Su Raiplay è disponibile da diverse settimane l'opera completa di Jean Vigo che, ahinoi, conta purtroppo di pochissimo materiale causa la morte del regista dovuta a tubercolosi quando, astro nascente e non ancora compreso, Vigo si spegneva all'età di appena ventinove anni. Due documentari brevi (A proposito di Nizza e Taris, o del nuoto), un mediometraggio (Zero in condotta) e il suo unico lungometraggio, L'Atalante, che lambisce l'ora e mezza di durata. Il film non fu un grande successo al momento della sua uscita, anzi, un po' come tutta la produzione di Vigo, L'Atalante vide la luce grazie alla volontà del produttore Nounez; oltre lo scarso successo di critica e pubblico il film si attirò anche diverse reprimende per alcune sequenze considerate allora quantomeno audaci e lesive dei buoni costumi del tempo. L'opera di Vigo venne solo nei decenni successivi riscoperta e rivalutata e, guardando proprio L'Atalante, non è così difficile capirne il perché; al regista venne quindi intitolato anche un noto premio cinematografico, il Premio Jean Vigo, che dal 1951 segnala ogni anno il regista francese che per originalità e meriti artistici si distingue manifestando stile e personalità, tra i premiati nel corso degli anni una schiera di nomi illustri tra i quali compaiono Resnais, Chabrol, Godard, Sembène e in anni più recenti Assayas, Desplechin, Garrel e Dumont. Vigo muore proprio poco dopo aver ultimato L'Atalante del quale non fece in tempo a realizzare il montaggio finale da lui desiderato.
L'Atalante è una chiatta che naviga la rete fluviale francese, il suo equipaggio guadagna con piccoli commerci. Il capitano Jean (Jean Dasté) si è appena sposato con la bella e giovane Juliette (Dita Parlo), la ragazza non è mai uscita dal suo piccolo villaggio, per lei ora inizierà una vita matrimoniale in compagnia dell'amato marito, una vita da sposini a bordo dell'Atalante, una piccola cabina da dividere e una vita di bordo insieme all'ormai anziano marinaio esperto père Jules (Michel Simon) e a un giovane mozzo alle prime armi (Louis Lefèbvre). All'inizio l'amore tra i due sposi rende tutto magnifico, poi la mancanza di spazi e di privacy e i continui impegni che il lavoro impone rendono Juliette prima inquieta e poi infelice, l'impossibilità di godere di città come Parigi o Le Havre a causa del ruolo di Jean inizia a pesare, la conoscenza di un venditore ambulante prima (Gilles Margaritis) e la vicinanza a père Jules poi renderanno il capitano molto geloso, tanto da lasciare a terra la sua dolce neosposa. Pentito Jean entrerà in uno stato di forte costernazione, sarà proprio père Jules a rimettere a posto le cose.
Alcune immagini de L'Atalante sono diventate iconiche anche da noi soprattutto grazie alla sigla di Fuori Orario che ce le ha proposte notte dopo notte per tantissimi anni, non a caso vien da dire, il film di Vigo infatti, inquadrato nei suoi anni, gode semplicemente di soluzioni e immagini fantastiche. Prendiamo ad esempio la scena famosa in cui Jean si butta in mare e qui in preda a una visione vede la sua signora vestita da sposa: riprese subacquee e sovrapposizione di immagini oniriche; bellissime le inquadrature sulle vetrine con giochi di riflessi e specchi, da segnalare anche la veduta aerea finale che oggi verrebbe realizzata con un semplice drone magari creando meno stupore, insomma, le scelte di regia, anche nella gestione degli spazi angusti delle cabine dell'Atalante, sono qualcosa che non si può fare a meno di apprezzare e ammirare. Oltre alla magnifica riuscita dal punto di vista visivo c'è anche una tensione sensuale tra i due sposi fatta di sguardi, prossemica e, in una sequenza alternata tra i due protagonisti, anche di bruciante desiderio per l'altro, una lettura quasi lasciva del rapporto tra i due protagonisti che all'epoca fece scalpore e fece accostare Vigo a personaggi come Rimbaud e Céline e per altri versi al movimento surrealista, non solo per le originali trovate di regia ma anche per alcuni allestimenti scenografici, uno su tutte quello della cabina di père Jules zeppa di ninnoli provenienti da tutto il mondo con punte che toccano l'orrore e lo strambo. Menzione per Michel Simon che a trentotto anni si scambia facilmente per un vecchio, ottima la fotografia di Boris Kaufman valorizzata dai recenti restauri. L'Atalante è un pezzo di storia del cinema da recuperare senza ripensamenti e ovviamente, come potrebbe essere altrimenti?, disponibile nella sezione Fuori Orario del catalogo Raiplay.