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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Isn't It a Pity
George Harrison
1970  (Emi)
ROCK POP
all TRACKS
01/09/2025
George Harrison
Isn't It a Pity
Una delle canzoni più belle dal terzo disco solista di George Harrison, All Things Must Pass, invita ad aprire il cuore agli altri, a cerca l'empatia e a non dare nulla per scontato.

"Non è un peccato?

Ora non è una vergogna

Come ci spezziamo il cuore a vicenda

E ci causiamo dolore a vicenda?

Come ci prendiamo l'amore a vicenda

Senza pensarci più

Dimenticando di restituire"

 

"Isn’t It a Pity" è una grande canzone, non ci sono dubbi, ma quello che colpisce di più è il testo, così ispirato, così profondo, così ricco di riflessioni decisive. George Harrison era un uomo molto attento ai temi della compassione e della comprensione, principi che ha cercato di seguire per tutta la sua esistenza. In "Isn't It A Pity", il chitarrista si lamenta della nostra tendenza a dare molti aspetti della vita per scontati (amore, amicizie, ogni tipo di rapporto interpersonale) e a ferire gli altri, spesso senza nemmeno pensarci, a causa di un intrinseco egoismo e, soprattutto per la nostra mancanza di empatia, l'incapacità a vestire i panni delle persone che ci stanno accanto.

 

"E a causa di tutte le loro lacrime

I loro occhi non possono sperare di vedere

La bellezza che li circonda"

 

Troppo spesso ci concentriamo solo su noi stessi, sulle nostre sfortune, sul nostro dolore, e così facendo, non comprendiamo che anche gli altri vivono gli stessi disagi e le stesse sventure, che tutti, in fin dei conti, siamo uguali, stiamo tutti stipati sulla stessa barca alla deriva. Le lacrime che velano gli occhi offuscano il giudizio, impediscono di osservare la bellezza del mondo, di accorgerci dei buoni sentimenti di chi ci circonda, di renderci conto della tristezza e della solitudine altrui.

Harrison non è stato certo il primo a raccontare questi sentimenti attraverso la musica, ma di sicuro è uno degli artisti che lo ha trasformato in uno scopo di vita, attraverso gli studi delle filosofie orientali e l’esercizio del giardinaggio come strumento di pacificazione interiore e ricerca del proprio zen. 

"Isn't It A Pity" fu composta nel 1966, e quando Harrison la presentò per la prima volta agli altri tre Beatles, ottenne, come spesso accadde, un netto rifiuto. D’altra parte, pur essendo un eccellente songwriter, le canzoni di John Lennon e Paul McCartney di solito avevano la priorità, mentre quelle scritte da Harrison trovavano nelle scalette dei dischi uno spazio limitato rispetto al materiale proposto. Quando i Beatles si sciolsero, il chitarrista si ritrovò, quindi, con un bel po’ di canzoni già pronte all’uso, che vennero poi inserite nel suo triplo album del 1970, All Things Must Pass

A quei tempi, Harrison aveva la possibilità di scegliere i migliori talenti in circolazione perché collaborassero al suo album: d’altra pare, chi non avrebbe voluto suonare nel disco di un ex Beatles? Pertanto, scelse Phil Spector per essere coadiuvato nella produzione, e Spector, che era una vera e propria potenza dello show business, si servì di tutti i grandi musicisti che riuscì a contattare, per dar vita così al suo iconico “wall of sound”. In "Isn’t a Pity", che è presente nel disco in due versioni (la prima è sul lato 1, disco 1, dura 7:10; la seconda è sul lato 2, disco 2 e dura 4:45), compaiono pezzi da novanta quali Ringo Starr alla batteria, Pete Ham alla chitarra, Billy Preston al piano (nella prima versione), Eric Clapton alla chitarra e Bobby Whitlock all'organo (questi due nella seconda versione). 

Nel 2023, "Isn't It A Pity" è stata utilizzata in un cortometraggio natalizio commissionato da Apple per promuovere il loro iPhone e MacBook Air come strumenti per la produzione video. Nel film, una donna gira un film in stop-motion per vendicarsi del suo capo che, nella realtà di tutti i giorni, la vessa, trattandola con sufficienza e maleducazione. Quando, però, la ragazza lo vede mangiare da solo in un ristorante, comincia a riflettere sulla solitudine dell’uomo, cambia opinione su di lui e rielabora il suo film in modo che il capo trovi un cane sotto l’albero di Natale e riscopra la felicità di vivere. Si chiama empatia: guardare gli altri da una prospettiva diversa, cercare di comprenderli, donargli la nostra umanità. Guardate la clip, è da brividi.