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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Killing An Arab
The Cure
1978  (Small Wonder/Fiction)
POST-PUNK/NEW WAVE
all TRACKS
25/03/2024
The Cure
Killing An Arab
Il primo singolo pubblicato dai Cure suscitò negli anni svariate polemiche da parte di chi non ne coglieva gli intenti letterari ed esistenzialisti, ma vedeva nel titolo un invito all'odio razziale

Se scrivi una canzone e la intitoli Killing An Arab, inutile girarci intorno, devi essere consapevole di ciò che fai e assumerti tutte le responsabilità che ne derivano, perché è praticamente inevitabile finire nell’occhio del ciclone. Questa canzone, infatti, parla di qualcuno che ha ucciso un arabo su una spiaggia, e riflette sull’omicidio, osservando il corpo della vittima.

Quando Robert Smith la scrisse, però, non si rendeva conto di aver acceso la miccia per un innesco pericolosissimo, che avrebbe causato numerose critiche e fraintendimenti per gli anni a venire. D’altra parte, l’allora imberbe cantante frequentava ancora la scuola, e non aveva idea che qualcuno avrebbe mai ascoltato la canzone oltre ai suoi compagni di classe. 

Il tema della canzone, inoltre, era completamente diverso da quello che poteva evocare il fuorviante titolo: l'esistenza di tutti è praticamente la stessa, tutti vivono, tutti muoiono, tutti soffrono. Il senso è, quindi, quanto di più lontano si possa scrivere da una canzone razzista. Eppure, per lungo tempo, sembrava che nessuno riuscisse a elaborare un concetto che andasse oltre la violenza dirompente contenuta nel titolo del brano. Il quale, come alcuni di voi sapranno, ha preso spunto da un capolavoro dell’esistenzialismo quale Lo Straniero di Albert Camus. Killing An Arab è, dunque, la trasposizione in note di un passaggio del romanzo in cui il protagonista (Meursault) pensa alla vacuità della vita dopo aver ucciso un uomo su una spiaggia, per ragioni che non riesce a spiegare. Il libro è ambientato in Algeria (allora possedimento francese), ed era, quindi, solo per motivi geografici che la vittima fosse un arabo.

Tuttavia, questa canzone venne pubblicata in un momento storico in cui il National Front, un gruppo il cui grido di battaglia era "Keep England White", era in forte ascesa. In alcuni spettacoli, giovani balordi appartenenti al gruppo di estrema destra (spesso skinhead) si presentavano agli spettacoli dei Cure solo per cantare Killing An Arab,  per scoprire, poi, che il gruppo si occupava del lato più introspettivo e sensibile del punk rock. D’altra parte, erano quelli che avevano scritto Boys Don’t Cry, un esplicito invito a non trattenere le proprie emozioni e a esternare i sentimenti, anche attraverso le lacrime. 

Non c’era nulla da fare, però, perché quel titolo era destinato a creare un sacco di problemi a Robert Smith e soci.

I nascenti Cure, infatti, quando registrarono per la prima volta la canzone, avevano firmato un contratto con l'etichetta tedesca Hansa. I dirigenti della casa discografica, però, appena ascoltarono il brano, fecero marcia indietro, spaventati da quel titolo francamente complicato da digerire. Invece di orientarsi verso nuove scelte per compiacere Hansa, i Cure insistettero per la pubblicazione della canzone e, ricevuta l’ennesima risposta negativa, con un'astuta mossa commerciale, riacquistarono i diritti di Killing An Arab e di altre canzoni che avevano registrato per l'etichetta. 

Senza etichetta, la band iniziò a inviare a varie case discografiche copie di un loro demo tape, che conteneva Killing An Arab, Boys Don't Cry, 10:15 Saturday Night e It's Not You, senza, tuttavia, avere risposta. L'unico che si interessò a loro fu Chris Parry, che lavorava alla Polydor, ma stava fondando la sua etichetta, la Fiction Records. I Cure accettarono di firmare con la Fiction e registrarono nuove versioni di Killing An Arab e 10:15 Saturday Night, che furono pubblicate come doppio singolo, distribuito prima dall'etichetta indipendente Small Wonder e poi pubblicato su Fiction. 

Iniziò così una lunga e fruttuosa collaborazione tra la Fiction Records e i Cure. L'etichetta diede alla band grande libertà espressiva, che permise al gruppo di aprire nuovi orizzonti nel genere del rock alternativo. Chris Parry ha prodotto il loro primo singolo e il loro primo album, Three Imaginary Boys, ma poi ha consentito a Robert Smith di assumersi la maggior parte dei compiti di produzione e di prendere il controllo creativo della band.

Com'era prevedibile, il brano suscitò proteste da parte di molti che ne travisavano il significato. Quando i Cure, ad esempio, fecero uno spettacolo al Kingston Polytechnic nel 1979, il sindacato studentesco disse loro di non suonare la canzone. Robert Smith risolse il problema, spiegando le origini letterarie di Killing An Arab a un gruppo di studenti che rappresentavano il sindacato, e la canzone venne quindi inclusa nella scaletta dello show. Ma non era ancora finita.

Quando nel 1986, venne pubblicata la raccolta di singoli Standing On a Beach (titolo che contiene un altro riferimento a Lo Straniero Di Camus), il pubblico americano si accorse dei Cure ma, inevitabilmente, anche di Killing An Arab, la canzone che apriva il greatest hits. Il Comitato anti-discriminazione arabo-americano, sostenendo che i deejay razzisti usassero il singolo per alimentare il sentimento anti-arabo negli Stati Uniti, lanciò una campagna per fare pressione sull'etichetta discografica affinché rimuovesse il brano dalla raccolta. Robert Smith rifiutò, ma accettò di scrivere un messaggio conciliante che apparve sulla copertina dell'album: "La canzone Killing An Arab non ha assolutamente alcun significato razzista. È una canzone che denuncia l'esistenza di ogni pregiudizio e della conseguente violenza che ne deriva. I Cure condannano il suo utilizzo per promuovere sentimenti anti-arabi."

Nelle settimane successive agli attacchi terroristici dell'11 settembre, Robert Smith e la sua canzone finirono nuovamente nell’occhio del ciclone, tanto che il cantante, chiamato in causa da varie testate giornalistiche, sbottò dicendo che se anche il brano non aveva alcun intento razzista, forse sarebbe stato meglio cambiare il titolo. Cosa che i Cure fecero occasionalmente, presentando dal vivo il brano con il titolo alternativo di Killing Another, allo scopo di evitare l'inevitabile fraintendimento del significato della canzone. Durante il loro Reflections Tour del 2011, poi, eseguirono la canzone con il titolo di Killing An Ahab, facendo ironico riferimento al romanzo di Herman Melville, Moby Dick.