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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
28/02/2020
cmqmartina
Le interviste di Loudd
Si chiama senza dubbio Martina, è di Monza ma il cognome non lo so, in giro non si trova e non gliel’ho chiesto. Non che sia importante, comunque. Cmqmartina, è il monicker con cui conosciamo le canzoni che lei e l’amico Matteo Brioschi portano avanti da circa un anno. L'abbiamo intervista in occasione dell'uscita dell'album DISCO, disponibile da oggi.

Una divisione dei ruoli molto precisa: lei canta e scrive i testi, lui si occupa della produzione, con una serie di basi ispirate alla Techno degli anni ’90, quella che ai tempi del liceo le mie compagne andavano a ballare in discoteca al sabato pomeriggio e io: “Cos’è questa merda?”, rifugiandomi felice nella comfort zone dei miei dischi Metal. A più di vent’anni di distanza, non posso certo dire che sia riuscito a farmela piacere ma, complice le contaminazioni ormai sdoganate in ogni campo e la fioritura di artisti come Cosmo, che hanno innestato la musica elettronica sull’universo apparentemente antitetico del cantautorato di stampo Pop, certe sonorità sono divenute abituali anche per il sottoscritto.

 “Disco”, così si intitola emblematicamente il loro primo full length, rischia seriamente di essere una delle più belle sorprese italiane di questo anno in corso. Basi potenti e coinvolgenti, una vocalità magnifica, con linee vocali una più bella dell’altra e testi che denotano una capacità di osservazione del reale non così scontata, in una ragazza così giovane. Per farla breve, è un lavoro che sto ascoltando tantissimo e di cui non credo proprio mi stancherò a breve. Difficile dire come verrà accolto e che ruolo saprà giocare sulla lunga distanza ma di sicuro è un qualcosa che ancora mancava nel nostro paese, una manciata di canzoni all’insegna della libertà creativa, al di fuori degli steccati imposti dall’It Pop. L’abbiamo chiamata al telefono ed è venuto fuori più o meno questo.

Prima di parlare del disco, direi di raccontare un po’ chi sei e come hai iniziato…

Sono abbastanza piccola, ho vent’anni e ho sempre studiato musica: ho studiato canto ma anche teoria musicale, quello è il mio background. Ultimamente mi sono avvicinata molto all’elettronica, da quando ho iniziato ad andare a ballare in posti più underground e anche grazie al mio produttore, Matteo Brioschi, che è un po’ più legato a questo ambiente, visto che ha sempre prodotto roba di quel tipo…

Trovo che i tuoi brani vivano di un’unione tra le due anime, il cantautorato e l’elettronica: c’è una base ben definita, che si prende tutto il suo spazio ma, in fin dei conti, funzionerebbero tutte anche con un arrangiamento più tradizionale; voglio dire, dal punto di vista melodico è tutta roba che sta in piedi da sola…

I primi pezzi che abbiamo composto erano molto diversi, più vicini all’Indie classico, poi col tempo, lavorandoci, siamo approdati a questo genere, chiudendo in qualche modo un cerchio, visto che siamo sempre andati insieme a ballare la Techno. Nonostante i nostri primi pezzi, appunto, fossero molto diversi, abbiamo deciso di buttarci, facendo una sorta di salto nel vuoto, perché non è una scelta molto comune, per quanto riguarda la musica italiana. Sono infatti molto contenta di fare questa musica in italiano perché qui da noi non c’è molto, a parte Cosmo e alcuni nomi di nicchia. Mi piacerebbe rendere la musica elettronica, la Techno, più fruibile a tutti. È un salto nel vuoto ma ci piace il rischio, ecco!

Sei più coinvolta nel lavoro di scrittura oppure anche in quello di produzione ti capita di dire la tua?

Io e Matteo lavoriamo di pari passo, sempre insieme. Di solito lui inizia a fare una pre produzione, una bozza, io ci scrivo sopra il testo e poi rifiniamo insieme il tutto. Diciamo però che il vero e proprio lavoro di produzione lo fa Matteo, io dico la mia su alcune questioni stilistiche, oppure sullo spostare qualche elemento, ma nulla di più. Noi facciamo l’80% del lavoro però poi passa tutto alla sezione produttiva de La Clinica Dischi, la nostra etichetta. Tante volte i nostri pezzi sono lunghi, ci sono tante parti strumentali, sono più vicini alla Techno pesante per cui i nostri produttori, nei limiti, tentano di rendere questi brani più fruibili. Dico “nei limiti” perché non mi piace molto che i nostri lavori vengano cambiati, ci piace mantenere la genuinità del prodotto.

Si potrebbe dire che facciano un lavoro di editing, quindi?

Esattamente! Proprio quello!

Mi piace molto la tua voce e anche come la usi. È sicuramente un valore aggiunto e, probabilmente, anche l’autentico punto di forza di questo disco…

Ti ringrazio! Ho passato tanti anni a studiare canto per cui mi sento abbastanza formata su questa cosa. Essendo ciò che mi piace di più, mi viene molto semplice, anche nel lavoro con Matteo, quando si tratta di scegliere una linea vocale o come eseguire qualcosa. È un lavoro fluido, il nostro: ci piace molto e ci viene bene!

È interessante perché adesso, con tutto il discorso dell’Indie, sembra che ci sia un po’ di sottovalutazione della vocalità in quanto tale, come se non servisse più cantare bene per fare cose di valore… invece se uno è in grado di cantare, non è che sia proprio ininfluente…

(Ride NDA) Concordo! Io l’ho sempre detto: per fare musica devi avere studiato! Poi per carità, ci sono delle eccezioni, esistono i fuoriclasse, però…

Molto spesso c’è poi anche il pregiudizio che la Techno sia fatta col computer, che non ci voglia nulla a creare una base, che non c’entri niente con la musica suonata…

Assolutamente no, c’è dietro un lavoraccio, invece! E a maggior ragione, se non suoni uno strumento tradizionale, ci vuole ancora di più la conoscenza specifica per riprodurre col computer le cose che normalmente si farebbero con uno strumento…

Non sono un conoscitore del genere però sento parecchie influenze anni ’90, nei vostri suoni. Se metti insieme l’ultimo disco di Cosmo, Achille Lauro che fa uscire un singolo emblematicamente chiamato “1990”, Tutti fenomeni che si richiama abbastanza esplicitamente a quel periodo lì, adesso tu… potremmo dire che quel decennio sia ufficialmente diventato il nuovo Vintage?

Assolutamente! Per me è esattamente così, io amo tantissimo gli anni ’90, anche nel modo di vestire e di truccarsi ma anche musicalmente, Britney Spears, per esempio, mi piace tantissimo! Per cui è bello che nel nostro progetto ci siano questi richiami, è sicuramente volontario!

Anche i tuoi testi mi piacciono molto. Sei giovane ma c’è dentro una maturità di scrittura ed una consapevolezza notevole. In ogni caso nelle tue parole c’è dentro tutto il mondo di una certa generazione di teenager, coi loro sogni, le loro fragilità, le loro paure…

Hai presente le crisi adolescenziali? Però vissute con un pelo in più di maturità, seppure io a vent’anni non possa certo definirmi matura… sono comunque tutti testi autobiografici e nascono da appunti di frasi o di cose che vedo durante la giornata e che mi segno sul telefono. Che so, sono a ballare, oppure sento una cosa che mi colpisce particolarmente. E allora i miei pezzi nascono da uno sviluppo di queste parole che mi sono appuntata oppure, semplicemente, da un insieme di tante osservazioni e suggestioni messe insieme nel corso del tempo. Non si tratta quasi mai di una storia con un proprio filo logico ma di sensazioni che ho raccolto nel corso del tempo e che poi metto insieme.

È terapeutico, in qualche modo, questo modo di scrivere?

Certo! Finché non ho capito che questa era la mia strada, sono stata un po’ di merda, scusami la parola…

Figurati! Ti pare?

Ho cercato un po’ di rifiutare questa cosa della musica, ci sono stati periodi della mia vita in cui non mi fidavo, in cui avevo paura perché sai, un futuro nella musica è sempre molto poco sicuro… però poi, quando mi sono resa conto che questo era l’unico modo per affacciarmi fuori dalla finestra di me stessa… vedi, questo disco è stato un modo per uscire da me stessa, dopo essermi guardata dentro. Ed è stata forse la prima cosa della mia vita che io abbia fatto con costanza e con impegno… è l’unica cosa che esiste, per me! Quindi sì, è molto terapeutico!

Molto interessante, questo! Cosa ti sentiresti di dire quindi, a queste giovani generazioni, a coloro che stanno cercando faticosamente la loro strada nella vita?

Posso solo dire di non rifiutare mai quello che hanno individuato come loro strada, come destino, perché tanto ritornerà sempre. Io ho cercato di distaccarmi dalla musica ma lei è tornata e questo riguarda un po’ il destino di tutti: se ti senti destinato a fare qualcosa, non rifiutarla perché tanto tornerà!

In “I wanna be your dancing queen” esordisci con questa frase (“E non passa mai di moda fare la troia per sentirsi bella” NDA) che a questo punto immagino ti abbiano davvero detto sul treno…

Sì (ride NDA)!

Rispetto allo stereotipo che molti hanno della donna, tu evidentemente vai controcorrente, anche oggi nel nostro paese il ruolo della Pop Star non è molto considerato, forse. Per cui in questo pezzo mi pare che tu giochi ironicamente su questo concetto perché è come se dicessi: “Se sto sul palco e canto le mie canzoni, c’è sempre il rischio che mi diano della troia”…

In qualsiasi cosa tu faccia c’è questo rischio perché la gente, in fin dei conti, vive per giudicare gli altri. Personalmente me ne frego abbastanza, vivo e mi faccio i fatti miei, ho imparato a non puntare il dito contro le persone che non mi piacciono e mi auguro tantissimo che la gente prima o poi smetta di farlo. Per cui sì, c’è il rischio che mi diano della troia ma non mi interessa. Non so, prendi una come Chadia Rodriguez, che è un personaggio molto estremo: ecco, io penso che lei se ne fotta altamente di tutto quello che le dicono dietro e penso che faccia bene! Tanto la gente dovrà sempre parlare, no? E quindi lasciamola parlare!

A questo punto mi piacerebbe sapere la tua su tutta la vicenda di Junior Cally, anche se immagino che al momento in cui questa intervista andrà in stampa, se ne saranno tutti già dimenticati…

Non è un artista che seguo ma a quanto so, mi pare di aver capito che questo suo pezzo che ha fatto così tanto scandalo sia in realtà, in modo molto velato, una condanna della violenza sulle donne, giusto?

Non so se proprio una condanna, però di sicuro c’è dietro un valore simbolico molto più profondo della riduzione che ne è stata fatta…

Ecco, ma nonostante questo, la gente continuerà a dargli del maschilista e del pezzo di merda! Personalmente, come ti ho detto, gli insulti non mi toccano. Il sessismo lo avverto molto, tutti i giorni della mia vita, in quanto donna. Ho imparato a fregarmene quando è il momento di farlo, ho imparato a lottare quando c’è bisogno di lottare.

Detto questo, credo che la più grande risposta che una donna possa dare ad un certo tipo di mentalità, è continuare a fare le cose che sa fare e farle bene, non credi?

Certo! È un dato di fatto, che la donna debba dimostrare il doppio di quello che deve dimostrare un uomo ma a me non interessa, io sono molto competitiva e sono disposta a sgomitare tutti gli uomini di questa società, per arrivare dove voglio! È una competitività che non sfocia mai nell’odio verso altre persone, semplicemente mi piace dare sempre di più. Fondamentalmente sono una che ti fa il dito medio e continua per la sua strada, ecco (ride NDA)!

Parliamo della cover di Nicola Di Bari che chiude il disco, è davvero una bellissima rilettura, complimenti!

Grazie!

Tra l’altro in “Lasciami andare” c’è una chiara citazione di quel pezzo: l’hai registrato per quel motivo oppure hai scritto “Lasciami andare” dopo aver inciso la cover?

È la prima che hai detto. In “Lasciami andare” c’è quel richiamo a “La prima cosa bella” perché è la canzone che mi cantava mia nonna, che mi canta tuttora mia nonna. Ho voluto farle un regalo perché la musica che faccio lei la capisce molto poco, non ha proprio gli strumenti per poterla capire per cui ho voluto farle una sorta di omaggio, incidere questa cover piano e voce in modo tale che anche lei possa essere dentro a quello che faccio. Mi piace anche che questo pezzo chiuda in qualche modo il cerchio del disco, visto che il pezzo di apertura è proprio “Lasciami andare”.

Ed in qualche modo riannoda i fili del tuo passato: io ci ho visto proprio un richiamo alle tue origini cantautorali…

Assolutamente, è così. Poi è una canzone che è molto caduta nel dimenticatoio, anche per questo mi è piaciuto farla!

Ho visto che sei molto attiva su Instagram…

I Social Network sono un mezzo di comunicazione molto forte, non solo per quanto riguarda la musica ma anche la politica, la moda… qualsiasi campo, insomma. È indubbiamente utile per promuovere i propri progetti, per arrivare a quanta più gente possibile. E poi Instagram mi piace un sacco!

Io lo uso pochissimo, anche perché adesso ho pure la fotocamera del cellulare che non funziona. Ma diciamo che sono più uno da Facebook (risate NDA)…

È vero, ogni Social ha un po’ la sua fascia d’età di riferimento. Instagram è per quelli della mia età, Facebook è per la generazione dei genitori, lo usano sicuramente più loro dei ragazzi…

Senti, hai appena fatto un tour coi Rovere: com’è andata? Immagino che girerai anche dopo l’uscita del disco…

Il tour è andato benissimo! Mi sono sentita molto a mio agio sul palco ma anche con loro, che sono davvero belle persone. È stata una bella esperienza, una grandissima possibilità che ho avuto prestissimo, perché in realtà io ho iniziato a fare musica da un anno ed avere già chiamata ad aprire il tour di un gruppo come il loro, che ha un sacco di ascoltatori, è stata davvero una bellissima cosa! E poi ho anche imparato moltissimo! Il disco uscirà il 28 febbraio, ovviamente ci sarà un tour, non posso ancora annunciare nulla ma ci saranno davvero tante belle cose!

In quanti sarete sul palco?

Saremo in due, io e Matteo, il mio produttore. Lui si occuperà dei Synth, dei Pad, di tutta la parte elettronica. Sarà un concerto totalmente suonato, sarà davvero molto bello!


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