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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
25/10/2025
Live Report
Heartworms, 24/10/2025, Arci Bellezza, Milano
Carisma e capacità esecutive notevoli quelle di Jojo Orme, aka Heartworms, che ha coinvolto il pubblico del Bellezza una prova vocale e scenica matura e di alto livello. Siamo ancora all'inizio della carriera, soprattutto a livello di scrittura, ma Heartworms rimane uno degli act più validi tra quelli emersi in questi ultimi anni.

Che Heartworms fosse un'artista da tenere d'occhio me n'ero accorto per la prima volta con l'uscita dell'EP A Comforting Notion, nel 2023, e soprattutto dopo averla vista dal vivo nell'edizione di Ypsigrock dell'anno successivo. Era stato un set di grande impatto, e le canzoni nuove proposte in quella sede avevano fatto intravedere spiragli di ulteriore interesse.

A gennaio è uscito il disco d'esordio Glutton for Punishment, licenziato da una label importante come PIAS e prodotto da un nome di riferimento come Dan Carey, e le impressioni della vigilia sono state confermate: Jojo Orme ha saputo unire sapientemente Dark Wave e Post Punk con un tocco di Pop da classifica, un mix senza dubbio derivativo ma ugualmente notevole, trascinato da almeno un paio di potenziali hit.

Questa sera la ritroviamo all'Arci Bellezza, riempito da un pubblico curioso e particolarmente entusiasta, per l'ultima di tre date italiane (le altre due a Roma e a Ravenna) che dovrebbero riuscire a consacrarne il talento anche qui da noi.

 

In apertura ritroviamo Kyoto, il progetto di Roberta Russo già osservato in azione in questo stesso locale prima dello show dei Chalk. Non posso far altro che ribadire l'impressione positiva che espressi in tale occasione: accompagnata dal musicista e produttore Narrow (Ignazio Leone) dà vita ad un set davvero energico, dove un'elettronica particolarmente scura, che sconfina spesso e volentieri nella Techno, si contamina di sonorità Post Punk dal sapore industriale.

Roberta canta in italiano alternando melodia e spoken word, in un vortice di atmosfere inquietanti e vagamente apocalittiche. Prestazione tirata e coinvolgente, che fa crescere l'attesa per il primo full length.

 

Jojo Orme arriva sul palco sulle note di un'intro orchestrale particolarmente solenne, che sfocia poi nell'ottima “Extraordinary Wings”. Ad accompagnarla ci sono due musicisti italiani, credo entrambi residenti a Londra, dove l'hanno incontrata: Marcello Simini (chitarra) e Gianluca De Gisi (batteria) riempiono molto bene il suono, tanto che le parti preregistrate di tastiere e Synth, per quanto indispensabili, non giocano un ruolo di primo piano e possono tranquillamente essere relegate sullo sfondo. La stessa Jojo suona la chitarra in diversi brani, e l'interazione tra i due strumenti risulta in queste occasioni particolarmente efficace.

Si tratta di uno show che vive di un naturale equilibrio tra momenti più accesi e potenti, ed altri maggiormente atmosferici, complici anche canzoni decisamente variate al loro interno, impreziosite da esecuzioni molto dinamiche, mai troppo vincolate dalla versione in studio (soprattutto per quanto riguarda le linee vocali).

Orme sul palco è fantastica, notevole sia per carisma che per capacità esecutive: la sua prova vocale è magnifica, esalta la notevole estensione molto di più che su disco, mentre grazie ad una presenza scenica molto teatrale e già notevolmente matura, riesce a coinvolgere a dovere i presenti.

Straordinaria la resa “a cappella” della brevissima “Beat Poem”, che spinge le corde vocali al massimo mentre la batteria aumenta l'effetto drammatico con un picchiare ossessivo.

Oppure una inaspettata versione di “Masters of War”, il classico di Bob Dylan mai così attuale in questi tempi bui, con l'indignazione verso i fabbricanti di armi che sembra essere finalmente arrivata a toccare anche l'opinione pubblica: esecuzione strepitosa, vicina nelle intenzioni all'originale ma allo stesso tempo alquanto diversa, influenzata da quella oscurità sonora che è uno dei principali trademark della proposta di Heartworms.

 

La scaletta non è lunghissima (suona poco più di un'ora) e comprende, oltre ai brani del disco, anche quelli del promettente EP, tra cui le ottime “Retributions of an Awful Life” e “Constant Dedication”.

Le cose migliori, però, vengono tenute in serbo per i bis: la meravigliosa “Just to Ask a Dance”, Warpaint e Siouxsie ben presenti sottotraccia ma declinate all'interno di una composizione che trasuda personalità da tutti i pori; il Pop in bianco e nero di “Celebrate”, con un'esplosione elettrica nella seconda parte assolutamente da urlo. E per finire “Jacked”, che aveva già in repertorio ai tempi di Ypsigrock e che mi aveva parecchio impressionato quando la sentii. Scontata, per certi versi, perché il suo riff portante e l'andamento marziale declinano in maniera abbastanza pedissequa il Post Punk degli ultimi anni; eppure, a modo suo, è dannatamente efficace, e avere un pezzo così in repertorio certifica di per sé la bontà del cammino intrapreso.

C'è ancora molto da lavorare, evidentemente, la scrittura può essere migliorata e possono arrivare delle autentiche hit, che siamo abbastanza sicuri che Jojo sia in grado di scrivere. Al momento, comunque, Heartworms rimane uno degli act più validi tra quelli emersi in questi ultimi anni.