Potrebbe davvero essere l'ultimo film con Clint Eastwood protagonista. Se così fosse sarebbe un 'addio' davvero sentito. Perché il film è quasi un on the road.
Eastwood a bordo del suo Pick-up ci guida tramite la mappa segnata delle sue caratteristiche rughe facciali lungo un viaggio durato 37 film.
Sono passati 10 anni dall’opera con cui questo The Mule deve fare i conti, ovvero Gran Torino, vero e proprio capolavoro. Il confronto viene quasi obbligatorio, in quanto se vogliamo le due pellicole si assomigliano anche, per certi versi. Entrambe vedono un uomo distaccato dalla famiglia, entrambe hanno un veicolo quasi come protagonista.
Gran Torino risulta ancora oggi davvero inattaccabile sotto ogni punto di vista e regala ad ogni visione emozioni fortissime, tanto da poter essere il vero film di addio del nostro ruvido attore/regista. Ma siamo comunque davanti al suo film più bello proprio dai tempi di Gran Torino.
The Mule è un buon film con delle piccole pecche, che non ci consentono di arrivare alla fine davvero soddisfatti e appagati (ma non per questi privi di emozioni).
Rimane tuttavia un piacere vedere, a distanza di 10 anni, Eastwood come protagonista di un suo stesso film. Sappiamo che quando questo accade, si accende comunque una certa magia, cosa che non manca anche in questo caso, dove assistiamo alla storia di un simpatico anziano che per far soldi si ritrova a fare da corriere per il cartello messicano. E due poliziotti interpretati da Bradley Cooper (già diretto da Eastwood in AMERICAN SNIPER) e Michael Pena si metteranno sulle sue tracce, con a capo Laurence Fishburne.
Il fattore spiazzante ma anche interessante è vedere un Eastwood in un ruolo più rilassato dai suoi soliti. Qui lo vediamo ballare amabilmente la polka nei locali, sorridere, godersi le gioie della vita come le belle donne, cantare spensieratamente durante la guida. Un film quindi incredibilmente ironico ma al contempo anche condito da toni drammatici e da quella poetica tipica del suo cinema, contraddistinta da un percorso che comprende il rimorso, il senso di colpa, la redenzione e infine la rinascita.
La regia come al solito si dimostra asciutta, quadrata e con una colonna sonora bellissima.
Dispiace non siano stati approfonditi alcuni rapporti con i diversi personaggi, che vengono accennati e poi lasciati un po' per strada non facendo chiudere così perfettamente il cerchio a fine film. Se ci si fosse fermati un po’ di più su certe situazioni, e reso certe situazioni meno stilizzate, sicuramente il film avrebbe acquisito un'intensità maggiore rischiando di diventare monumentale. Ma proprio questo tono leggero, ironico e qualche trascuratezza qua e là ridimensionano la pellicola a 'semplicemente' un bel film, che invece poteva essere un grandissimo capolavoro.
Ma a Clint gli si vuol bene. Sempre.