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REVIEWSLE RECENSIONI
06/04/2019
La Governante
Italian Beauty
Secondo lavoro per i siciliani La Governante, a tre anni di distanza dall'esordio “La nouvelle stupefiante”. “Italian Beauty” si muove più o meno sulle stesse coordinate, evidenziando però una certa maturazione dal punto di vista del songwriting.

Salvatore Micalizio (voce e Synth), Daniele Ricca (chitarra e Synth), Maurizio Carrabino (basso e Synth) e Sergio Longo (batteria) confezionano un disco che, lontano da qualsiasi suggestione Pop contemporanea e di tendenza, si muove attraverso sonorità che credevamo ormai dimenticate dalla scena indipendente italiana. 

Immaginario piacevolmente anni ‘60, dai toni ora melanconici, ora decadenti, richiamati anche dalla bella copertina ad opera dell’artista spagnolo Conrad Roset. Echi felliniani da “La dolce vita”, per canzoni che si muovono attraverso riferimenti colti che vanno da Pavese ad Antognoni, dall'illusoria spensieratezza della Belle Époque, fino ai ghiacci islandesi evocati dai Sigur Ros. 

Il tutto però al servizio di una formula snella, mai snob o intellettualoide, che si riallaccia idealmente alla proposta dei vari Amor Fou, Non voglio che Clara, Valentina dorme, (non senza evidenti echi baustelliani qua e là) mai però prolissa o eccessivamente ricercata, sempre deliziosamente Pop nell'impianto complessivo. 

Sarà questo probabilmente il fattore che più lo renderà fruibile alle nuove generazioni cresciute con l'It Pop. Anche perché, pur senza contenere episodi che si ergono sopra la media, si mantiene su di un buon livello per tutta la sua durata. 

È un tripudio di suoni caldi e avvolgenti, coi Synth a fare la parte del leone ma sempre accompagnati da un lavoro di chitarra piacevolissimo, soprattutto con le acustiche e melodie vocali sempre efficaci. 

Bella l'opener “Sopra la città”, con un'aria quasi di festosa celebrazione, o anche “Le nostre attese ai semafori”, ammantata di dolce nostalgia, con un bel basso che la sostiene e un ritornello in cassa dritta, che non riesce però ad allontanare un certo feeling di sospensione. 

Interessante anche “Dove appenderai il tuo amore”, con una chitarra elettrica che le conferisce spessore e un efficace tappeto di elettronica. Anche “Gran Rico” è densa di effetti e col suo ritornello indovinatissimo è forse il brano migliore del lotto. 

E ancora, “Alberi infiniti”, ballata costellata dal senso di perdita, fino ad approdare a “Belle Époque”, episodio sontuoso, che si avvale di un riuscito featuring di The Niro. 

È un disco leggero ma anche piuttosto difficile da inquadrare, dove la spensieratezza di certi momenti non riesce del tutto a stemperare un malessere esistenziale che pur rimanendo in sottofondo è sempre comunque avvertibile. 

“Italian Beauty” riporta l'Indie italiano ai fasti dei primi Duemila e pur senza far gridare al miracolo regalerà senza dubbio piacevoli momenti a coloro che vorranno cimentarvisi. Li attendiamo dal vivo, sicuri che ne varrà la pena.