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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
19/10/2025
Live Report
Jehnny Beth, 18/10/2025, Arci Bellezza, Milano
Jehnny Beth è una forza della natura e offre una performance terremotante per vissuto e intensità, dimostrando anche un'ottima prova vocale, non scontata viste le nuove canzoni da rendere in sede live. Talento e carisma ci sono tutti, aspettiamo solo che realizzi un disco che la consacri definitivamente come autrice anche lontano dalle Savages.

Non so quanto sia stato un bene, che l'esperienza delle Savages si sia conclusa. La band irlandese aveva recuperato il Post Punk prima che fosse di moda farlo, ha realizzato due dischi superlativi (Silence Yourself del 2013 e Adore Life tre anni dopo) e si è resa nel complesso ispiratrice di tutta una serie di act, dai Fontaines d.c. agli  Idles, che hanno avuto un ruolo primario nel riattualizzare un suono in precedenza unicamente legato ad un preciso periodo storico.

La tentazione della carriera solista al momento non ha pagato, né dal punto di vista artistico né da quello dei riscontri commerciali: sebbene per chi scrive You Heartbreaker, You sia di gran lunga superiore a To Love is to Live, Jehnny Beth rimane per ora in una dimensione intermedia che non corrisponde certo alle aspettative della vigilia e all'enorme potenziale che aveva sprigionato con le sue compagne d'avventura. Rimane, certo, il ruolo di attrice, con il quale si sta togliendo grosse soddisfazioni (ultima in ordine di tempo, il successo ottenuto dall'ottimo Anatomia di una caduta di Justine Triet, dove ha recitato una parte secondaria ma molto importante nell'economia della vicenda) ma quella è ovviamente una storia che non ci riguarda.

 

You Heartbreaker, You è arrivato dopo una vicenda lunga e complessa, fatta anche di un disco completamente registrato e buttato nel cestino senza troppi complimenti, nel momento in cui si è resa conto che risentiva eccessivamente del periodo pandemico durante il quale era stato composto, e ormai lasciato totalmente alle spalle.

Ha quindi deciso di ricominciare da capo, riprendendo a bordo lo storico partner artistico Nicolas Congé (meglio conosciuto come Johnny Hostile), sodale sin dai tempi del duo Johnny & Jehn. Ne è uscito un lavoro molto più elettrico e abrasivo, per certi versi primordiale, rispetto al precedente, che anche grazie alla produzione di Atticus Ross si muoveva lungo sonorità prettamente Industrial, con una componente elettronica preponderante, e si avvaleva anche di un lungo elenco di collaboratori.

A questo giro ci sono stati solo loro due, e il risultato finale, certemente più omogeneo e coeso, risente senza dubbio di tale modus operandi. Un buon disco, dicevamo, con un lavoro sulla voce veramente importante, ma ancora lontano, in termini di scrittura, dai momenti migliori della sua vecchia band.

Resta, per fortuna, la dimensione live: l'avevo vista in azione tre anni fa al Razzmatazz di Barcellona, in uno degli show legati al Primavera Sound, ed ero rimasto davvero colpito, ragion per cui non ho voluto perdermi quello che, se non vado errato, è il suo primo concerto da solista nel nostro paese.

 

L'Arci Bellezza si presenta con una buona affluenza, pubblico anche piuttosto variegato per età, con prevalenza di quarantenni-cinquantenni, ma anche un certo numero di giovani e giovanissimi, segno che il ricambio generazionale è possibile anche dalle nostre parti.

Non c'è apertura e Jehnny Beth e la sua band salgono sul palco poco prima delle 22. Attacco affidato a “Broken Rib”, senza dubbio il brano più consistente dell'ultimo disco, ideale per mettere in mostra le qualità di questa formazione. L'assetto, rispetto all'unica volta che l'ho vista, appare decisamente mutato: niente più Synth ma trio classico chitarra-basso-batteria, zero basi e suono che più massiccio e distruttivo non si potrebbe.

Alla chitarra c'è ovviamente Johnny Hostile, autore di una performance potente e priva di sbavature, molto monolitico nelle sue parti ma capace a tratti anche di fraseggi e riff più melodici, in quei rari momenti in cui i brani rallentano e si riesce a tirare il fiato. Lo affiancano Hughes Rive al basso e Cyprien Jacquet (meglio conosciuto come Wend¥ Killman) alla batteria, a comporre un terzetto compatto e funzionale alla tipologia di show che la cantante ha deciso di offrire.

Dal canto suo, Jehnny è ancora una volta un'autentica forza della natura, forse un po' più compassata e meno selvaggia di come la ricordavo, ma ugualmente intenzionata a mangiarsi il palcoscenico e ad offrire una performance terremotante per vissuto e intensità. Scende in platea dopo pochi brani, distribuisce abbracci e strette di mano, fa di tutto per far sentire i presenti parte integrante del concerto. Dal punto di vista vocale è in formissima, le nuove canzoni non sono semplici da cantare ma se la cava egregiamente, mostrando anche qui talento e carisma a profusione.

 

La scaletta è comprensibilmente incentrata su You Heartbreaker, You, e brani come “High Resolution Sadness”, “No Good for People” e “Out of my Reach” funzionano decisamente meglio in questa sede piuttosto che nella loro versione in studio. Arriva anche qualche episodio tratto dal lavoro precedente e dobbiamo dire che questa rilettura in chiave elettrica e a tratti Hardcore abbia giovato: “I'm the Man” (che canta con il volto illuminato da una luce rossa) e l'ossessiva “How Could You” figurano senz'altro tra le cose migliori dello show.

Presenti anche due cover: “Army of Me” di Björk, trasformata in un mid tempo heavy rumorosissimo, durante la quale ha invitato tutte le donne presenti in sala a venire nelle prime file, e “Inversion” dei Quicksand, quest'ultima più in linea con la proposta musicale che sta portando avanti.

Il tutto si conclude con una “I See your Pain” efficace nella sua alternanza tra strofe oscure e quasi rarefatte, e l'esplosione di distorsione dei ritornelli.

Non è durato molto (un'ora esatta) ma è stato più che convincente. Al momento la dimensione live è quella più in grado di valorizzare le potenzialità di Jehnny Beth ma ci auspichiamo che in futuro possa realizzare un disco che la consacri come autrice anche lontano dalle Savages.