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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
30/03/2020
SAVAGE
La nebbia, la luce e gli anni ’80
Roberto Zanetti è sempre stato conosciuto anche come SAVAGE, icona dell’elettro pop anni ’80, forte di un solo disco a suo nome uscito nel 1984 (anche se le cronache discografiche dicono l’anno successivo) dal titolo “Tonight” per ZYX Records. Lo abbiamo intervistato e...

“…ho fatto felice il me musicista perché ho avuto la fortuna di vivere gli anni ‘80 e questo è il mio suono… non lo potrei cambiare, non lo cambierò”. (R. Zanetti)

 

Dietro la nebbia arriva sempre la luce. E a favore di luce ogni sagoma è buona per fantasticare su quel che ci aspetta all’orizzonte. Un po’ come quando, dice lui, sul palco spunta una luce teatrale che rischiara la scena. Roberto Zanetti è un nome che trovi scritto spesso nelle grandi produzioni nazionali e internazionali e non penso sia questo il momento di far stesa di trofei per dar credito ad uno dei tanti autori artigiani del suono e delle forme liriche che stanno dietro le quinte e determinano il successo che poi alla fine mettiamo in bocca agli attori di scena, quelli belli e facoltosi. Funziona così, ha sempre funzionato così e non ce ne lamentiamo. Ma Roberto Zanetti è sempre stato conosciuto anche come SAVAGE, icona dell’elettro pop anni ’80, forte di un solo disco a suo nome uscito nel 1984 (anche se le cronache discografiche dicono l’anno successivo) dal titolo “Tonight” per ZYX Records.

Tantissimi hanno reclamato la sua voce e soprattutto il suo suono, sempre in bilico tra realtà e sogno. Lo conosco così, riesco a scoprirlo grazie a questa seconda pubblicazione per DWA Records dal titolo “Love and Rain”: un doppio vinile trasparente, opaco e fuligginoso, sognante anche nella fattura estetica, coperto da questa nebbia che in copertina restituisce una visione quasi mistica, quasi extra-terrena… e dentro c’è l’amore ad aver ispirato ogni angolo delle nuove scritture di Savage, 15 inediti più una nuova faccia orchestrale ed orchestrata ad arte per quel grande successo che fu “Only You”.

Ricordo l’adolescente che ero, e l’epoca del bit era già bella che emancipata, ricordo le basse frequenze degli Snap!, ricordo quanto era importante misurarne la pressione e la definizione agli occhi degli amici accorsi alla festa… e ricordo quei sintetizzatori puliti, dagli angoli vivi e dai contorni ad alto contrasto. Ricordo le onde che modulavano sensazioni di sballo come fossero droghe leggere, ricordo le mani che non avevano tempo di incrociarsi… ricordo l’America che sembrava sempre meno distante nonostante molta di questa musica arrivasse da tutt’altra parte del mondo. Ricordo quel bisogno di sentirsi padroni della scena luminosa. E che bello era collegare le casse, le tastiere e lasciar che i cavi creassero il loro maledettissimo caos.

Erano gli anni ’80, poi i ’90… erano gli anni dei colori accesi e dei sogni davvero pop.

Savage canta l’amore… e non ha alcuna intenzione di somigliare a qualcuno dei nuovi “artisti” digitali dell’era moderna capace soltanto di clonare gli antichi partigiani del suono.

Savage, per fortuna, non ha mai smesso di farsi felice… strada facendo.

La prima parola che mi viene in mente è appunto “passato”. Ho trovato “Love and Rain” un disco fortemente ancorato al passato. Sbaglio? E se così fosse, perché questa scelta?

Ancorato al passato ma proiettato al futuro….Nel 1984 ho pubblicato il mio primo e unico album. Poi per anni ho fatto solo autore e produttore per altri, collezionando innumerevoli hit mondiali ma trascurando il Savage Artista. Ho voluto quindi riprendere da dove mi ero fermato e sono felice di averlo fatto. In primis ho accontentato i fan che anzi ora mi stanno chiedendo di fare un album come questo ogni anno. Poi ho fatto felice il me musicista perché ho avuto la fortuna di vivere gli anni 80 e questo è il mio suono… non lo potrei cambiare, non lo cambierò.

Il titolo come le immagini di copertina, come il colore sulla trasparenza di questi due vinili. Fermiamoci qui un momento. Ci posso vedere nostalgia, ci posso vedere una coltre di fumo e di nebbia che ostacola la vista, il futuro… oppure ci posso vedere la luce che emerge anche in uno scenario così ostico. Dunque questo è un disco di nostalgia o di speranza? Di amore o di pioggia?

È un disco di Amore con la A maiuscola perché le vere canzoni pop sono proprio quelle che parlano di questo nobile sentimento, che a volte è felice o ti dà felicità, altre volte è triste e provoca dolore… e qui la pioggia… La nebbia o meglio la coltre di fumo è quella dei palcoscenici dove da un angolo spunta una luce teatrale che rischiara la scena. Il Futuro è nelle nostre mani sta a noi decidere se distruggere o no questo mondo, lo dico nell’unica canzone che non parla d’amore, “Where is the Freedom”, dove la frase più importante è We are the future.

Un suono grandioso, molto curato, molto definito soprattutto nelle ritmiche. Ricordo la mia adolescenza in cui andava di moda “pompare” le basse frequenze per celebrare e misurare la bellezza di un disco o di un impianto. Ricordi? In qualche misura ho ritrovato quelle sensazioni lì… anche se forse sono totalmente fuori strada… cosa mi dici?

Le canzoni di oggi nascono per il telefonino, non hanno bisogno di bassi perché tanto il telefonino non li tira fuori. Io ho usato sintetizzatori e batterie elettroniche vintage per ricreare quel sound che avevo in testa e che mi aveva formato. L’orchestra di archi ha poi dato grandiosità alle parti più importanti.

Altra parola: pop. Soprattutto nell’immagine della quarta di copertina di questo bellissimo gatefold, SAVAGE mi appare in una posa decisamente mainstream in merito all’amore. Una posa che non si sminuisce, non si rende ridicola ma che invece è assai coerente con il disco e con il suo suono. Quanto è pop (in senso alto) questo disco? Quanto cioè cerca la fetta maggiore del pubblico?

Il pop è un’arte, l’arte di collegare il tuo cervello a quello di milioni di persone trasmettendo sensazioni. Io ho sempre avuto quel pregio, di scrivere canzoni che mi collegano al mio pubblico. È come avere un cavetto USB che si collega da cuore a cuore. Sapessi che emozione cantare davanti a cinque, diecimila persone e vedere alcuni fan che ti guardano e piangono. Sapere che sei stato la colonna sonora della loro vita. Anche quando scrivevo per altri avevo quel dono, melodie semplici che ti si piantavano nel cervello… Dalle prime reazioni riscontrate nei social è un disco che piace a tutti, inizialmente a coloro che hanno amato gli anni 80, ma poi anche a tutti gli altri che lo ascoltano a volte per caso e poi se ne innamorano.

Dalle ultime tue avventure personali, come artista, il suono, la musica ma soprattutto il modo di parlare al pubblico si è totalmente rivoluzionato. Oggi ci sono i social. “Love and Rain” nasce anche per vivere con e nei social? Oppure sei rimasto ancora al passato anche in questo?

“Love And Rain” nasce anche per merito dei Social. Sono stati i fan che incontravo ai concerti ma anche quelli che mi hanno trovato nei social che mi hanno chiesto e poi spinto a realizzare un nuovo lavoro. Io ho un rapporto fantastico con loro, cerco di rispondere a tutti quando riesco. Se vai a visitare la mia Pagina Facebook “Savage Roberto Zanetti” capisci subito di cosa ti sto parlando.

Nella tua carriera, oltre a Savage, c’è stata tantissima musica diversa, molta che conosciamo tutti e che non importa ora ripescare. Moltissime di queste produzioni che portano la tua firma però sembrano deviare dalla natura che trovo chiusa dentro i solchi di questo disco. Sembra… sembra quasi che finalmente tu sia tornato in possesso della tua stessa verità… sembra così, a me perlomeno… che mi dici?

Quando scrivo per altri sono costretto a rincorrere le classifiche perché è questo che vogliono da me, ma è ovvio che, se scrivo per me, devo necessariamente essere coinvolto dalla canzone. La canzone nasce sempre al pianoforte, voce e pianoforte, ed è lì che nasce il connubio note/parole che determinano poi il brano. Questo disco è nato per essere un bel disco innanzitutto, non è costretto a seguire le mode ma semmai sono le mode che lo devono scoprire e decretarlo fashion se vogliono. È un disco nato dal cuore per il cuore.

Voglio chiudere pensando alla frase che hai nascosto all’interno del gatefold. L’amore per te è un punto chiave, credo anche del suono stesso. Quella frase mi fa pensare che nelle tue convinzioni gli individui abbiano dentro l’amore, di default, come condizione originale. Pensi quindi che il mondo e l’attualità sia contenitore di pioggia? Pensi quindi che il segreto sia ricordarci l’origine delle cose, sia ricordarci che di base l’individuo porta con se l’amore e non la pioggia?

La frase è estrapolata dal testo di “I love you” e quindi affermo “siccome io so che anche tu mi ami…io ti amo”. É una dichiarazione di amore verso una donna ma anche verso i fan che mi hanno aspettato per così tanti anni. La pioggia viene fuori ogni tanto, in ogni storia sentimentale, ma poi torna il sereno e se il sentimento è forte vince l’Amore.

L’Amore è il sentimento più bello che governa la vita. Nel video di “I Love You” ho raccontato la storia d’amore per eccellenza, l’amore di un uomo e una donna che si incontrano da bambini e passano tutta la vita insieme…la più bella Favola d’Amore.


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