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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
30/07/2018
Stevie Ray Vaughan
Il Giustiziere del Blues
Stevie Ray Vaughan, con la sua Fender Stratocaster ha reso giustizia al blues, un genere che negli anni '80 rischiava di cadere nel dimenticatoio. Ha vissuto il blues in tutte la sua essenza divenendo in meno di vent'anni di attività musicale uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi.
di Tomaso Massa

Stevie Ray Vaughan, nasce a Dallas nel 1954 in un'America che si divide tra progresso economico e segregazione razziale.

Il piccolo Stevie, grazie al fratello maggiore Jimmie (che diverrà anch'egli un punto di riferimento mondiale nel panorama blues) instaura un rapporto quasi spirituale con la chitarra e in particolare con il blues; sono gli anni in cui ascolta quasi in maniera ossessiva i dischi di Muddy Waters, T-Bone Walker, BB King, Albert King e naturalmente Jimi Hendrix.

La poca voglia di studiare e la volontà di imparare a suonare la chitarra, spingono il giovane a seguire le orme del fratello maggiore.

Stevie impara da autodidatta, sviluppando una tecnica sopraffina che di lì a poco lo condurrà ad essere soprannominato il Jimi Hendrix bianco.

Viene condotto in tour grazie al fratello maggiore, e ciò gli permette di "crescere" musicalmente e di sviluppare un' indentità musicale dalla quale non vorrà mai discostarsi.

I continui spostamenti della famiglia Vaughan (dovuti al lavoro del padre) si arrestano agli inizi degli anni'70 e il chitarrista si stabilisce nella capitale texana, Austin.

Dopo aver deciso di lasciare la scuola, forma il primo gruppo " The Cobras" dove emerge, convince e stupisce, ma non è abbastanza, perchè amareggiato e insoddisfatto di una linea musicale troppo pop, abbandona il gruppo perchè ormai deciso ad inseguire la sua anima blues in un altro progetto che possa valorizzare il suo estro.

L'occasione giunge alla fine degli anni'70 quando insieme al batterista Chris Layton e il bassista Tommy Shannon forma i Double Trouble, un power trio che rievoca i famosi gruppi di fine anni '60  che hanno fatto la storia del Blues Rock (dai Jimi Hendrix Experience, ai Taste passando per i Cream).

Il periodo però non è dei migliori per il blues, infatti sono gli anni della disco music e dei primi sintetizzatori, ma il talento del texano è destinato a non fermarsi.

Il primo big ad accorgersi del giovane chitarrista texano è niente di meno che un certo Mick Jagger, il quale insiste (riuscendoci) a far esibire i Double Trouble al Montreux Jazz Festival nel Luglio del 1982.

L'esibizione non viene accolta con favore dal pubblico, che ritenendo troppo fazioso l'atteggiamento del texano finisce col fischiare e non gradire.

Nonostante ciò, tra i presenti c'è David Bowie che notando l'estro e la passione di SRV, lo ingaggia per la realizzazione dell'album Let's Dance.

Ma i progetti dei due sono incociliabili, pertanto la collaborazione si conclude già nel 1983.

Sempre nel 1983 arriva il debutto discografico: "Texas Flood", (album  registrato a Los Angeles) è un album impetuoso e travolgente in grado di risvegliare l'intero panorama blues da un torpore che ormai durava da svariati anni.

Pezzi come Texas Flood, Pride and Joy e Rude Mood consegnano SRV e la sua Stratocaster alla storia, riportando il blues sotto i riflettori dopo svariati anni di lotananza dal mainstream.

L'album riscuote successo e ciò segna una svolta per la carriera del texano e dei Double Trouble infatti i concerti si moltiplicano e il blues per la prima volta è in grado di riempiere gli stadi nei quali il pubblico, incredulo, ammira Stevie suonare la chitarra con una naturalezza disarmante.

Degna di nota è la collaborazione con Albert King avvenuta nel dicembre del 1983 presso una Tv canadese dove si assiste ad una jam session che rasenta l'orgasmo: i due duettano, improvvisano, scherzano, dando vita a un momento che ha fatto storia.

Ma è tutto vero? Sì, è tutto vero, compresa la cover di Jimi Hendrix, Voodoo Child, che rappresenta l'omaggio del texano al suo idolo.

Nel 1984 esce il secondo album "Couldn't Stand the Weather" che convince ulteriormente il grande pubblico. L'anno dopo seguirà l'album "Soul To Soul" che non riscuoterà il successo dei precedenti lavori.

La storia musicale ci insegna che il successo, spesso, si accompagna all'eccesso, infatti nella piena metà degli anni'80, il chitarrista deve combattere con l'alcolismo e la droga che utilizza per mettere apparentemente in stand-by i problemi coniugali con la moglie Lenny, i dissapori con la band e il dramma della morte del padre.

Nel 1986, durante un'esibizione in Germania, il corpo di SRV crolla, il chitarrista collassa e viene trasportato d'urgenza all'ospedale più vicino.

La droga, l'alcool e la disperazione lo conducono ad una scelta obbligata: disintossicarsi.

Ci riesce ritornando sulla scena musicale con una nuova attitudine all'insegna dell'equilibrio.

Tra la fine degli anni'80 e il 1990 collabora con altri mostri delle sei corde come: Jeff Beck, Bob Dylan, Eric Clapton, Robert Cray, Buddy Guy e Santana.

Nel 1989 esce il quarto album: In Step, forse il più "pop" ma non per questo scadente, anzi tutt'altro; l'album supera il milione di copie vendute e vincerà nel 1990 il grammy come Best Contemporary Blues Album, il chè la dice lunga sulla capacità di riportare in auge il blues e diffonderne la filosofia.

In Step rappresenta per un certo verso anche la rinascita professionale dell'artista, più maturo e in grado di affrontare meglio le pressioni mediatiche (inevitabili per un personaggio della sua caratura).

Il 1990 è l'anno in cui i fratelli Vaughan danno vita all'album "Family Style" dimostrando e mettendo in mostra le doti chitarristiche di entrambi.

È il 29 agosto del 1990, quando all'età di 35 anni, a conclusione di un concerto tenutosi nel Wisconsin con Eric Clapton, Buddy Guy e Robert Cray, l'elicottero con a bordo SRV si schianta contro una collina resa poco visibile a causa di una fitta  nebbia che risulterà fatale.

Insieme al chitarrista muoiono parte dello staff di Clapton e il pilota.

Si consuma una tragedia che "porta via" un chitarrista che ha fatto e farà scuola, un genio delle sei corde che ha saputo riportare in auge il blues e che ha ispirato numerosi artisti, i quali nel 1996 lo omaggiano con un tributo che vede partecipi BB King, Buddy Guy, Eric Clapton, Bonnie Ratt e ovviamente, il fratello Jimmi.

In che modo si sarebbe evoluta la carriera di SRV se fosse ancora vivo nel 2018?

Non potremo mai saperlo però possiamo senza dubbio sapere chi è stato, un bianco con l'anima di un nero che in meno di un ventennio ha scosso le fondamenta del blues, entrando di diritto nell'olimpo dei più grandi chitarristi di tutti i tempi.