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MAKING MOVIESAL CINEMA
Le verità
Hirokazu Kore'eda
2019  (Raiplay)
DRAMMATICO
6,5/10
all MAKING MOVIES
06/03/2023
Hirokazu Kore'eda
Le verità
Trasferta europea per il regista giapponese Hirokazu Kore'eda che con "Le verità" non si scosta dai suoi temi d'elezione, ma non trova la stessa forza espressiva mostrata nei film girati in patria.

Con Le verità, film del 2019, si chiude idealmente la breve rassegna dedicata al cinema di Hirokazu Kore'eda messa a disposizione da Raiplay con il nome di Ritratti di famiglia.

Fresco della Palma d'oro a Cannes per Un affare di famiglia il regista giapponese si trasferisce all'estero per filmare per la prima volta un'opera recitata in un'altra lingua. Kore'eda sceglie la Francia e con Le verità l'autore nipponico, pur mantenendo la sua sensibilità, realizza un film dal chiaro respiro europeo; uno di quei film all'apparenza molto eleganti e costruiti che qui da noi definiamo senza ombra di dubbio cinema d'autore (e altrettanto senza dubbi Kore'eda si può definire un autore), avvalendosi tra l'altro di due pilastri del cinema francese: l'eterna Catherine Deneuve e l'altrettanto iconica Juliette Binoche, alle quali si affiancano Ludivine Sagnier, Manon Clavel e l'extracomunitario Ethan Hawke, qui un po' provato dal fuso orario.

Ancora una volta sotto la lente d'ingrandimento di Kore'eda finiscono i legami familiari; con Le verità è la volta di esplorare un difficile rapporto tra madre e figlia in un'ambiente alto borghese che ruota attorno al mondo del cinema. Rispetto ai precedenti lavori realizzati in terra giapponese è evidente qui qualche scarto di forma, qualche variazione di stile e una sensibilità diversa nel racconto, con un regista che porta i suoi temi e la sua sensibilità a Parigi e che sembra infilarsi appieno negli umori di un certo tipo di cinema europeo elegante e a volte fin troppo pulito.

 

Fabienne (Catherine Deneuve) è un'attrice parigina di grande fama ormai sul viale del tramonto; l'attrice lavora ancora, al momento sta girando un film di fantascienza accanto alla giovane emergente Manon (Manon Clavel) che, pur più giovane di lei di alcuni decenni, nel film interpreta sua madre.

Nello stesso periodo esce nelle librerie la biografia di Fabienne scritta da lei stessa, e per l'occasione vengono a trovarla dagli Stati Uniti sua figlia Lumir (Juliette Binoche), ex aspirante attrice e ora sceneggiatrice per Hollywood, suo marito Hank (Ethan Hawk) attore di secondo piano alla ricerca del suo primo ruolo da protagonista e la loro figlia Charlotte (Clémentine Grenier), una bimba che allieterà le giornate di nonna Fabienne la quale farà credere alla nipote di avere qualche potere da vecchia strega.

Poco dopo si palesa in casa di Fabienne anche l'ex marito Pierre (Roger Van Hool), papà di Lumir. Fabienne è una donna molto egocentrica ed egoista che ha sempre messo al primo posto la sua vanità e la sua carriera, da quel che si può intuire da questo incontro anche a discapito di amicizie e del rapporto con una figlia che è fuggita e si è allontanata dalla madre covando un astio tenuto a bada e mai completamente espresso. L'incontro sarà occasione per qualche chiarimento e spunto per più di una riflessione.

 

Senza girarci troppo intorno devo ammettere che questa escursione europea di Kore'eda, pur valida e strutturata con grande intelligenza, mi ha fatto un po' rimpiangere le sue opere giapponesi. In Le verità sembra che manchi quella forza espressiva, così garbata ma altrettanto sincera, che emergeva in maniera naturale da opere come Father and son, Un affare di famiglia o da Little sister.

I motivi di interesse anche qui non mancano, Kore'eda lavora molto su ciò che non viene espresso, oltre agli attori in campo è presente un'altra protagonista che non compare mai sullo schermo, Sara, una donna che apparentemente è stata molto importante per Lumir e della quale solo sul finale sapremo qualcosa di più; c'è poi il sacrificio dei legami più stretti a vantaggio di una carriera luminosa, della fama e dell'appagamento personale, scelta che rende Fabienne un personaggio da esplorare solo all'apparenza volto in un'unica direzione.

La superficie può essere scalfita proprio attraverso il cinema, argomento centrale in questo Le verità così come è centrale la finzione, non solo quella del set sul quale Fabienne recita, ma anche quella messa in scena sul set della vita, con una donna che spesso finge di non ricordare le cose, finge in buona misura nello scrivere la sua autobiografia, e non finge probabilmente solo quando pensa a come alcune situazioni avrebbero potuto portarle maggior vantaggio se avesse finto di più.

Kore'eda si muove quasi solo in interni, nella bella casa di Fabienne e sul set, Parigi e la Francia non sono mai vere protagoniste se non attraverso i volti iconici della Deneuve e della Binoche, è stata una trasferta intima questa di Kore'eda, ne esce però un film riuscito ma un po' più ingessato e meno coinvolgente delle sue opere precedenti. Personalmente auspico un ritorno in patria.