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REVIEWSLE RECENSIONI
19/11/2025
Eera
I'll Stop When I'm Done
La cantautrice di origini norvegesi sperimenta la componente acustica del suo songwriting. Le tinte psichedeliche e le venature dark dei suoi due precedenti album lasciano il posto a uno stile più conforme all’ispirato concept del nuovo disco, interamente dedicato all’essenza femminile.

Sono diversi i fattori che rendono la musica di Eera (nome d’arte di Anna Lena Bruland) riconoscibile all’istante nello sconfinato (e in incontrollata espansione) universo di cantautrici più o meno riconducibili all’indie rock/pop. Il primo, com’è naturale che sia, è il timbro unico, tutto suo e di nessun altro. Una voce che si contraddistingue grazie a una leggera gradazione di opacità di armonici, un pantone a ridosso dell’inquietudine che vira alla ruvidezza negli episodi più palpitanti (pensate ai brani più dark del suo repertorio, a partire da “Living” o “Watching You”) e, sul versante opposto, sa essere accomodante senza mai trasmettere segnali di vulnerabilità.

Ci sono quindi certi modelli compositivi (non è per nulla un difetto, più o meno sono schemi che seguono tutti, anzi è ciò che rende un artista speciale) che la songwriter di origini norvegesi ripropone sotto diverse strutture nei suoi brani. Uno su tutti, una certa asimmetria nella ricorsività della sequenza di accordi (e delle battute in cui sono incasellati) a costruzione delle strofe e dei ritornelli. Gli intervalli stessi con cui gli accordi si susseguono sono frutto di un registro stilistico facilmente rintracciabile in molti dei suoi brani. Cose difficili da immaginare se descritte a parole, ma se consumate i solchi dei suoi dischi come faccio io sicuramente ci siamo intesi.

 

I'll Stop When I'm Done, terzo album di Eera, giunge a otto anni da Reflection Of Youth, il suo straordinario esordio, e a quattro da Speak, un disco figlio del lockdown e, come molte altre opere coeve, inconsapevolmente concepito per esecuzioni solitarie e ascolti appartati. Un lavoro passato un po’ in sordina, immeritatamente penalizzato da un marketing sottovoce non troppo persuaso delle sue potenzialità, e dall’esclusiva distribuzione digitale (a differenza del debutto e di questo nuovo disco, entrambi pubblicati su supporto fisico). Un peccato, perché i due primi ellepì sono strettamente legati da un comune impeto di originale sperimentazione e da tratti di moderna e disimpegnata psichedelia.

Il gap rispetto a I'll Stop When I'm Done è evidente, nel terzo album, dalla prima all’ultima traccia. Nei nuovi brani prevale piacevolmente infatti la vena cantautorale di Eera, decisamente più adatta a contenere il corpo e l’anima di un disco con questi presupposti e l’ispirazione stessa che ne ha permesso la gestazione. A partire dal titolo, una citazione di Marilyn Monroe, il concept raccoglie infatti una serie di considerazioni in musica sull’essenza e sul significato di essere donna. "Non mi fermerò quando sarò stanca, mi fermerò quando avrò finito", dichiarava la star americana, a sottolineare la doppia e tripla fatica a cui è soggetto il genere femminile rispetto a ciò che un uomo deve dimostrare e a quanto da lui ci si aspetta, in ogni prestazione di qualunque ambito, intimo e personale o pubblico e professionale. 

 

In questo percorso, le riflessioni scaturite dallo studio di vecchi film di Hollywood hanno innescato conversazioni immaginarie con grandi star femminili in bianco e nero del passato, dalla protagonista de Gli uomini preferiscono le bionde a Shirley MacLaine, e ricerche sui loro lavori e sulle loro complicate esistenze. Conclusioni o semplici supposizioni che hanno supportato Eera anche in una comprensione più approfondita di se stessa, oltre a mettere meglio a fuoco la sua identità di autrice musicale. Forza e natura che si plasmano alla perpetua ricerca di un equilibrio da cui si delinea il quadro imperfetto in quanto umano - e dunque autentico - della femminilità.

Ecco perché, nell’insieme, I'll Stop When I'm Done suona più acustico dei precedenti lavori. “Celebrate”, l’ipnotica “Forget Her”, la splendida “Talking”, “Joy”, “Honey, Do You See Me?” e la conclusiva “To Be Brave” sono ballad da meditazione con qualche giustificato crescendo in coda. “Bad Guys” ci concede qualche vibrazione indie rock, mentre l’ossatura elettronica della title-track rimanda alle collaborazioni degli anni scorsi tra Eera e i Public Service Broadcasting, progetto per il quale la cantante ha fornito il suo contributo vocale in due episodi di Bright Magic (“People Let’s Dance”, vero inno al movimento a ritmo, e “Gib mir das Licht”) e in “A Different Kind Of Love”, tratto invece dal successivo The Last Flight

Una scaletta meno claustrofobica rispetto ai primi due album, forse frutto anche della tecnica di registrazione delle tracce vocali, cantate da Eera a voce bassa e seduta su un divano per un effetto di maggiore domesticità. Prodotto a quattro mani con Chris Taylor dei Grizzly Bear e registrato tra Berlino e Barcellona, I'll Stop When I'm Done è un’opera toccante e profondamente autunnale, dove le note di nostalgia sono da interpretare come colonna sonora di un dialogo intimo e allo stesso tempo universale che dà voce a centinaia di donne del cinema - a loro volta ispirazione di migliaia di donne spettatrici, una moltitudine resa afona da un sistema e una società crudelmente maschile.