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RE-LOUDDSTORIE DI ROCK
12/05/2025
Prima Materia
La Coda della Tigre
Nell’Anno Domini 1977 (che passerà alla storia per l’esplosione punk) in Italia usciva un disco che, col senno di poi o di adesso, risulta più attuale di molta della musica e dei generi in voga in quegli anni. Direttamente dal passato, direi quasi ancestrale, rileggiamo con gli occhi di oggi un classico della drone music, il primo (e unico) album dei Prima Materia.

“Chiedi al ’77 se non sai come si fa”

(CCCP Fedeli alla Linea, "Emilia Paranoica")

 

“In verità, due sono i Brahaman da meditare: quello del suono e quello del non suono. Ora, il non suono si rivela attraverso il suono…. questa invero è la strada. Questa è unione completa e pace”

(Brano tratto dalle Upanishad - retro copertina del disco)

 

Col passare degli anni, i vari revival, gli anniversari di dischi, le reunion di gruppi e chi più ne ha più ne metta, guardandosi indietro si scoprono dei veri e propri paradossi temporali: il disco di cui parlerò oggi ne è una vera e propria cartina di tornasole.

Il 1977 è stato un anno molto significativo sia per il mondo musicale, che vedeva la definitiva deflagrazione del movimento punk (con la pubblicazione di Never Mind the Bollocks dei Sex Pistols) e non solo, si pensi alla contestazione studentesca in Italia, da cui la citazione – come al solito – polisensica di uno dei brani cult dei CCCP, "Emilia Paranoica".

Con la fine degli anni Sessanta e il tramonto della filosofia flower-power, declinata nell’italica definizione dei figli dei fiori, e col sorgere di quelli che invece saranno gli anni di piombo, viene pubblicato dalla Ananda - termine sanscrito tratto dalla filosofia induista traducibile come beatitudine, delizia o felicità - (etichetta fondata da Alvin Curran, Giacinto Scelsi e Roberto Laneri) un disco veramente incredibile quale è La coda della Tigre.

 

Prima però di addentrarci nella storia di questo disco, è necessario fare un passo indietro e collocare questa opera (da un certo punto di vista senza tempo) nel contesto dell’epoca e dei fondatori di questa strana etichetta.

Alvin Curran, americano trapiantato a Roma, è stato uno dei fondatori di uno dei gruppi più “estremi” degli anni Sessanta in ambito off, ovvero l’ensemble Musica Elettronica Viva, abbreviato in MEV. Protagonisti di una industrial music ante litteram ispirata anche da John Cage, il loro sound si situava in una zona grigia tra free form, atonalità, rumori assortiti, in sintesi, una musica totalmente “altra” che poteva ospitare in jam sessione collettive sia musicisti affermati come Steve Lacy sia persone totalmente a digiuno di alcuna conoscenza musicale.

Dopo quasi un decennio dedicato a tali “eccessi” musicali, Alvin Curran pubblicò uno dei primi dischi italiani (e non solo) di musica minimalista-new age ovvero Canti e vedute del Giardino Magnetico.

Giacinto Scelsi è un’altra figura leggendaria della musica off italica: compositore che si situa anche lui in una zona grigia e le cui opere possono essere lette come anticipatorie sia del minimalismo, sia della musica classica avanguardistica, sia di sonorità cupe che lambiscono i perimetri musicali della dark ambient, altresì intrisi di misticismo orientale e non; basti pensare che le sue opere sono pubblicate sia da label di musica classica quali Arts, MDG, Stradivarius, sia da etichette come ECM, Sub Rosa Karios, etc.

Infine, Roberto Laneri, che dopo un diploma in clarinetto presso il Conservatorio di Santa Cecilia e la partecipazione alla scena free romana, si trasferisce a San Diego diventando un esperto in canto armonico, entrando in contatto con un gruppo di studio Extended Vocal Techiniques. Esperienza da cui si distaccò non condividendone integralmente gli scopi, ma che lo porterà a fondare l’ensemble vocale Materia Prima.

 

Operativo fin dal 1973 il gruppo, composto oltre che dallo stesso Laneri, da Susan Hendricks, Claudio Ricciardi e Gianni Nebbiosi, giungerà alla pubblicazione del loro primo (ed unico) disco La Coda della Tigre nel fatidico anno 1977.

Un disco oggi classificabile quale drone music, ovvero quella tendenza della musica minimalista più interessata a sviluppare dei bordoni, ovvero un uso prolungato di suoni o note che si prolungano apparentemente in maniera statica, al contrario delle cellule musicali ossessivamente ripetute in altri autori minimalisti, quale ad esempio Philip Glass.

La cosa incredibile è che tutti i suoni del disco, un'unica lunga suite che si sviluppa nei due lati dell’(allora) vinile, è prodotta dagli Om che il quartetto vocalizza improvvisando e, come dichiarato dallo stesso Laneri, con l’idea di avvicinarsi al centro del suono, come se fosse un mandala.

Immaginiamoci l’effetto che avranno provato gli avventori dei negozi musicali nel guardare il retro copertina del disco, quattro personaggi vestiti di candido bianco nella posizione meditativa yoga denominata a farfalla su di un tappeto orientale: vai a pensare che non si trattava di quattro “sballatoni” freak ma di un ensemble per la cui esecuzione musicale erano occorsi anni di studio!

 

Del resto, il nome datosi Prima Materia evocava un concetto base dell’alchimia, ovvero la sostanza primordiale ed incorrotta da cui ha avuto origine il mondo.

Il tutto reso ancor più esplicito (ovviamente per soggetti “iniziati”) dalla xilografia in copertina, tratta dal Rosarium Philosophorum, testo alchemico che viene attribuito ad Arnaldo da Villanova vissuto nel 1300, ma le cui illustrazioni tradiscono una realizzazione prossima alla data di pubblicazione a stampa intorno a metà del 1500.

Dette illustrazioni dovrebbero difatti rappresentare i vari passaggi dell’opus alchemica, ovvero la trasmutazione della materia nella pietra filosofale e, proprio la prima di dette immagini, ovvero la Fons Mercurialis o la Fontana della Vita (di cui tratta anche il noto psicoanalista Carl Gustav Jung nel volume 12 dei suoi scritti Psicologia ed Alchimia) è riprodotta nella cover del vinile.

Trascorsi oramai quasi cinquant’anni dalla pubblicazione del disco mi domando: rispetto all’enorme produzione di musica ambient nelle sue varie declinazioni, da quella più vicina al field recording, passando dalla new age per arrivare al dark ambient, dal profluvio quasi quotidiano di nuove produzioni di drone-music, per arrivare all’hauntology, quale della musica nata nel 1977 risulta più diffusa e riprodotta?

Dunque, ritornando ai CCCP Fedeli alla Linea: "Chiedi al ’77 se non sai come si fa".