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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
26/02/2020
Alice Boman
Le interviste di Loudd
Abbiamo raggiunto al telefono Alice Boman per farci raccontare qualcosa di più sul cuore intimo e a tratti contemplativo delle sue canzoni e, nonostante la linea disturbata e le condizioni logistiche non proprio ottimali, un piccolo risultato lo abbiamo portato a casa.

A volte quel che importa è solo scrivere belle canzoni. Cosa ci resta, oggi, di fronte ad un’uscita discografica ogni tre minuti o giù di lì, più della metà delle quali verrà probabilmente dimenticata nel giro di pochi giorni (se mai verrà ascoltata)? Può accadere anche se hai buone canzoni, per carità; il successo non è un qualcosa che si misura con strumenti di rilevamento oggettivi e ad oggi le circostanze in cui gli artisti si muovono sono forse le più difficili in assoluto. Detto questo, possedere una buona capacità di songwriting può aiutare, se non altro a porsi in maniera decisa di fronte al mondo, con l’idea chiara che non si stia rubando niente e con la convinzione di avere tutte le carte in regola per giocarsela fino in fondo.

Alice Boman è di Malmö e aveva già pubblicato due Ep, “Skisser” ed “Ep II” oltre ad una manciata di singoli, prima di approdare a “Dream On”. Per l’occasione ha lavorato con Patrik Berger (Robyn, Charli XCX, Icona Pop, Santigold) che a dispetto del curriculum, è riuscito a non snaturare il cuore intimo e a tratti contemplativo di queste canzoni, rendendole allo stesso tempo più immediate, leggere e fruibili.

Alla base, comunque, c’è il talento cristallino di una giovane ragazza che ha fatto della musica la sua vocazione e che ha saputo attualizzare le sue influenze (nelle note stampa ha citato “Time After Time” di Cindy Lauper) per creare qualcosa che suona moderno ma che possiede anche un oscuro fascino da prodotto fuori dal tempo.

L’abbiamo raggiunta al telefono per farci raccontare qualcosa di più e, nonostante la linea disturbata e le condizioni logistiche non proprio ottimali, un piccolo risultato lo abbiamo portato a casa.

Non si può dire che tu sia un’esordiente assoluta ma, almeno in Italia, non sei molto conosciuta. Hai voglia di presentarti?

Ok, va bene (ride NDA)! Dunque, questo è il mio primo album ma sono in giro da circa sette anni e prima di questo ho fatto uscire due Ep. Era da quattro anni che lavoravo a questo disco quindi è stato davvero un lungo viaggio… poi cos’altro? Sono svedese, vivo a Stoccolma… non saprei, non è così semplice presentare se stessi…

Vai tranquilla, non volevo certo metterti in imbarazzo! Senti, che cosa puoi dirmi di “Dream On”? A me è piaciuto molto, trovo che le canzoni siano davvero ben scritte…

Ti ringrazio. Sono davvero entusiasta che sia finalmente uscito perché è stato un lungo processo e mi sento molto sollevata al pensiero che adesso sia là fuori, che tutti lo possano sentire. Adesso potrò finalmente lasciarmi queste canzoni alle spalle ed iniziare a lavorare a cose nuove. Anche se non sarà così facile neppure iniziare a scrivere cose nuove… insomma, è una sensazione strana (ride NDA)! Ma sono molto contenta, comunque!

Cosa puoi dirmi del processo di scrittura e di quello di registrazione? In che modo le canzoni che hai scritto si sono trasformate in un disco?

Ho scritto tantissimo. Sono arrivata con circa 40 demo, alcuni erano canzoni finite, altri solo dei pezzi: una strofa, un ritornello… ho ridotto il tutto a 12 pezzi, sui quali ho poi continuato a lavorare. Dopodiché mi sono ritirata in una casa di campagna e lì, in perfetta solitudine, ho continuato a lavorarci, incidendo nuovi demo e continuando a perfezionarli fino a quando il risultato finale non mi ha soddisfatto. Poi mi sono spostata a Londra, dove abbiamo fatto le registrazioni vere e proprie. È stato bello soprattutto perché non avevo nessun tipo di scadenza, per cui ho potuto concentrarmi su un brano alla volta, registrando anche diverse versioni di esso e provando a capire quale avrebbe potuto essere la soluzione migliore. La parte finale del lavoro, dopo l’ho fatta a Stoccolma con Patrik (Berger NDA) e anche qui è andato tutto bene. Non so che altro dire… è finita e sono contenta!

Il punto di forza delle tue canzoni sono senza dubbio le melodie, che sono molto catchy, molto cantabili, cosa che rende questo disco molto vicino ad un disco Pop, anche se di fatto ti muovi più sulla scia del Folk e del Dream Pop… una delle mie preferite è senza dubbio “The More I Cry”…

È anche la mia preferita! Ho voluto creare una sorta di classico, soprattutto nella melodia e mi piace molto il fatto che la canzone sia costruita sempre sugli stessi accordi che si ripetono, cosa che aiuta molto, soprattutto nel ritornello. È anche uno degli ultimi pezzi che ho scritto, è nata quando ero a Stoccolma a lavorare con Patrik, è accaduto qualcosa per cui la canzone è nata da sola, in maniera naturale e questo mi ha molto colpito, anche per questo la considero speciale.

“Don’t Forget About Me” invece mi ricorda molto i Chromatics…

Mi piace molto perché è un pezzo che fa venire voglia di ballare e mi fa sentire bene l’idea che la gente possa ballare sulle mie canzoni. Patrik ha suonato il basso in questa ed è bella perché è molto semplice, anche l’arrangiamento non ha chissà quanti strati, è più che altro costruito attorno al basso…

Invece che mi dici “Mississippi”? È molto più intima delle altre, particolare per chiudere…

È un pezzo vecchio, si tratta semplicemente di un demo che ho registrato nel periodo tra “Skisser” ed “Ep II”. Ne abbiamo parlato e tutti volevano che quel pezzo fosse inserito, ci sembrava un modo suggestivo, quello di chiudere in maniera così intima. Il titolo invece non so da dove mi è venuto fuori: non ci ho pensato, ero lì nella mia cameretta a scrivere ed è uscito così, senza particolari riflessioni. Funziona bene, secondo me, rappresenta una sorta di collegamento ideale tra il nuovo album e le mie vecchie cose.

Le tue canzoni sono state finite in alcune serie tv come “” e “13 Reasons Why”. Che effetto fa?

È una bella sensazione, mi piace che la gente guardi una serie TV e ci trovi dentro la mia musica ma è anche interessante che non sia io a decidere quali canzoni utilizzare e come, che la scelta venga fatta da qualcun altro e che, in un certo senso, quando scrivi una canzone poi questa non è più tua ma appartiene anche ad altri, in un certo senso è come se questo utilizzo desse nuova vita ai pezzi. In ogni caso io non ho avuto niente a che fare con questo: il mio editore ha mandato alcuni brani in giro e mi ha poi scritto dicendo che c’erano queste produzioni televisive che erano interessate e se avessi voluto dare il permesso. Ovviamente ho detto di sì perché si tratta di un’opportunità in più per far ascoltare la mia musica…

Che mi dici dei concerti? Ho visto che stai per partire per un nuovo tour europeo e che ovviamente non ci sono date italiane, cosa che non mi stupisce visto che fa noi nessuno è interessato alla musica, soprattutto a quella degli artisti nuovi (risate NDA)…

Andrò in giro con la stessa band di tre elementi che mi accompagna da sempre. Insieme stiamo molto bene, con loro sul palco mi sento sicura, sono ottimi musicisti e siamo grandi amici. È sempre bellissimo suonare dal vivo, ti fa godere appieno il momento, nel mentre in cui questo accade.

È un bel momento, questo, per le donne impegnate nel mondo della musica…

Mi piacerebbe però che in generale ci fosse più uguaglianza, il mondo musicale è ancora monopolizzato dagli uomini, soprattutto per quanto riguarda le case discografiche. Sarebbe bello ad esempio che le donne cominciassero ad aprire le loro etichette, trovo che rappresenterebbe un bel miglioramento!


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