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THE BOOKSTORECARTA CANTA
La Casa Tonda
Louise Erdrich
2013  (Feltrinelli)
LIBRI E ALTRE STORIE
7/10
all THE BOOKSTORE
12/07/2017
Louise Erdrich
La Casa Tonda

1988. La comunità di una riserva indiana nel North Dakota è scossa da un crimine di un'efferatezza inedita per quei luoghi. La moglie del giudice Coutts, Geraldine, che ha subìto l'aggressione, si è chiusa nel silenzio ed è caduta in una profonda depressione. Se è viva, lo deve alla propria presenza di spirito: ha approfittato di un momento di distrazione dell'assalitore ed è fuggita in automobile. Sembra che dopo averle usato violenza, l'uomo abbia tentato addirittura di bruciarla viva cospargendola di benzina. "Sembra", perché la faccenda presenta molti lati oscuri e perché la vittima si rifiuta di parlarne. Assistito dalle due polizie che operano all'interno della riserva, quella indiana e quella americana, Coutts inizia a indagare. Ma Coutts non è un giudice d'assalto, il suo lavoro si è sempre limitato a liti tra vicini, furtarelli, piccole truffe, ubriachezza, un po' di droga. Toccherà al figlio tredicenne Joe intervenire per cercare di far luce sul mistero.

La Casa Tonda è un romanzo insolito, almeno per tutti coloro che non hanno mai affrontato la prosa di Louise Erdrich. Insolito, in primo luogo, perché nonostante le indicazioni fuorvianti della sinossi in quarta di copertina, siamo ben lontani dal genere thriller, artatamente suggerito. La trama, semmai, parte da uno spunto noir (la brutale aggressione subita dalla mamma del protagonista), che serve a creare inquietudine, ma che in realtà svolge nello sviluppo del romanzo un ruolo, tutto sommato, marginale. Insomma, mancano tutte quelle caratteristiche che sono tipiche della narrazione gialla: ritmo incalzante, colpi di scena, un’indagine da sviluppare e un assassino da scoprire. Insolito, inoltre, perché l’azione si svolge in una riserva indiana del North Dakota e vede per protagonista una comunità di nativi americani, caratteristica che distingue quasi tutta la produzione letteraria della scrittrice originaria di Little Falls e appartenente, per discendenza materna, alla tribù degli Ojibway. E’ questo, quello che potremmo definire l’aspetto più suggestivo del romanzo, dal momento che la Erdrich si abbandona a frequenti digressioni sulla cultura indiana, le sue tradizioni, la sua mitologia e, soprattutto, sui complessi rapporti fra la comunità autoctona e quella bianca, animata, nella maggior parte dei casi, da un atavico razzismo. In questa cornice particolare, si svolge la vicenda del tredicenne Joe, la cui vita familiare viene stravolta dalla efferata violenza perpetrata nei confronti della madre: lo sgomento, il dolore e la paura si fanno largo nel cuore dell’adolescente che, per la prima volta, deve misurarsi col mondo degli adulti e con dinamiche finora sconosciute. In tal senso, La Casa Tonda è soprattutto un romanzo di formazione, che sfiora per contenuti e ambientazione (siamo nel cuore dell’America rurale) quella celebre novella a firma Stephen King, dal titolo Il Corpo (poi, trasposta al cinema da Rob Reiner col titolo di Stand By Me). Un percorso, quello intrapreso da Joe, che lo porterà a riflettere sulla vita e la morte e sulla dicotomia fra bene e male, due entità, queste, strettamente legate da un processo osmotico e difficilmente scindibili. Un atto estremo e la mano crudele del fato segneranno la conclusione di un viaggio (tanto fisico quanto interiore), il cui approdo sarà una nuova dolente consapevolezza e la perdita dell’innocenza. Niente thriller, dunque, ma un romanzo capace di carpire l’attenzione del lettore, grazie a un intreccio sopraffino, a personaggi vividi (su tutti, la coppia di zii, Whitey e Sonja) e a una prosa capace di sposare due diversi registri: quello ironico e divertito che tratteggia la comunità di appartenenza di Joe, e quello riflessivo e impietoso sulle incongruenze di un mondo che non trova pace nemmeno in Dio.