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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
23/06/2025
Live Report
La Prima Estate - Day 2 (Air, St. Vincent, Calibro 35)
Nel giorno del solstizio d’estate, la seconda data del Festival estivo della Versilia ci ha proposto il raffinato jazz funk dei Calibro 35, l’energia e la sensualità di St. Vincent e il caleidoscopio di suoni dal futuro degli Air, per un live che ha il suo punto di forza nella varietà, nella qualità e nelle emozioni.

Sabato 21 giugno è il giorno più lungo dell’anno, e cosa fare di più suggestivo ed estivo se non assistere a una lunga giornata di musica dal vivo che comincia nel pomeriggio e ci accompagna verso la notte con un lungo tramonto?

Di suggestione in suggestione, in questo inizio d’estate, eccoci allora al festival La Prima Estate. Nello spazio ampio e ben organizzato del Parco Bussoladomani di Lido di Camaiore, la giornata del 21 viene aperta dalla poliedrica Le Nora e dalle note e il mistero de la Prima Stanza a Destra. Il loro turno è nel pomeriggio e tuttavia ambedue le esibizioni riescono ad attrarre l’attenzione e la curiosità dei presenti, inclusi non pochi fan che già seguono questi artisti. C’è chi si è organizzato con teli da mare e da picnic e per fortuna ci sono anche zone d’ombra dalle quali godersi il live.

 

Intorno alle 19.30 arriva il momento dei Calibro 35, reduci dalla recente pubblicazione del loro album Exploration. Nella loro consueta formazione a quattro (Enrico Gabrielli, tastiere e fiati; Fabio Rondanini, batteria; Massimo Martellotta, chitarra e sintetizzatore; Roberto Dragonetti, basso; e ricordando sempre il contributo nella parte della produzione di Tommaso Colliva, membro effettivo ma non presente nel live). I Calibro 35 si dimostrano in grande forma e sono in grado di trascinare il pubblico con la loro formula jazz-funk e molto altro, che rievoca un immaginario vintage fatto di colonne sonore dei film di genere (film d’azione, poliziotteschi italiani, ma anche blaxploitation) e di sigle.

Il mio momento preferito è l’esecuzione di un brano riproposto peraltro proprio nel loro ultimo album: “Discomania” di Pietro Umiliani, indimenticabile sigla di chiusura di Novantesimo Minuto. Una piccola magia, ascoltare queste note che mi riportano con la mente al me bambino e a quel momento della domenica unico nel suo genere. Le immagini dei gol della giornata di campionato venivano proposte per la prima volta a tutti proprio in quel programma. In questo live il pezzo è accompagnato sul grande schermo del palco da una clip di immagini d’antan a tema calcistico, quasi a rievocare quei tempi pionieristici, in cui le immagini le potevi attendere, in differita, ma non ne saresti stato travolto.  Anzi, in questa occasione, nel finale del brano, mentre scorre il filmato della girandola di gol che contraddistinsero la celebre Italia-Germania dei Mondiali del 1970, la fine arriva proprio poco prima del gol decisivo di Rivera che fissò il 4-3 finale di un match leggendario. Una sfida alla nostra memoria o uno scherzo giocato sulla nostra attesa di un’apoteosi?

 

A seguire è il turno di St. Vincent. La luce del sole è ormai molto bassa sull’orizzonte e accompagna il live in un fiabesco lungo crepuscolo per tutta la sua durata. La rocker originaria di Oklahoma e Texas cesella lo show puntando sulla consueta energia del suo live e aggiungendo elementi di narrazione personale e ostentazione in cui si mostra giocosamente sensuale ed esplicita, condividendo il messaggio di una vita che ci dà un tempo limitato e nella quale dobbiamo osare amare e rischiare.

La partenza è in quarta, con "Reckless", "Fear the Future", "Los Ageless" e "Broken Man", quindi con brani che pescano dal recente All Born Screaming  mescolati con altri del repertorio. St Vincent, alias Annie Clark, è un ciclone che ondeggia con la sua chitarra tra il microfono e il resto del palco, flirtando col pubblico, baciando ora il chitarrista Jason Falkner, ora il bassista Robert Alex, che compongono la band insieme a Rachel Eckroth alle tastiere e Mark Guiliana alla batteria.

Nello show di St. Vincent i virtuosismi si armonizzano con la teatralità delle pose, dei cambi di strumento, dell’interazione tra i vari membri della band e anche dello staff di supporto e l’avanzare della playlist invita a un coinvolgimento anche emotivo da parte del pubblico

Le successive "Pay Your Way in Pain" e "Flea" virano infatti su un registro intimo e disperato. Dopo il primo impatto di forza e carattere, St. Vincent scopre ed espone anche il suo lato vulnerabile, alla ricerca di empatia col pubblico dal quale anela un grande abbraccio. L’artista ribatte sul concetto del tempo limitato che abbiamo nella nostra vita e del bisogno di vivere pienamente con gli altri. È il mood che serve per introdurci a "New York", la sua personale visione di una città in cui tutto può succedere e l’inizio del trittico finale che ci conduce verso "All Born Screaming", con la sua coda quasi gospel che chiude il cerchio della vita proprio nel momento in cui era iniziata.

 

Dopo un’intensa ora di St Vincent, arriva una lunga pausa per preparare il palco per gli Air. Il duo francese composto da Nicholas Godin e Jean-Benoit Dunckel (accompagnati da un batterista nel loro live) si presenta letteralmente incapsulato in una stanza futuristica ricostruita sullo stage, con gli strumenti allestiti in uno spazio che potrebbe essere quello di un’astronave o di un appartamento dell’anno 3000, inizialmente circonfuso di un bianco splendente, che poi irradierà invece un caleidoscopio di colori durante il concerto.

L’oscurità della notte ha ormai preso il sopravvento e l’atmosfera è propizia per lo show di luci e di suoni del duo francese. Forse pochi riconoscono tutti i pezzi in scaletta, ma è certo che la magia che i due sanno creare con i loro suoni (che sarebbe riduttivo etichettare solamente come “elettronica”) ha catturato i cuori di molti e va ben oltre l’entusiasta accoglienza riservata alla hit "Sexy Boy", riproposta quasi all’inizio come secondo pezzo.

Intorno alla mezzanotte, gli Air chiudono con un bis chiesto a gran voce dal pubblico, in una data che ha saputo offrirci accenti di musica estremanente diversi tra loro, ma accomunati da grande qualità e dalla capacità degli artisti di creare una vera connessione di emozioni con la platea.