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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
04/10/2018
Titus Oates
Jungle Lady
Sembra quasi di vederli, questi damerini di Dallas aggirarsi per i club di downtown alla ricerca della ragazza giusta a cui fare ammirare il panorama dalla città al tramonto da dietro un parabrezza parcheggiato sulla collina.

Un integerrimo ma poco coraggioso album di pop-soul metropolitano, assai levigato nel suono di tastiere e chitarre wha-wha che storpiano il funk di Harlem sotto il verbo di Santana e finiscono a tratti per essere una versione melodica dei tardi War. Chi teme attacchi di diabete stia alla larga dai mellotron alla Berry White di Dream on a Train, clamoroso soft-rock per adolescenti in amore a cui brillano gli occhi e la cui mielosa melodia rischia di appiccicarsi alle orecchie; stessa roba nel country patinatissimo di Time Is Only to Fear (appena più sognante, con tanto di voce femminile) e Friends of Life, proto AOR, dopotutto piuttosto ben prodotto e con una discreta dose di sinistra suspense. Ben risolto il rock-pop (di britannico stampo) per hammond a lieto fine di Jupiter, Mars e alla fine c’è spazio anche per un riff concretamente hardrockeggainte in Mr. Tips, svilita appena dalla tastiera, ma decisamente non male. Va a finire che uno dei brani migliori è il funk atmosferico Listen Now! Don't Get Your Honey Where You Make Your Money, sound assolutamente urbano (in zona Stamp Album della Climax Blus Band), illuminato da neon blu e fucsia e da soffuse liquidità chitarristiche da cocktail lounge ben alternate ad accordi battenti. Ma in realtà anche il riff finto-celtico-irlandese su Jungle Lady lascia un bel sapore in bocca, così come le eroiche sgroppate di basso su Blanket, pezzo efficace tanto nella strofa quanto nel ritornello e nel bel duetto per chitarre contrapposte che sarebbe potuto durare oltre dieci minuti e invece viene mortificato da un ottuso fade-out. Poi The Cage 7/2/74, una auto-cover di Jungle Lady, che finisce per chiudere il cerchio con la traccia d’apertura, con un nuovo duello tra Bill Beaudet e la coppia Tielli-Todd.

Controindicato ai fanatici di Grand Funk o Sir Lord Baltimore, più adatto ai pochi estimatori dei momenti più melodici di Kansas e Styx.

Vinile (Lips L 004, etichetta rossa; esistono anche copie demo precedenti con mix leggermente diverso) di rarità pare non quantificabile: Joyson lo qualifica come R3 ma scordatevi una copia originale sotto i 150 $ anche perché quelle di qualità migliore stanno tra i 200 $ e i 300$! Assolutamente non ne vale la pena! Da segnalare l’esistenza di una ristampa su vinile del 1988 (Hab label HBL 11006)

Bill Beaudet: keyboards

Chris Eigenmann: percussion

Rick Jackson: bass, vocals

Lou Tielli: guitar

Steve Todd: guitar