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TRACKSSOUNDIAMOLE ANCORA
Let's Go Out Tonight
The Blue Nile
1989  (Linn Records/A&M)
ALTERNATIVE POP
all TRACKS
01/09/2021
The Blue Nile
Let's Go Out Tonight
Cinque minuti di sconquasso emotivo, in cui l'amore scivola fra le dita e tutto quello che resta è la speranza di un ultimo incontro

C’è un implicito elogio alla lentezza che sottende alla poetica dei Blue Nile. I loro dischi, infatti, sono stati centellinati nel tempo, rari e suggestivi come un ricordo obliato che inaspettatamente torna a sorprenderci o come l’apparizione di misteriose comete che, talvolta, vagabondano al limitare dell’atmosfera terrestre. Una media di un album ogni sette anni, più o meno, è il ritmo di una produzione che definire dilatata è un eufemismo.

E' questo il segreto per mantenere alto il livello di ispirazione? Si direbbe di sì, considerando la straordinaria qualità di ognuno dei quattro dischi pubblicati dai tre musicisti scozzesi fino a oggi (l'ultimo, High, è del 2004, e la lentezza, a questo punto, potrebbe essersi trasformata in stasi definitiva, visto che Paul Buchanan, leader del gruppo, ha, nel 2012, ha pubblicato un disco solista per poi sparire nel nulla).

Hats, rilasciato nell'ottobre del 1989, è probabilmente il capolavoro della band scozzese, l'apice di una musica sublime e raffinata, che si veste di spiritualità, silenzi malinconici e romantiche visioni notturne, mescendo con nobili gesti il sapore torbato del whisky delle Highlands, il passo meditabondo del gentiluomo di campagna e l’eco distante della metropoli che, lontano da qui, si nutre della frenetica cacofonia di luci al neon e clacson impazziti.

La voce triste e arresa di Paul Buchanan arricchisce di poetica dandy sette canzoni senza tempo, cesellate con artigianale delicatezza su partiture di tastiere distanti ed eteree, mentre basso e batteria elettronica talvolta pulsano sottotraccia, più spesso si insinuano liquide nella diafana filigrana delle melodie, scandendo con morbidezza il ritmo delle emozioni.

Impossibile, quindi, non commuoversi alle lacrime quando inizia l'arpeggio di chitarra di Let's Go Out Tonight, preghiera per l'ultimo dei romantici, se ancora il romanticismo avesse asilo su questa terra, colonna sonora perfetta per una sconfitta o un dolore straziante, declinazione introspettiva e ripetuta del verbo immalinconire. Una canzone che fotografa un rapporto d’amore che sta collassando o che è già finito, il vuoto di una perdita che il protagonista del brano cerca di colmare implorando l’amata a uscire, ancora una volta, forse l’ultima: “Why don't you say what's so wrong tonight? I pray for love, coming out alright, yeah baby, baby, let's go out tonight”.

Una disperazione quasi tangibile, un terremoto emotivo che spinge verso un dirupo di cupa nostalgia e un intimismo tanto profondo (soprattutto se condiviso) da pretendere che l'ascolto avvenga in perfetta solitudine: una sigaretta che brilla nel buio, un bicchiere di scotch e, fuori dalla finestra, il silenzio empatico della notte o i primi accenni di un’alba livida e brumosa. Nel cuore, ricordi di una felicità ormai lontana che si smaterializzano nella salata dissolvenza delle lacrime.


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