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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
29/03/2021
The Devils
Le interviste di Loudd
“Beast Must Regret Nothing”, il nuovo disco dei The DEVILS, è in uscita il 23 Aprile per Goodfellas. Il duo di Napoli, formatosi nel 2015, collabora per questo terzo album con Alain Johannes (Queens of the Stone Age, Them Crooked Vultures, Chris Cornell, PJ Harvey, etc.) e Mark Lanegan, featuring nel brano “Devil Whistle Don’t Sing”.

Da dove nasce la vostra passione per la musica?

Erica. L’inizio credo risalga a quando avevo 2 anni. La prima canzone che ho ascoltato e della quale ho memoria è “The Question of You” di Prince. Ricordo esattamente la sensazione che provai, la stessa che ho ancora oggi quando ascolto qualcosa di nuovo che mi colpisce. Non ho mai studiato la musica, ma ci siamo sempre frequentate. Da ragazzina ho avuto almeno una decina di band, fino a quando non ho conosciuto Gianni. Il rock’n’roll ci ha fatti incontrare. Eravamo entrambi cadaveri di noi stessi e tuttavia vivevamo una vita cosi sfrenata e intensa… sguazzavamo nel disgusto e nell’odio in maniera simbiotica. Cosi ci siamo ritrovati in sala prove, e dopo svariati tentativi per decidere chi avrebbe suonato cosa, abbiamo appurato che io funzionavo meglio alla batteria e Gianni alla chitarra. Non avevo mai suonato la batteria prima di allora e me ne sono innamorata all’istante.

Gianni. Diciamo che è stata la musica ad avere compassione di me. Io ho capito fin dall’inizio che la musica poteva essere l’unica realtà con cui vendicarmi di tutte quelle cose che nella vita mi distruggono.

In questo album, in uscita il 23 aprile, collaborate con Alain Johannes. Come vi siete confrontati con lui a livello creativo?

Erica. Alain ha un approccio versatile alla musica, che è ciò che abbiamo sempre ammirato in lui e in altri musicisti. In studio abbiamo avuto la possibilità di apprendere e di sperimentare insieme, non ci siamo posti limiti. Ci siamo mostrati a lui per quelli che siamo e questo ha fatto si che entrassimo subito in sintonia. Alain è un produttore fantastico, capace di tirar fuori il meglio da tutti senza snaturare ciò che è il sound della band.

Che ingrediente ha aggiunto Mark Lanegan in “Devil Whistle Don’t Sing”?

Erica. Una canzone è un animale con una quantità infinita di zampe e tutte devono toccare a terra. Se non hai abbastanza di qualcosa o troppo di un’altra, se non c’è un bilanciamento che sia armonioso, l’animale arranca. La voce di Lanegan ha dato a questo animale non solo la stabilità, ma ha aggiunto un elemento oserei dire soprannaturale. Quando scrivemmo questo pezzo, entrambi avevamo fantasticato sulla voce di Lanegan e su quanto una voce del genere calzasse a pennello in quella parte della canzone, ma mai ci saremmo aspettati che avremmo collaborato con Alain (che è il suo produttore storico), né tanto meno che Alain avrebbe coinvolto Lanegan! Questi sono i miracoli che fanno i Devils: miracoli veri, non come quel sòla di Nazareth!

Come avviene il processo creativo di composizione dei vostri brani?

Erica. Semplicemente, da buoni napoletani, rubiamo: prendiamo dai classici del rock'n'roll, del blues, della letteratura, del cinema e poi mischiamo il tutto con la nostra vita.

Oltre a Jimmy Reed, che citate come ispirazione, che tipo di musica ascoltate normalmente?

Erica. Rockabilly e blues principalmente. Ultimamente ho una mania ossessivo-compulsiva per Kip Tyler, Willie Dixon e Sandy Nelson, che è in assoluto il mio batterista preferito. Adoro la musica strumentale, durante la quarantena ho acquistato una chitarra lapsteel e ho praticamente consumato i dischi di Santo & Johnny.

Gianni. In quest’ultimi anni io sono diventato razzista: ascolto solo musica rigorosamente nera! Blues, soul e funk. In questo periodo sto approfondendo in modo particolare sia le cantanti anni 50 come Lula Reed, Ruth Brown, LaVern Baker, sia quelle anni 70 come Lyn Collins, Ann Peebles, Millie Jackson, ecc. 

Sogni nel cassetto: 

Un artista o una band con cui vorreste andare in tour?

Zz Top

Un festival che non avete ancora conquistato e che vorreste inserire nei prossimi tour?

Ann Arbor Blues Festival, ma quello del 1969! Aveva la migliore line up di tutti i tempi.

Un artista con cui vorreste fare una collaborazione?

Seasick Steve

Ci raccontate qualcosa di divertente accaduto in tour?

Gianni. Una volta a Francoforte ho messo sotto involontariamente una ballerina in bici, penso di avergli stroncato la carriera. La polizia tedesca mi ha messo dentro fino a sera, poi mi ha rilasciato giusto in tempo per fare il concerto.

Pensate che i concerti in streaming abbiano senso?

Erica. Abbiamo avuto qualche richiesta a riguardo ma abbiamo desistito, non lo troviamo per niente stimolante, solo tanto triste. Non rinuncerei mai ad un concerto vero per una cazzata in streaming, anche se il palco ci manca terribilmente. Per noi è un luogo sacro.

Come state "vicini" ai vostri fan durante questo periodo?

Gianni. Facendo quello che ci riesce meglio: abbiamo fatto un nuovo album e nuovi video. Non amiamo i social, che al momento sembrano gli unici canali con cui poter avere un rapporto con le persone che ti seguono. Forse dovremmo cambiare mestiere visto i tempi che corrono, ma il pollaio social dove ognuno ha la libertà di cacare ogni minima cosa che pensa come se fosse la cosa più intelligente dell’universo, sinceramente non ci ha mai appassionato, preferiamo l’identità alla libertà.

Qual è il brano del nuovo album che non vedete l'ora di suonare dal vivo e perché?

Erica. Non vediamo l’ora di suonare l’intero disco, non c’è un solo pezzo di questo album che ci diverta meno di un altro. Mai come stavolta abbiamo avuto la sensazione di partorire un figlio: è stato un lungo ed estenuante lavoro, tra gioie e dolori. Oggi ci sentiamo come dei genitori fieri della propria creatura.

C'è un paese in particolare nel quale vorreste riuscire ad avere più fan? E in quale il pubblico sembra apprezzarvi maggiormente?

Gianni. Gli Stati Uniti e il Giappone ci affascinano molto. Di certo ci sentiamo più apprezzati dal pubblico estero che da quello di questa maledetta madre patria, a cui tra l’altro non sentiamo di appartenere in alcun modo… per carità! Trovo anche normale non essere apprezzati più di tanto in Italia, visto che la non-stima è reciproca. La nostra musica è destinata a far breccia nei cuori di quelli come noi, disadattati ai margini della società.

Cosa vi manca maggiormente della vita in tour, al momento?

Gianni. Non solo della vita in tour, ma in totale della vita ci mancano i live. Per noi tutto ha un senso compreso noi stessi, solo in quell’ora di concerto, il resto è solo un’attesa di quello.

Ci sarà, appena possibile, un tour di promo per il disco? Che spettacolo dobbiamo aspettarci?

Gianni. Per ora abbiamo in calendario a Novembre un tour in Francia e Svizzera e successivamente, nel 2022, nel resto d’Europa. Saremo come due tossici che dopo un periodo di astinenza tornano a drogarsi.


 

THE DEVILS info:

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TAGS: BeastMustRegretNothing | ElisaAiraghi | intervista | loudd | TheDevils