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REVIEWSLE RECENSIONI
26/02/2018
Decibel
L'Anticristo
[...] l'ascolto delle tredici tracce che compongono l'album trasmettono chiaramente l'urgenza del gruppo di veicolare precisi ed importanti messaggi attraverso una forma canzone muscolare, suonata praticamente in presa diretta, senza orpelli e quasi priva di sovraincisioni...
di Alessandro Menabue

I Decibel ci hanno preso gusto. Ad un solo anno di distanza da "Noblesse Oblige" - l'album che ha segnato la reunion della band - Silvio Capeccia, Fulvio Muzio ed Enrico Ruggeri si ripresentano sulle scene musicali con "L'Anticristo", un disco robusto e intenso che conferma come il loro ritorno non sia semplicemente un'astuta operazione nostalgia. Al contrario, l'ascolto delle tredici tracce che compongono l'album trasmettono chiaramente l'urgenza del gruppo di veicolare precisi ed importanti messaggi attraverso una forma canzone muscolare, suonata praticamente in presa diretta, senza orpelli e quasi priva di sovraincisioni. Il tutto filtrato, e non potrebbe essere altrimenti, dalla lunga e multiforme carriera solista di Enrico Ruggeri che - non va dimenticato - durante i suoi quattro decenni di attività si è rivelato uno dei cantautori più poliedrici del panorama musicale italiano.

Un primo assaggio de "L'anticristo" lo si è potuto apprezzare durante l'ultimo Festival di Sanremo dove i Decibel hanno presentato Lettera al Duca, intenso brano dedicato a David Bowie in bilico tra new wave e glam rock che, a dispetto di quanto decretato dalla classifica finale della manifestazione, è stata una delle canzoni più convincenti; la loro esibizione durante la quarta serata con Midge Ure (leader dopo l'abbandono di John Foxx dei mai abbastanza lodati Ultravox) resta il momento musicale più alto dell'intera trasmissione. Queste circostanze avevano creato una certa aspettativa verso l'album e le speranze non sono andate deluse.

Ben lungi dall'essere un disco punk, come è stato da più parti sbrigativamente descritto, buona parte delle canzoni de "L'Anticristo" poggiano le loro fondamenta su un impianto di vigoroso rock chitarristico, contrappuntato dalle tastiere di Capeccia, di volta in volta arricchito da venature new wave, hard rock, funk, psichedeliche ed in alcuni momenti perfino progressive, un territorio che Ruggeri aveva già frequentato in alcuni brani del suo sottovalutato album "Fango e Stelle" del 1996. Non mancano alcuni momenti nei quali l'impeto si placa per lasciare spazio ad oscure ballate distorte (My Acid Queen) e cabaret psichedelico (Sally Go Round!) pur lasciando intatta quella tensione che permea tutto il disco, grazie anche alle liriche di Ruggeri che raccontano (e criticano) con calzante radicalità il mondo ed il tempo che viviamo. C'è un verso di Lettera al Duca che sintetizza efficacemente il tono dell'album: "Io non capisco più certe meschinità / Le misere mediocrità".

"L'anticristo" tratteggia un presente ed una società dai contorni sinistri, inquietanti; descrive una parte di umanità - quella occidentale - difficilmente redimibile, talmente impegnata ad alimentare i propri falsi bisogni (il più delle volte imposti dai media, dall'economia, dalla politica) da non avvertire nemmeno più l'urgenza di domandarsi se "il bandito è chi ruba nella banca o chi ci sta". Se lo domandano i Decibel, e forse dovremmo cominciare a chiedercelo anche noi.