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REVIEWSLE RECENSIONI
16/08/2021
Billie Eilish
Happier Than Ever
Un disco cupo, malinconico e adulto, attraverso il quale, l'ex adolescente emo, riflette, come una donna matura, sulla fama raggiunta e le sue conseguenze

Sono passati solo due anni dall’album di debutto di Billie Eilish e dal clamore mediatico che ha suscitato. Due anni che, coi ritmi frenetici dei nostri tempi, sembrano un’eternità in cui tutto può succedere. Così, non c’è da stupirsi se la Eilish, che ha solo 19 anni, nel brano di apertura di Happier Than Ever, canta “sto invecchiando", perché probabilmente è plausibile, vestendo i suoi panni, sentirsi più vecchi. Due anni, il successo planetario, la pandemia e il lockdown, la vita che cambia, rapida come una saetta.

Il suo album di debutto When We All Fall Asleep, Where Do We Go? non è stato solo un enorme successo globale, ma anche un album che ha alterato significativamente la musica pop mainstream. Due anni dopo, le piattaforme di streaming traboccano di cantautori adolescenti che descrivono tristemente le loro vite, con lo sguardo depresso e le lacrime agli occhi. Eilish ha sovvertito le regole, non c’è dubbio e lo ha fatto in soli due anni. Un lampo o un’eternità, dipende dai punti di vista.

When We All Fall Asleep… era un disco che raccontava i traumi adolescenziali universali – romanticismo, edonismo, social, gruppi di amicizie – come fantasie horror-comiche consapevolmente inquietanti, creando un immaginario di carri funebri, lingue cucite, amici seppelliti, pareti di marmo schizzate di sangue. Quella macabra, ma tutto sommato giocosa, ironia è meno evidente in questo nuovo lavoro. Sfarfalla di tanto in tanto, come nell'esplorazione della celebrità nell'era dei social media di Overheated, o su NDA, dove il ragazzo con cui Billie flirta è obbligato a firmare un accordo legale di riservatezza. Ma sono solo momenti, perché il mood generale di Happier Than Ever è notevolmente più cupo.

Your Power e Getting Older trattano entrambe di coercizione sessuale - la prima in modo esplicito, la seconda in modo più obliquo – e sono canzoni adulte, dallo sguardo disincantato, ferito. Sono passati due anni, e Billie è una persona diversa, un’artista diversa, che porta sulle spalle pesi prima inimmaginabili. Non è un caso che l'argomento principale dell'album, sia la fama e il suo impatto negativo sull’artista: ??gli stalker sono in agguato, le relazioni interpersonali vengono intossicate, la privacy non esiste ed è impossibile far tacere l'opinione pubblica su ogni aspetto della vita privata. L'argomento si insinua persino nelle canzoni d'amore dell'album: nella title track, Eilish si chiede se l'oggetto del suo amore abbia letto le sue interviste sul web e in My Future la cantante ritiene impossibile conciliare una storia d'amore con i progressi della sua carriera.

E’ cambiata la narrazione e in qualche modo è cambiata anche la musica: la scaletta sembra meno coesa, più eterogenea, con qualche inaspettata apertura cantautoriale. Se l’impianto sonoro è sostanzialmente simile a quello del suo predecessore (le voci sussurrate, il canto con influenze jazz, il mood intimo, la predominanza dell’elettronica, qualche occasionale ricamo di chitarra o pianoforte), il quadro complessivo, però, risulta più sommesso, meno appariscente. E un paio di momenti percorrono traiettorie decisamente lontane dal lavoro precedente di Eilish: l’inaspettata Billie Bossa Nova, che sembra un pastiche scherzoso, e il beat techno di Oxytocin, trainata da un synth atonale, sono figlie di una visione decisamente nuova.

Come nuovo è il mondo che, oggi, circonda la Eilish, la sua persona, la sua arte. Un mondo che ha trasformato la ragazzina emo in donna, che vive la celebrità a fatica, con sofferenza. Certo, ascoltare una pop star che si lamenta di essere una pop star di solito è snervante. Eppure, questo tema, plasmato dalle sue mani, con quella voce e quel pathos, sembra davvero toccante e credibile. C'è qualcosa di molto realistico in canzoni come Not My Responsibility, Overheated e Getting Older, in cui la Eilish oscilla fra gratitudine per il suo successo acquisito e la disperazione provocata dall’adulazione e dalla falsità altrui e dal peso delle aspettative che la cantante ha ingenerato.

Sono passati solo due anni dal debutto e tante cose sono cambiate. La sensazione di chi scrive è che le nuove canzoni abbiamo fino ad ora ricevuto una risposta abbastanza tiepida. E credo sia inevitabile, visti i contenuti di questo nuovo Happier Than Ever, un disco molto meno glamour e immediato, più riflessivo e maturo del suo predecessore, i cui testi, ormai, non riflettono più le vite e le esperienze dei suoi fan adolescenti: non ha molto senso fingere di essere ancora come loro quando hai venduto milioni di dischi e percorso la lunga scalinata della celebrità.

La Eilish è diventata vecchia, in soli due anni in cui è successo di tutto. Ciò non toglie nulla alla qualità di Happier Than Ever, e anzi, viene da chiedersi se, un successo meno eclatante, non possa contribuire a strutturare ulteriormente il talento artistico di una ragazza che sembra aver acquisito un linguaggio capace di essere trasversale e toccare cuori e menti anche di chi, come il sottoscritto, ha parecchi anni più di lei. Se così sarà, lo scopriremo fra due anni. Nel frattempo, godetevi questo disco, che merita di essere annoverato fra le cose migliori del 2021.

 


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