I Kontradikshn, composti da Anze Kump (batteria), Matej Plesej (chitarra e sintetizzatori) e Petar Stojanovic (voce, chitarra e sintetizzatori), si stanno facendo notare grazie ad uno stile effervescente, che da alcuni critici musicali è stato descritto come il connubio perfetto tra i Prodigy, i Laibach e i Chemical Brothers. Recentemente, la band slovena ha arricchito il proprio repertorio con il nuovo lavoro, intitolato Intro, meritevole di un attento ascolto. Come ci hanno rivelato i componenti della band, dalle prime idee sino al prodotto finale ci hanno impiegato quindici mesi: “un periodo lungo, tuttavia parecchio breve rispetto ai nostri standard usuali”.
La band ha mosso i primi passi nel 2010 nella cittadina di Brezice, non lontano da Krsko, dove è situata la centrale nucleare slovena. Non è un dato insignificante al fine di contestualizzare la musica contenuta in Intro, il cui ascolto può risultare un’esperienza gratificante, condita da varie e piacevoli scosse adrenaliniche. Dopo aver suonato negli anni passati in Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria, a febbraio i Kontradikshn hanno finalmente fatto tappa a Trieste, per presentarsi per la prima volta al pubblico italiano.
Intro segue a due anni di distanza il precedente Ahead of Ourselves (2023) e sul piano dell’espressività e della sperimentazione non è inferiore ai precedenti lavori presenti nell’opus discografico della band. La riflessione di partenza è particolarmente profonda, come testimonia la dedica nella traccia d’apertura “Peljemo”, rivolta “alle persone sensibili ed oneste, spesso trascurate dalla società, che proseguono in silenzio e con ammirevole forza di volontà, senza arrendersi”.
I membri dell’ensemble si sono detti molto soddisfatti del prodotto discografico finito, che è stato missato e masterizzato da Borut “Torulsson” Bernik. Esistono perlomeno due modi per ascoltarlo. Il primo è quello di lasciarsi trasportare dal sound elettronico e dai ritmi dei sintetizzatori, che nel disco la fanno da padroni. In questo caso i testi delle canzoni (cantate, a differenza del passato, in lingua slovena) diventano un elemento accessorio di ciascun brano, a corredo della musica, con le strofe cantate da Petar Stojanovic.
L’altro modo per apprezzare i pezzi di Intro è invece quello di ragionare attentamente sui testi e sui messaggi espressi nelle canzoni. In questo caso, l’analisi diventa un po' più complessa: è possibile infatti cogliere una sottile ma efficace critica che Stojanovic e compagni hanno mosso alla società “tardo-capitalista”, pur senza distogliere l’attenzione artistica dai temi esistenziali, comuni a molte persone che, volenti o meno, con la suddetta società devono convivere.
A supporto di questa interpretazione può risultare interessante mettere a confronto alcune strofe del singolo “Puscava” (Deserto) con il brano “Deserto” dei Timoria nell’album 1999. Se nel “deserto” fin de siècle del gruppo bresciano restano conservate una speranza di fondo e una potenziale via di fuga per quelle ragazze e quei ragazzi cresciuti in un mondo “senza vento”, per i Kontradikshn il leitmotiv diventa la lotta quotidiana in un mondo dove le luci sono rimaste spente da tanto tempo, ed in cui di quel vento, che un tempo portava con sé degli ideali universali, è rimasto un vago ricordo.
Così il testo dei Kontradikshn recita: “Il deserto getta sabbia negli occhi / Il deserto ci porta una marea di preoccupazioni / Chiude ancora di più l’ingenuo sguardo dei nostri occhi / No no no no / Nulla di nuovo / L’umanità sembra essere rimasta perennemente al buio”.
Eppure, come ci spiegano i Kontradikshn, persino in questo milieu desolante rimane fondamentale andare avanti: infatti, procedere con della buona musica a fianco, anche in mezzo alla terra arida, può (ri)dare un senso all’esistenza di ciascuno di noi.
Il suddetto singolo, “Puscava”, è uno dei pezzi più accattivanti del disco, ma anche altri non sono meno interessanti: il brano d’apertura “Peljemo” (Stiamo guidando), “Izi lajf” (Vita facile) e la misteriosa “DJSDVL”. Infine, con la canzone intitolata “Vecna” (Eterna) e il relativo video d’accompagnamento, i Kontradikshn affrontano un importante tema sociale, quello delle tempeste interiori e delle difficoltà personali, della chiusura emotiva e dei pensieri negativi che ne possono scaturire. Con questo brano, il trio si è posto l’obiettivo di incoraggiare il dibattito sui temi esistenziali, sottolineando l'importanza del supporto e della vicinanza di amici e parenti nell’affrontare i momenti bui che la vita può riservarci.
In passato il complesso sloveno ha dimostrato in diverse circostanze di fare sul serio, non solo con i due precedenti album, Reframing e Ahead of Ourselves, entrambi ottimi, ma anche grazie a sperimentazioni musicali di vario genere, grazie alle quali i Kontradikshn hanno dimostrato di possedere una creatività rara. Tuttavia, il futuro del complesso è, in un certo senso, incerto.
In attesa di vederli ospiti di qualche festival europeo oppure ad aprire qualche live dei Prodigy, i Kontradikshn in conclusione della chiacchierata ci hanno assicurato: “non aspettiamo per forza degli inviti per suonare all’estero. Stiamo sviluppando le nostre strade e i nostri contatti in maniera spontanea. Saremmo lieti di poter suonare in Italia, in Germania, in Polonia e altrove. Al bisogno dovremo trovare da soli le giuste opportunità per esprimerci al meglio dal vivo”.

