L'album Inumana Canicola Padana, una frase tratta dallo scritto Racconti ritrovati del Po dell’etnografo Roberto Roda, viene raccolta dall’artista Banadisa ed utilizzata come titolo per il suo secondo album, nel tentativo di sintetizzare in modo figurativo il senso della sofferenza, della fatica, di qualcosa che opprime, che grava inesorabile sul corpo e sullo spirito: una tematica trasversale a molti brani contenuti nel nuovo album e che, in qualche modo, ne va a connotare l’essenza.
Inumana Canicola Padana fa da sfondo ad ogni racconto del paesaggio naturalistico del Polesine, terra del basso Veneto, a cavallo del fiume Po, di cui Banadisa è originario; uno sfondo che diventa (quasi) protagonista, poiché le storie parlano attraverso e grazie questo paesaggio, pianeggiante, sconfinato, metafisico, quasi sospeso nel tempo, che si estende dal susseguirsi continuo dei campi e delle golene dell’Alto Polesine, fino al delta del fiume Po nel Basso Polesine, per affacciarsi infine sul Mar Adriatico. Siamo abituati a pensare al nordest come a un territorio privo di fascino ancestrale, un luogo dove la narrazione contemporanea del Prodotto Interno Lordo, della piccola e media industria, delle auto di grande cilindrata che dormono nei garage dei capannoni ha del tutto soppiantato gli universi magici, esoterici, maligni o benigni che siano.
Resta solo un cattolicesimo pragmatico, di cemento armato e contabilità. Il nordest diventa un posto senza luogo e senza paesaggio, uno sprawl infinito dove i paesi hanno le difficoltà delle città e le città i limiti dei paesi, in estate come in inverno.
L’inumana canicola padana è anche il racconto di uno sforzo: inventare un’etnografia musicale immaginaria: giustapporre lingue remote e lingue di casa, riportare nell’entroterra quella vecchia spinta al viaggio, dell’esplorazione, dell’avventura che apparteneva a chi si affacciava sul mare. Si ascoltano brani in italiano, inglese, spagnolo, in dialetto: voci dissimili, tutte che convivono.
La fatica è molto fisica, carnale, corporea, quasi percepibile. Tanti sono i riferimenti nei testi proprio al corpo, al corpo stanco, al corpo stremato. Il brano “Inumana Canicola Padana” è il manifesto metaforico di questa sofferenza, di un corpo sfinito che si trova disperso a vagare nell’inquietante solitudine delle deserte campagne estive padane, nelle ore più calde della giornata, col rischio di incontrare la “Cattivora”, il demone del meriggio, la cui leggenda (tipica del nord Italia) narra che attiri sventurati in cerca refrigerio verso la morte per annegamento.

Il singolo “Amòr!” rappresenta uno sfogo, un canto impulsivo che trova nel dialetto la forma più istintiva e sincera di espressione. Il dialetto come forma di resistenza culturale, come affermazione identitaria, come suono antichissimo ma familiare, come il più sincero mezzo di comunicazione, una forma espressiva che nasce dal profondo dell'anima.
Registrato presso lo Studio TEGA a Verona, è forse il brano più urgente dell’album, nato spontaneamente, inizialmente concepito come un canto per sole voci. Solo successivamente, durante la fase di produzione, curata da Tobia Poltronieri (C+C=Maxigross) e Francesco Ambrosini (Duck Baleno), si sono aggiunti i synth di Banadisa e le percussioni di Niccolò Cruciani (CRU).
Tobia Poltronieri parla così del brano: "Banadisa è arrivato in studio con una melodia potentissima, un coro disperato e antico, che potrebbe provenire direttamente dalle registrazioni del Viaggio in Italia di Alan Lomax. Allo stesso tempo la sua intenzione (come la mia e quella di Francesco Ambrosini) era di creare qualcosa che andasse oltre il tempo, che non fosse solo ancestrale o contemporaneo, perciò abbiamo unito alle nostre voci dei synth analogici profondi e imprecisi e dei suoni materici di percussioni acustiche, tra legni, spazzole e corde metalliche".
Del singolo "Mattina Riluce" Banadisa racconta: "La luce di una mattina tiepida. Un risveglio confuso e pesante di un corpo ancora steso a letto. E' il preludio a un tonfo nel petto, un eco d'ansia e il bisogno di avere un amico vicino. 'Mattina Riluce' è l'inizio di una giornata che dobbiamo solo lasciar passare. Amico, ti cerco".
Il brano musicalmente si sviluppa lentamente, come un risveglio, tra voci sussurrate e incastri di percussioni minimali sospese sui fruscii dei nastri, derivanti dalla lavorazione del sound marcatamente lo-fi ed analogica eseguita da Banadisa e dal produttore Fed Nance, culminando, attraverso un progressivo crescendo, in un finale elettronico, luminoso, fluttuante, che trova nel beat anche una velata contaminazione danzereccia.

TRACKLIST
01 Inumana Canicola Padana
02 Amòr!_
03 Mattina Riluce
04 Canneto Abisso
05 Letter To - feat. SO BEAST
06 Vaga Aura Crepuscolare
07 In Principio, Fuochi Fatui
08 Tears Of The Sun - feat. ANNA BASSY
09 Quando cà te tornerè chì in Veneto da mì - feat. C+C MAXIGROSS
10 No tengo lugar y no tengo paisaje - feat. CLARA ANDRéS
11 Che abbandonato va in malora
12 Il Balzo Della Tigre_
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