Siamo nel 1981, François Truffaut è al suo penultimo lungometraggio, il regista francese morirà qualche anno dopo in seguito alle conseguenze di un tumore al cervello che non gli lascerà scampo. Anche negli anni '80 Truffaut ci regala film memorabili, La signora della porta accanto è un puro melodramma d'amore e passione senza troppe letture recondite se non quelle degli scherzi e degli sviluppi che la vita ci presenta. A metterlo in scena, diretti dal grande regista, un Gérard Depardieu già divo e allora trentatreenne e la quasi esordiente Fanny Ardant, di un anno più giovane, che fino a quel momento aveva più che altro lavorato per la televisione francese e che diverrà a breve la compagna di Truffaut.
Con pochi elementi, poche location e diverse idee indovinate, il regista francese costruisce una storia dove a farla da padrone sono i sentimenti forti, l'amore ma soprattutto il (ri)sollevarsi di passioni sopite, riaccese, incontrollabili, che vanno a scardinare sicurezze e stili di vita costruiti magari con dolore, pazienza e con l'aiuto del tempo e della lontananza, riemerse in un ambiente placido, borghese, dove gli eccessi sembrano all'apparenza non poter trovare posto, e invece...
È la signora Odile Jouve (Véronique Silver) a introdurci alla vicenda cui andremo ad assistere; la donna è la proprietaria di un circolo di tennis in una località non lontana dalla città di Grenoble. In una villa nei pressi abitano i coniugi Coudray, Bernard (Gérard Depardieu), un insegnante di guida in una specie di scuola nautica, e la moglie Arlette (Michèle Baumgartner), una casalinga che bada al loro piccolo figlioletto Thomas (Olivier Becquaert). Nella casa accanto alla loro con la quale i coniugi condividono il cortile, sfitta da tempo, arrivano dei nuovi vicini: Philippe Bauchard (Henri Garcin), un controllore di volo all'aeroporto di Grenoble e sua moglie Mathilde (Fanny Ardant), appassionata di disegno e in via di trovare una carriera nel mondo dei libri dell'infanzia in qualità di illustratrice.
Dopo le presentazioni di rito durante le quali le due coppie fanno una buona impressione l'una sull'altra veniamo a scoprire come Mathilde e Bernard si conoscano già da tempo, cosa taciuta ai rispettivi compagni nel momento dell'incontro tra le due coppie, e che i due sono stati protagonisti in passato di un'appassionata storia d'amore che ha lasciato su entrambi, soprattutto sulla donna, delle profonde cicatrici non del tutto dimenticate e sopite. I vecchi sentimenti riaffiorano andando a rimestare e sconvolgere le esistenze dei quattro protagonisti che proveranno con mano quanto l'intensità dei sentimenti, a volte incontrollabili, possano fare davvero male.
La signora della porta accanto segue a brevissima distanza L'ultimo metrò nella filmografia di François Truffaut, torna Depardieu (che come nel precedente film, anche qui interpreta un uomo di nome Bernard) che questa volta ha al suo fianco una bravissima e sensuale Fanny Ardant. Se nel film precedente l'aspetto sentimentale era trattenuto, imbrigliato dalla situazione e dalle circostanze, dal contesto storico, qui si sciolgono i lacci e la passione diventa straripante fino alle estreme conseguenze.
Senza troppo rivelare dei movimenti della trama, e senza accennare al finale del film, è proprio la voce narrante, la figura della signora Odile che ci presenta i trascorsi e il presente dei due protagonisti, a essere riferimento lampante di quell'amore folle e totalizzante che può portare a gesti estremi, proprio come quello compiuto in gioventù dalla direttrice del centro sportivo.
In un racconto circolare (si inizia e si finisce sulla stessa sequenza), Odile ci narra la passione bruciante di Mathilde con la quale in qualche modo si identifica e rivive il dolore incontrollabile e il male che può fare un amore forte finito non nel migliore dei modi, un amore che Truffaut ci mostra essere capace di far perdere la testa anche a chi, all'apparenza, sembra poterlo ormai tenere sotto controllo, orientato a una vita familiare consolidata e tranquilla, con l'amore per (e di) un bambino a riempire le giornate, emblematica la sequenza magnifica della scenata che Bernard compie di fronte a tutti al circolo del tennis.
Girato con grande fluidità e senza particolari virtuosismi La signora della porta accanto si può dire, giocando proprio sulla misura perfetta, una delle opere più riuscite e appaganti del regista francese, innalzata anche dalla presenza di una coppia d'attori stupenda, capace di oscillare sempre tra passione e controllo all'interno di una relazione clandestina destinata a fare molto male. La passione per la passione di Truffaut. Chapeau.