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Incontro ravvicinato con l'autrice di La Resilienza
R.P. Giannotte
2019  (Edizioni La Zattera)
LIBRI E ALTRE STORIE
all THE BOOKSTORE
04/11/2019
R.P. Giannotte
Incontro ravvicinato con l'autrice di La Resilienza
Abbiamo incontrato la solare scrittrice cagliaritana R.P. Giannotte che pubblica in questi giorni per la Zattera Edizioni il suo secondo romanzo “La resilienza”, e si definisce una scrittrice social.
di Alfonso Ricciardi

Pia e Diego. Presentaci i protagonisti del tuo romanzo.

Pia è una trentaduenne milanese che svolge il mestiere di trader, cioè si occupa di investire i capitali dei clienti della società in cui lavora in prodotti finanziari. È una donna ambiziosa, che ha lavorato duramente per ricoprire il posto che voleva, un lavoro che molto spesso è associato all’universo maschile. È, però, anche maniaca della perfezione e spesso non affronta i suoi punti deboli. Ma quando un suo investimento andrà male, sarà costretta, oltre che a recarsi a Cagliari, anche a guardarsi dentro. Diego è, invece, un ragazzo cagliaritano che, da una difficile situazione sociale, è diventato il cantante trap del momento. A differenza di Pia, lui è abituato a fare dei suoi punti deboli un elemento di distinzione e di forza. Ad esempio, essendo dislessico e non riuscendo a leggere con facilità, ha sviluppato una memoria eccezionale, ha imparato a non commiserarsi ma a sentire il suono delle parole, invece che il solo significato.

Ci spieghi in che accezione adoperi il termine resilienza?

Ho sentito per la prima volta la parola ‘resilienza’ in prima media, quando, in Educazione tecnica, avevo studiato la capacità dei materiali di tornare uguali dopo le sollecitazioni. Il concetto mi aveva incuriosito.  La nostra mente, per certi aspetti fa lo stesso, anzi di più. Dopo aver superato un evento traumatico, la nostra resilienza psicologica ci permette di sopravvivere e di diventare più forti. Che è ciò che succede a tutti personaggi del mio romanzo.

La collocazione scelta (il trading finanziario) è davvero molto interessante. Ti sei dovuta documentare al riguardo? Raccontaci di questo aspetto della produzione del libro.

Sì, mi sono documentata, e devo confessare che la parte di ricerca è uno dei momenti che più mi piacciono nella scrittura di un libro, perché è come vedere altre vite! Di grande aiuto, sul tema, è stato il coach finanziario Alfio Bardolla, che ha anche curato la fascetta del mio libro. Ho potuto parlare con trader e vedere come lavorano, come vivono, anche le loro abitudini quotidiane in ufficio. Ma non voglio spaventare chi ci legge: non è un trattato di economia finanziaria!

Facciamo un piccolo passo indietro in quanto La resilienza è il secondo volume del “Ciclo del Parma Caffè”. Ti va di introdurci il primo volume La finestra al sole?

Certo. La finestra al sole, il mio romanzo di esordio, sempre edito da La Zattera, è un romanzo ambientato a Cagliari in cui l’avvocato Piergiorgio Medici si trova a difendere Bianca Marras, una ragazza sposata con un rom e accusata di furto. Il protagonista, dunque, si troverà faccia a faccia con i suoi pregiudizi. La storia si intreccia con quella di Dario Rubino, concorrente cagliaritano di un reality show.

Devo precisare che La finestra al sole e La resilienza sono due tasselli di una quadrilogia ma non sono in successione. Più precisamente, si tratta di una quadrilogia in cui il periodo di svolgimento è lo stesso, ma i quattro libri portano differenti punti di vista di una storia. È un modo per spiegare la mia idea di tempo: non vedo, infatti, il tempo che passa come una linea cronologica, ma sono incuriosita dal raccontare che, in uno stesso momento, ognuno di noi sta vivendo la propria storia, che talvolta si interseca con le altre.

Quanto ha influenzato il tuo posto di origine, Cagliari, il tuo stile di scrittura?

Sicuramente ha influenzato la scelta dei luoghi che racconto. Mi lascia perplessa sapere che spesso la Sardegna è vista o come regione rurale oppure come Costa Smeralda. Esistono, però, tante realtà all’interno di quest’isola-continente, e una tra queste è la realtà cittadina contemporanea, quella in cui vivo e che amo di più. Cagliari è la mia città e, con i suoi pregi e suoi difetti, è una città accogliente, fantasiosa, dinamica.  Quanto allo stile di scrittura, mi piace eliminare il superfluo, le costruzioni sintattiche complesse, proprio per rendere questa dinamicità. Insomma, un po’ di leggerezza, che non è superficialità, e che non guasta mai.

In generale quali sono le letture e gli autori che prediligi?

Grazia Deledda e Fedor Dostoevskij. La prima ha raccontato la sua Sardegna contemporanea, dando alla mia isola la possibilità di essere scoperta. Il secondo ha approfondito la psicologia dei personaggi in un modo totalmente nuovo, realistico.  Per il resto, adoro la letteratura americana, il suo stile diretto, ma anche quella francese dell’Ottocento, il realismo talvolta crudo ma efficace.

Ho letto in giro che ti definisci una scrittrice social. Mi spieghi cosa intendi?

Intendo che, nei miei canali social (in particolare Instagram), non do notizie solo sulla mia attività di promozione dei romanzi ma ho creato uno spazio autonomo in cui discutere del mondo in cui viviamo. Per esempio, ogni giorno lancio, tramite stories, un tema diverso di cui si riflette e i follower possono dire la loro tramite messaggio. Ci sono appuntamenti fissi, come il Lunedì polemico (in cui si tratta un argomento in genere spinoso e divisivo), il Mercoledì profondo (legato a temi spirituali o psicologici) e il tanto amato Venerdì trash, una parentesi leggera all’inizio del weekend.  Mi piace anche cristallizzare la realtà contemporanea con frasi divertenti, oppure fotografare i luoghi della mia vita. La scrittrice social, insomma, è una figura nuova, che va oltre il libro e che non scrive in un eremo ma è inserita nel mondo in cui tutti viviamo.

Ma non credi che troppi social possano rendere una persona asocial?  :)

Ma no, il social è solo un mezzo. Vi ricordate quando il “mostro” era la tv? Quando ero piccola, serpeggiava il terrore tra i genitori di cosa sarebbe successo se noi bambini avessimo guardato più di mezz’ora di televisione al giorno. Eppure ci sono programmi che hanno nutrito la mia fantasia, come L’Albero azzurro, e dai quali ho imparato tanto, come Super Quark. I social hanno dato la possibilità a tutti di esprimere i propri contenuti e tutto dipende da ciò che si guarda e si trasmette. Poi, io sono una che, in genere, si concentra sulla soluzione e non sul problema: invece di guardare solo cosa non va, ho provato a costruire contenuti che potessero essere interessanti e pensati.

Stai scrivendo altro in questo momento?

Sì, ho tre progetti sul tavolo, di cui uno è il terzo volume del Ciclo del Parma Caffè. Gli altri due sono ancora top secret!

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