Tokio, Rio, Mosca, Berlino, Denver, Nairobi, Helsinki e Oslo. No, non stiamo pianificando uno schizofrenico giro del mondo in 13 puntate, o forse si?
Otto sconosciuti, otto criminali, ognuno con il suo debito da scontare con la giustizia. C’è chi fugge dal dolore, chi dai suoi personali demoni, chi semplicemente cerca una vita migliore. Vengono trovati e messi insieme dal “Professore”. Una squadra perfetta, un piano perfetto…o quasi.
Il Professore sta pianificando il più grande colpo mai realizzato. Lo ha studiato minuziosamente per anni prima di mettere insieme gli otto. Ha pensato a tutto, nei minimi dettagli. Ma c’è qualcosa a cui il Professore non ha pensato, quell’unica cosa che potrebbe far saltare il piano: la natura umana.
Quando ha messo insieme la squadra ha dato loro delle semplici regole: niente nomi, niente informazioni personali, niente relazioni. Ma Tokio le ha già infrante tutte. L’amore, pensa, l’amore ti fotte sempre.
Quando i nostri otto entrano nella zecca di stato di Madrid si sentono molto sicuri di sé stessi. Il Professore ha pianificato un colpo infallibile e li ha preparati per 5 lunghi mesi.
Berlino, il capo del gruppo, conosce le regole, e prendendo in ostaggio impiegati e ignari visitatori dichiara subito che non verrà fatto del male a nessuno e soprattutto non verrà rubato nulla. Il piano è semplice: in poco più di 10 giorni usciranno dalla zecca con 2.400 milioni di euro freschi di stampa e un biglietto in tasca per una vita migliore.
Una regia pulita e valorizzata nelle scene più action. Una sceneggiatura, dello stesso Alex Pina e del suo team, non senza sbavature, ma che funziona, dà ritmo e tiene alto l’interesse dello spettatore.
I personaggi sono ben caratterizzati, a partire dalla bellissima Tokio, che è anche voce narrante ed è interpretata da Úrsula Corberó Delgado, una donna tormentata e sagace, vuole a tutti i costi sembrare invincibile, ma la sua armatura è la prima a mostrare delle incrinature.
A parte gli otto criminali e il Professore, abbiamo l’ispettore Raquel Murillo, incaricata della negoziazione. Tra lei e Salvador, il Professore, si creerà subito un’attrazione che metterà a rischio il piano. Tra gli ostaggi che daranno del filo da torcere a Tokio & Co abbiamo Arturo, il direttore della zecca, Monica, la sua amante e Alison, figlia di un diplomatico britannico e “lasciapassare” dei rapinatori. Un peccato che alcuni personaggi potenzialmente interessanti come Nairobi siano appena accennati, ma per questo si spera nella seconda stagione, già prevista su Netflix.
Vi consiglio la visione de La Casa di Carta perché è un perfetto esempio di come gli spagnoli, che già nel cinema avevano mostrato una nuova primavera artistica, stiano lasciando il segno anche nella serialità con piccoli progetti – per glam, budget e scelte di casting – che portano una ventata d’aria fresca nel mondo delle serie, da troppo tempo dominato da mastodontiche opere americane, dove spesso la patina dorata che le riveste ha la meglio sul contenuto.
E poi, se state già canticchiando “My life is going on” di Cecilia Krull, che accompagna gli splendidi titoli di testa, date un’occhiata alla soundtrack de La Casa de Papel, che spazia dalla tradizione spagnola a Beethoven, Schubert, fino a Bella Ciao dei Modena City Ramblers.