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MAKING MOVIESAL CINEMA
L'infernale Quinlan
Orson Welles
1958  (Universal)
NOIR
8,5/10
all MAKING MOVIES
08/09/2025
Orson Welles
L'infernale Quinlan
Grande lavoro di Orson Welles sia dietro che davanti la macchina da presa per un noir ormai divenuto un classico che esplora la corruzione e l'avvento del male nell'animo di un uomo ferito.

L’infernale Quinlan, uno dei capi d’opera di Orson Welles, si apre sulle musiche di un ispirato Henry Mancini e con un famoso piano sequenza che occupa i primi tre minuti e rotti del film.

Siamo in una cittadina di confine tra Messico e Stati Uniti, lato messicano per la precisione. La mano di un uomo punta un timer montato su alcuni candelotti di dinamite. Alle sue spalle si ode una risata femminile, la camera fa un movimento repentino e inquadra una coppia a piedi che presto scompare alla vista dietro un fabbricato.

Sull’altro lato l’uomo, di corsa, raggiunge un’auto parcheggiata, ne apre il cofano e nasconde l’ordigno. La camera si alza, la coppia prende l’auto e si immette in strada, la camera si sposta in posizione frontale, ci mostra l’avanzare dell’auto, il traffico in strada, gli incroci, a uno di questi la camera abbandona l’auto per seguire un’altra coppia a piedi, un uomo distinto e una bella donna, sembrano molto affiatati, all’incrocio successivo i due superano l’auto di prima bloccata da un gruppo di capre, tutti gli elementi si muovono ora in parallelo nel traffico, arrivano finalmente al posto di controllo sul confine.

Qui i funzionari messicani riconoscono nell’uomo il signor Vargas, noto esponente delle forze dell’ordine locali, con la sua neo sposa: chiacchiere cordiali, commenti sulla famiglia di criminali dei Grandes, poi anche la coppia seduta in auto chiede di poter passare il confine mentre la donna, inascoltata, afferma di sentire un ticchettio nella testa. La camera torna sui Vargas che amoreggiano, qui arriva il primo stacco, un botto e vediamo l’automobile di prima che in fiamme ripiomba a terra dopo l’esplosione.

Questa sequenza d’apertura, tanto efficace quanto elegante, ci introduce nel migliore dei modi a quello che sarà non solo un ottimo film di genere ma anche una lezione su come possa mostrarsi grandiosa una regia e su come cesellare i caratteri dei personaggi, il Quinlan del titolo su tutti.

 

Dopo la sequenza sopra descritta viene coinvolta anche la polizia statunitense, d’altronde l’auto esplode in territorio yankee, e così che si farà carico dell’indagine il capitano Hank Quinlan (Orson Welles) con l’assistenza di Vargas (Charlton Heston) il quale vede sfumare la sua luna di miele con la giovane e bella moglie Susan (Janet Leigh).

Nel frattempo altri grattacapi arrivano a preoccupare Vargas; la famiglia Grandes, nella persona di Joe Grandes in primis (Akim Tamiroff), cerca vendetta sul poliziotto messicano colpevole di aver fatto incarcerare il fratello di Joe, l’obiettivo delle ritorsioni da parte della famiglia di delinquenti sarà purtroppo la giovane Susan.

Nel frattempo Quinlan trova un sospettato sul quale inizia ad accanirsi senza avere in mano prove certe della sua colpevolezza; è proprio durante l’indagine che Vargas, una sorta di osservatore privilegiato, si rende conto che i metodi del collega statunitense non sono del tutto leciti e inizia a sospettare che dietro la faccenda si nasconda del losco.

Intanto la situazione di Susan, in attesa che il marito sbrogli la matassa innescata dall’esplosione, si complica sempre più fino a quando le trame tessute dei vari personaggi non si incroceranno in maniera piuttosto tragica.

 

Ne L’infernale Quinlan Orson Welles si dimostra un gigante sia dietro che davanti la macchina da presa (e non solo metaforicamente); il protagonista che mette in scena è quanto di più ambivalente si possa trovare nel cinema di quegli anni: un corrotto, una rappresentazione del male convinta di agire nel giusto, almeno in una certa qual misura, eppure un uomo solo, legato a un vecchio amore e al personaggio di Tanya, tenutaria di un bordello interpretata con sguardo magnetico da una Marlene Dietrich che quando è in campo riempie la scena, un uomo che porta sulle spalle il senso di colpa schiacciante per non aver assicurato alla giustizia l’omicida di sua moglie, Quinlan è un poliziotto piegato, imbolsito traviato.

Il protagonista è ben immerso in un ambiente che fa con lui il giusto paio: le scene notturne, il buio sono tanto minacciosi quanto gli interni in ombra e alcuni dei coprotagonisti (tutti i Grandes), il capofila dei quali è caricato anche di una figura grottesca in contrapposizione (o a compendio) della sua interessata malvagità.

Il senso di minaccia incombente è acuito dalle scelte stilistiche di Welles che con inquadrature sghembe, prospettive distorte (riprese dal basso), grandangoli e uso frequente della profondità di campo riesce a donare dinamismo e atmosfera a un film di ineccepibile fattura.

La luce (o la mancanza di essa), la gestione degli spazi (spesso riempiti da Welles), il bianco e nero espressionista, il cast di gran levatura, le sequenze di apertura e chiusura, tutto contribuisce a rendere L’infernale Quinlan un episodio memorabile del genere noir e del cinema degli anni Cinquanta che anticipa in qualche modo il cinema moderno a venire.