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REVIEWSLE RECENSIONI
06/09/2019
One More Hey
Lack Of Ceiling (EP)
Lack Of Ceiling è letteralmente la mancanza di un soffitto e quindi di un qualcosa che racchiuda e ponga un limite, e One More Hey è un nome scelto squisitamente in virtù della sua musicalità, del suo ritmo.

Quattro ventenni si conoscono al Conservatorio dove studiano e uniscono la loro comune passione per la musica formando una band. Ognuno con le sue peculiari sensibilità e gusti, con il suo approccio, mette del suo in un progetto condiviso.  Nel giro di appena otto mesi ecco qui un EP, svariati live show e un continuo work in progress creativo e compositivo. Questa è la storia degli One More Hey, band situata in provincia di Frosinone, giovane e di recentissima formazione. Ed è anche la storia di Lack Of Ceiling, il loro EP primogenito.

Fumosità ed evanescenza sono probabilmente i due termini più adatti a rendere un’idea del progetto. Lack Of Ceiling è letteralmente la mancanza di un soffitto e quindi di un qualcosa che racchiuda e ponga un limite, e One More Hey è un nome scelto squisitamente in virtù della sua musicalità, del suo ritmo. Tale indefinitezza si riversa nei testi delle canzoni, mai troppo espliciti ma con generose concessioni al surreale. E si riversa pure nella mancanza di un genere a cui affiliarsi facendo del crossover e del melting pot musicale l’unica regola. Tale creatività “anarchica” non ci faccia però pensare a qualcosa di disordinato, confusionario e mancante di carattere. Anzi quella degli One More Hey è una fumosità che sa di concreto, di costruttivo, che produce. I sette brani dell’EP ce lo dimostrano senza stancarci o annoiarci.

Filo rosso comune fra di essi è quella tensione sotterranea che li percorre dandoci l’impressione che qualcosa stia per esplodere. Il che, poi, effettivamente non accade ma rimanda al continuo farsi del progetto, come a significare che questo è solo l’inizio di un’interessante avventura musicale. Quando ho incontrato i componenti della band per una chiacchierata informale mi hanno parlato delle loro preferenze su un brano specifico. Differenze legate ai loro gusti e alle sensazioni che ogni brano evoca anche sulla base delle storie personali che possono esserci dentro. Anche se poi l’ego e l’approccio soggettivo sono tenuti sempre sullo sfondo e funzionano solo al servizio del pezzo. Come se le loro individualità venissero messe da parte per fondersi in qualcosa di molto più grande e totalizzante che è la loro musica.

Simili considerazioni da parte di musicisti così giovani mi hanno stupita perché rivelano un amore e una dedizione sempre più rari. E l’ascolto dei pezzi, nei loro toni soffusi che poi crescono facendosi più decisi, dalla variegata ed imprevedibile “How Many Times” alla dolce ed acustica “Tom’s Excuse”, lo conferma. Sappiamo che siano in cantiere nuovi brani e le aspettative così gentilmente stuzzicate in questo piacevolissimo esordio riescano a tenerci col fiato sospeso.


TAGS: alternative | indie | LackOfCeiling | loudd | OneMoreHey | recensione | SaraFabrizi