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REVIEWSLE RECENSIONI
01/05/2025
My Morning Jacket
Is
Secondo album dalla loro reunion, “Is” si afferma come uno dei lavori più riusciti dei My Morning Jacket da molto tempo. Un disco che dimostra come ambizione e disciplina possano coesistere in perfetto equilibrio, esaltando sia la libertà espressiva della band sia una rinnovata attenzione ai dettagli, per un risultato coeso e sorprendentemente ispirato.

Sebbene i My Morning Jacket siano tecnicamente una band di cinque elementi, chiunque abbia seguito la loro carriera sa che Jim James è il motore creativo dietro il loro sound. Oltre a essere il cantante e principale autore, ha sempre avuto un ruolo centrale anche nella produzione dei loro album, assicurandosi che la sua visione musicale rimanesse al centro di tutto. Per questo motivo, Is rappresenta un’evoluzione nel loro processo creativo: per la prima volta, la band ha affidato completamente la produzione a un esterno, Brendan O’Brien.

Non che prima i MMJ avessero fatto tutto in autonomia – su Z c’era la mano di John Leckie, in Evil Urges quella di Joe Chiccarelli, nei successivi Circuital, The Waterfall e The Waterfall II quella invece di Tucker Martine – ma questa è la prima volta in cui Jim James ha fatto un passo indietro e non ricopre nessun ruolo operativo. «Finora non ero mai riuscito a lasciarmi andare e a permettere a qualcun altro di guidare la nave», ha raccontato James. «Mi è sembrato quasi un’esperienza extracorporea fare un passo indietro e cedere il controllo a qualcuno che è molto più affermato e ha fatto molti più dischi di noi, ma alla fine sono riuscito a godermi il processo forse più di quanto abbia mai fatto prima».

 

Il cambiamento ha portato risultati evidenti. Is conserva l’identità sonora e la varietà stilistica che da sempre contraddistinguono i My Morning Jacket, ma con un’energia più focalizzata e un sound più solido. L’album riesce a bilanciare il lato più sognante ed eclettico della band con una chiarezza produttiva che ne esalta ogni sfumatura. O’Brien, veterano di produzioni per artisti come Pearl Jam e Bruce Springsteen, ha trovato il modo di affinare il loro sound senza snaturarlo, permettendo a ogni brano di brillare con una nitidezza che in passato, a volte, veniva sacrificata in favore dell’improvvisazione.

Prima di unirsi a O’Brien agli Henson Recording Studios di Los Angeles, la band ha scritto oltre cento brani, prima di restringere la selezione alle dieci tracce finali. E se il produttore georgiano ha contribuito a questa scrematura, il risultato dimostra che la scelta è stata più che azzeccata.

L’album si muove infatti tra diversi territori sonori, con una fluidità invidiabile: l’apertura radiosa di “Out in the Open” dà il via a un viaggio che passa per il rock incisivo di “Half a Lifetime”, l’approccio più roots di “Everyday Magic” e la delicatezza melodica di “I Can Hear Your Love”. Brani come “Time Waited” aggiungono invece un tocco di malinconia, rendendo la tracklist ancora più coesa e variegata. “Beginning from the Ending” e “Die for It” lambiscono invece territori psichedelici, “Lemme Know” è un frizzante Sixties pop, “Squid Ink” si regge su un bellissimo riff alla Queens of the Stone Age, mentre conclusiva “River Road” accomiata l’ascoltatore su una nota di malinconia e speranza.

 

«Mi piace il fatto che la parola “is” indichi un senso di presenza nel presente: non c’è logica o razionalità dietro questo disco; è e basta», ha detto James a proposito del titolo del disco, ampliando il discorso anche ai temi trattati nei vari brani: «Tutte queste canzoni sono nate dal tentativo di connettersi con qualcosa che va oltre l’esperimento umano, che per me è una delle cose più belle della musica: la connessione con qualcosa di più grande di noi, ma di cui siamo tutti ugualmente parte». «È davvero bello avere una raccolta di canzoni che tutti noi amiamo così tanto, e sapere che abbiamo lavorato il più duramente possibile su di esse», ha proseguito il leader dei MMJ. «Speriamo che queste canzoni siano d’aiuto alle persone e che diano loro una sorta di pace mentre cercano di affrontare la follia del mondo – perché questo è ciò che la musica fa per me, e fare lo stesso per gli altri è sempre il mio più grande sogno che si realizza».

 

A lungo celebrati come una delle migliori live band in circolazione, i My Morning Jacket sono riusciti finalmente a catturare su disco un’energia e un’intensità che raramente avevano raggiunto in passato. Jim James suona infatti più sicuro di sé che mai, mentre gli altri membri della band – il chitarrista Carl Broemel, il tastierista Bo Koster, il bassista Tom Blankenship e il batterista Patrick Hallahan – offrono una delle loro performance più compatte e ispirate di sempre.

Insomma, i My Morning Jacket avrebbero potuto creare un album di questo livello anche da soli? Forse sì, ma la presenza di O’Brien ha chiaramente giocato un ruolo fondamentale nel portare Is a un livello superiore, dando alla band un rinnovato senso di direzione. Il risultato è uno dei loro lavori più soddisfacenti da anni, un disco che dimostra come l’ambizione e la disciplina possano convivere perfettamente.