sempre più inquietante.
Oltre a scrivere una pagina importante dell'horror e alcune regole del genere, con Halloween - La notte delle streghe Carpenter crea, inconsapevolmente, una delle icone più durature e riconoscibili della storia del cinema, non solo di quello horror. La maschera bianca di Mayers contribuisce ad aumentare la tensione, all'interno di un film già tesissimo, proprio per l'inconoscibilità delle intenzioni di questo assassino, per l'impossibilità di coglierne un'emozione, uno spasmo, rendendo il serial killer una macchina di morte e terrore pressoché perfetta. Tutto Halloween corre sul filo della tensione, sotto questo aspetto il film è perfetto, sembra incredibile ma Carpenter crea una pietra miliare dell'orrore versando quattro gocce di sangue e senza abusare di scene truci, praticamente assenti. Qui è tutto un gioco di camera, di tempi, di visioni periferiche, di preparazione, di musiche (ottime), di tempismo che sfocia nello jump scare studiato al secondo, sempre perfetto, mai eccessivo o gratuito. La prima scena è magistrale, un pianosequenza in soggettiva ripreso con una telecamera molto mobile, oscillante, un movimento che mette i brividi da subito, nell'avvicinamento a quel portico decorato con la classica zucca illuminata, l'incedere di camera in camera, l'osservazione della futura prima vittima, la sorella lasciva, la salita per le scale (in un'intervista Carpenter affermerà che tutto nasce dalla sequenza sulle scale in Psycho), poi Michael infila la maschera e la visuale si limita al campo visivo delle due fessure per gli occhi, la sorella nuda, il coltello... sequenza perfetta. Inutile soffermarsi sui significati metaforici del genere, voluti o meno che siano (le ragazze peccaminose punite con la morte, la final girl virginale destinata alla salvezza), sull'argomento si è già detto tutto, oltre a Myers il film crea un'altra icona, quella della scream queen Jamie Lee Curtis destinata a tornare a più riprese in ruoli simili. Il pregio maggiore di Halloween è proprio quello di riuscire a tenere lo spettatore in tensione dall'inizio alla fine, dal primo all'ultimo fotogramma, con una minaccia che si palesa a più riprese, che vediamo spesso in lontananza, anche Laurie la vede diverse volte, senza riuscire a dargli un volto, un'intenzione, un grado di pericolosità che forse solo Loomis conosce e, visto il finale, nemmeno fino in fondo. Inchino.