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REVIEWSLE RECENSIONI
03/12/2025
Delta V
In Fatti Ostili
I Delta V festeggiano il loro trentesimo compleanno a modo loro e con stile. C’è tanta riflessione nell’ultimo lavoro In Fatti Ostili, con un pensiero ai tempi che furono, spesso “presuntuosi” eppure genuini, e lo sguardo rivolto a un futuro dalle sembianze “arroganti” e certamente non facile, che sta prendendo gradualmente forma.

Sono undici le tracce inedite raccolte nel settimo album dei Delta V, di ritorno sulle scene musicali italiane dopo diversi anni di silenzio. Ma è valsa la pena attendere ben sei anni per questo nuovo lavoro del trio meneghino, pubblicato con il nome di In Fatti Ostili. Già il titolo è un gioco di parole che rimanda da un lato al concetto dei tempi ostili e bui in cui ci apprestiamo a vivere, e, dall’altro, al senso di crescente ostilità tra le persone, con un sentimento condiviso e, per certi versi, razionalizzato dalla società contemporanea.

L’attuale compagine è composta da Martina Albertini (voce), Carlo Bertotti (synth, basso) e Flavio Ferri (chitarre, synth e programmazione) e il loro nuovo In Fatti Ostili è un album artisticamente apprezzabile, un ottimo punto di partenza per chiunque voglia scoprire il repertorio del gruppo milanese. Il suono pop elettronico, che è l’elemento portante dell’album, è godibilissimo. I singoli brani presenti sul disco portano i seguenti titoli: “Essere migliori”, “Regole a Milano”, “La disciplina del nulla”, “Wendy”, “Storti”, “Panico”, “Nazisti dell’Illinois”, “Provincia meccanica”, “San Babila ore 20(25)”, “Laika e l’America”, “I Raggi B”.

 

Molto meglio rispetto a tanti altri lavori in circolazione sulla scena musicale nazionale e internazionale, senza troppe pretese né proclami, In Fatti Ostili racconta in modo poetico e intelligente i cambiamenti che, nella sfera culturale italiana ed estera, si sono susseguiti nel corso delle ultime tre decadi, in contrapposizione agli anni in cui il progetto Delta V ha mosso i primi passi (a metà dei mitici anni Novanta del secolo scorso).

L’esempio più nitido è il brano “Regole a Milano” con un video che, in stile odi et amo, ripercorre alcuni dei più significativi luoghi d’incontro dei tempi che furono, di sperimentazione musicale, i negozi cult di musica alternativa, e i club frequentati dagli amanti della musica rock e alternativa, oggi ormai adibiti ad altro uso, con le serrande abbassate da anni oppure completamente abbandonati: l’ex Binario Zero, l’ex Jungle Sound, l’ex Centro sociale “Leoncavallo”, l’ex Le Scimmie, l’ex Plastic, l’ex Propaganda, l’ex Rasputin, l’ex Rolling Stone, l’ex Teatro Smeraldo, l’ex Virus, e via dicendo, per comprendere che un certo tipo di cultura se ne è andata per sempre.

I componenti del gruppo, sul loro profilo social, in occasione dell’uscita del disco, hanno raccontato: “ci abbiamo messo cinque anni a realizzare questo nuovo album – il periodo necessario per dare un ordine al disordine dei nostri hard disk e agli appunti da cui sono nati i testi delle canzoni. È stato impegnativo, come e più del solito”.

 

I Delta V ci ricordano inoltre che la musica può avere un ruolo politico e sociale fondamentale nella vita dei cittadini. Come hanno dichiarato di recente, la musica “permette di affrontare il quotidiano in maniera consapevole, con slanci di passione e determinazione, così come purtroppo all’opposto lo può rendere sbiadito, privo di bellezza o, peggio ancora, un modello di apparenza, abbagliante nelle forme, ma drammaticamente privo di contenuti”.

Le canzoni contenute in questo nuovo lavoro hanno una loro identità chiara e limpida. Forse il brano che più di altri spicca è l’orecchiabile “I nazisti dell’Illinois”, in cui sembra che, adagiato su un tappeto sonoro sintetico, il trio giochi a scacchi con Ray Bradbury su un tavolo: “Leggi le classifiche / Brucia le classifiche / Non accontentarti mai / Al limite spara al dj / Scorri le classifiche / Brucia le classifiche / Lo so che non è permesso / Ma spara a quel dj”; e con James G. Ballard sull’altro tavolo: “E mentre tutte le cose vanno più veloci / Come questa metropolitana dove non mi riconosci (Perso nel tuo schermo) / Fare i conti col proprio passato / Con tutte le volte in cui non ho votato / Dove non ti ho parlato”.

Una gemma rara è anche “Wendy”, una canzone che volge uno sguardo malinconico sia al passato sia all’infinito senza tempo: “È inevitabile che anche le stelle muoiono / Indifferenti esplodono come vulcani / Le scuole chiuse sui viali alberati assomigliare agli studenti che siamo stati...". Altrettanto intriganti sono “La disciplina del nulla” e “Provincia meccanica”.

 

In conclusione, è forse azzardato sostenere che In Fatti Ostili sia in assoluto il miglior disco italiano del 2025, ma sicuramente rientra nel novero di quelli più incisivi e di maggior attualità.

Un buon esempio per cantautori come Marco Castoldi (ex Bluvertigo) di come i musicisti veramente maturi dicano le cose innanzitutto attraverso le loro composizioni musicali e solo in un secondo momento attraverso i media e i social.