Cerca

logo
Banner 2
RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
08/12/2025
Bob Margolin
In North Carolina
Nel 2007 Bob Margolin, lo storico chitarrista della Muddy Waters Band, pubblica "In North Carolina", un sorprendente album di "blues domestico". Con la potente e veloce macchina del tempo di Re-Loudd torniamo a riassaporare questo lavoro appassionato e totalmente fuori dagli schemi.

«Ho iniziato a suonare la chitarra grazie a Chuck Berry. Più avanti ho capito che Muddy Waters era davvero importante per lui, e ho seguito un po' il percorso della sua ispirazione».

(Estratto da intervista a bluesblastmagazine.com, Gennaio 2021)

 

Accanto a Muddy Waters per sette lunghi anni, tra il 1973 e il 1980, Bob Margolin ha sviluppato nell’evoluzione del proprio percorso solista uno stile tanto eclettico quanto personale, allargando (o condensando) le classiche dodici battute a tempi e modi di un fare blues che incorpora Chicago e il Delta, il rock and roll e la musica country folk. Tutto questo traspare con evidenza anche (e soprattutto) in questo disco di ormai quasi vent’anni fa, casalingo e totalmente autarchico, nel quale lo storico chitarrista presenta per sua stessa ammissione il lato più personale della sua musica.

Così, in linea diametralmente opposta al precedente All Star Blues Jam, questo In North Carolina vede Margolin, classe 1949, impegnato su tutti i fronti strumentali, sezione ritmica compresa, e, senza soffrire i limiti di un’imposta autoproduzione, sforna momenti di vera eccellenza. Si va dalle pagine acustiche dell’originale “Hard Feelings” e di “Tears of Rage”, una toccante rilettura del capolavoro di The Band, da “Music from Big Pink” scritto dall’accoppiata Bob Dylan/ Richard Manuel, allo spudorato jump blues di “You Rascal You” (composto da Sam Theard nel 1929!) senza mai perdere di intensità.

La varietà dell’offerta in scaletta, pur con un continuo filo rosso che lega le tracce quasi si trattasse di un concept album di roots music aggiornato al nuovo secolo, si denota con l’incisione di “Colleen”, uno strumentale con un occhio rivolto al country, e l’inserimento di ripetuti omaggi al Gran Capo Muddy, senza dimenticare il divertente rockabilly di “Natural Blues”.

 

La maestria musicale di Margolin è impressionante, la sua voce è sentita, e i numerosi brani autografi tra cui “Just Before Dawn”, “Lonely Man Blues”, “Bring Me Your Blues”, “She and the Devil” e “Baby, Baby, Baby” dimostrano come il blues non abbia bisogno di vivere di rendita (anche se potrebbe), ma riesca costantemente a rigenerarsi e attirare nuovi ascoltatori. E se l’inizio dell’opera è spumeggiante, con “Tell Me Why” e la title track, “In North Carolina”, a tracciare l’entusiasmante percorso, la conclusione è inusuale, riuscita e poco ortodossa, con la narrazione a mo’ di flusso di coscienza del buon Bob in “You Never Know (spoken word)”, nove minuti sinceri e spiazzanti.

Infine, due chicche per gli appassionati di aneddoti. Margolin inserisce una brillante cover di “Red Hot Kisses”, brano di Lillian Shed McMurry reso celebre da Sonny Boy Williamson and His Orchestra (1953) e, innamorato follemente di questa canzone, la incide nuovamente nel 2022 insieme a Bob Corritore e Jimmy Vivino.

“Floyd's Guitar Blues”  è invece un tributo all’uso pioneristico della strumento più amato da Bob. Nel 1939, infatti, a New York City viene registrato da Floyd Smith il primo assolo di chitarra elettrica (amplificata) jazz blues durante questo pezzo di Andy Kirk & His Clouds of Joy.

 

Sono quasi passati vent’anni dalla pubblicazione di In North Carolina, tuttavia ormai è possibile affermare si tratti di un classico senza età, che ha saputo coniugare i tempi moderni con le lezioni del passato, l’elettrico con l’acustico, grazie a un florilegio di chitarre, con slide taglienti e assoli ben congegnati. Il blues è vivo e vegeto e passa attraverso questi personaggi storici, fonte di ispirazione per le nuove e acclamatissime leve quali Christone “Kingfish” Ingram, di cui proprio Bob Margolin è stato infatti preziosissimo maestro.

«Circa dieci anni fa, stavo dando lezioni di chitarra e incontrai Christone “Kingfish” Ingram, allora undicenne, per la prima volta di stanza a Clarksdale. L'ambiente era composto da studenti molto più grandi ed esperti di lui, ma pure allora aveva qualcosa di particolarmente potente, nonostante fosse ancora un ragazzino acerbo. Una volta lo presi da parte e gli chiesi se avesse mai sentito parlare di Freddie King. Di fronte a una sua risposta negativa gli mostrai su YouTube alcune sue esibizioni, specificando che, se gli fosse sembrato familiare, era assolutamente normale. I suoi assoli mi ricordavano tanto lo stile di Freddie! L'ho rivisto lo scorso febbraio a un tributo a B.B. King a Westchester, New York, ed è stato fantastico trovarlo così in forma, anche se per me non è stata affatto una sorpresa. Che persona straordinaria!».

(Estratto da intervista a bluesblastmagazine.com, Gennaio 2021)