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SPEAKER'S CORNERA RUOTA LIBERA
04/07/2018
Ropsten
L'intervista di Loudd
“Eerie”, misterioso, è il titolo del primo album dei trevigiani Ropsten, quartetto formato da Simone Puppato, Claudio Torresan, Leonardo Facchin, Enrico Basso, e pubblicato dopo due EP circolati a livello underground.

L'esisto è sorprendente, un mix di sonorità krautrock, derive psichedeliche, una parte di noise ed una di new wave minimal (alla maniera dei Fall, e quindi di nuovo influnzata dal Krautrock), una certa visione “cinematografica” della musica, unita alla passione per sonorità analogiche.

Cercando in rete non ho trovato molte informazioni su di voi, sembra siate piuttosto riservati. Cercherò, se possibile, di svelare qualcosa...

Ciao Alvise! Sì, siamo abbastanza riservati. Inoltre cerchiamo di sfruttare il tempo che passiamo insieme per fare (e parlare di) musica, invece che caricare storie su Instagram. Però rispondiamo volentieri alle tue domande!

Ropsten, una parola svedese per trovare un nome, non siete i primi che guardano alla Scandinavia in cerca di ispirazione, penso solo agli Hüsker Dü ma anche Architecture In Helsinki o per restare in Italia, København Store...

Vero. Nel nostro caso il nome viene direttamente da un quartiere di Stoccolma. Ropsten si può tradurre con “pietra che grida”: prima della costruzione dell'attuale ponte vicino a Ropsten, le persone che si trovavano lì e volevano passare dall'altra parte erano costrette a chiamare a voce un battello affinché venisse a prenderle e le aiutasse ad attraversare lo stretto. È un'immagine che ci piace molto.

Il percorso che ha portato all'album di debutto è stato piuttosto lungo, visto che siete insieme dal 2009...

Decisamente! Ci sono vari motivi: siamo perfezionisti, lavoriamo tanto sui pezzi (quindi ci mettiamo un bel po' prima di registrarli), inoltre prima di trovare l'attuale stabilità la formazione ha subito dei cambiamenti e alcuni di noi hanno trascorso periodi di studio o lavoro all'estero. Però siamo contenti di averci messo parecchio tempo tempo perché ora, finalmente, abbiamo trovato il nostro suono, prima non eravamo soddisfatti al 100%.

E sempre tornando agli inizi, l'idea di fare musica strumentale è stata sempre la vostra priorità?

Per il genere che facevamo agli inizi, molto più orientato al post-rock rispetto ad ora, era quasi obbligatorio fare musica strumentale. Poi ci siamo evoluti, abbiamo anche provato ad inserire una voce femminile, purtroppo senza risultati positivi. Al momento cerchiamo di usare qua e là voci campionate, diciamo che siamo strumentali ma non del tutto.

Nei credit del disco vedo che ognuno suona diversi strumenti. C'è qualche caratteristica sonora di ciascuno di voi che possiamo ritrovare nelle canzoni o siete perfettamente intercambiabili?

Siamo abbastanza intercambiabili, anche se Simone e Claudio (chitarre e tastiere) sono i due che cambiano strumento più spesso. Ognuno cerca di metterci del suo e sperimentare anche con strumenti diversi dal proprio, ci piace provare ad avere un approccio “punk”.

Intitolare un brano “Kraut Parade” porta naturalmente ad accostarvi al Krautrock.  Possiamo considerarla come una delle vostre influenze? C'è altro in cui vi riconoscete?

Senz'altro: siamo grandissimi fan del Krautrock, sia delle band originali (Can, Neu!, Kraftwerk), sia di quelle che negli ultimi vent'anni hanno inserito elementi kraut nel proprio suono (tra tutte: Suuns, Beak>, Tortoise, The Notwist, PVT). Veniamo da esperienze musicali diverse, ma in generale ci piacciono molto l'elettronica, il trip hop, i Tame Impala, i Radiohead, gli Air.

Vedo anche che i vostri concerti non sono numerosi ma spesso in contesti di un certo livello...

Pochi ma buoni :) Schezi a parte, siamo stati davvero molto fortunati, soprattutto in occasione del concerto in apertura ai Blonde Redhead, uno dei nostri gruppi preferiti.

Come è avvenuta la composizione di “Eerie”? Leggo che le batterie sono state registrate in un posto, il resto in un altro, eppure ho la sensazione che ci sia un forte approccio live...

La composizione dei pezzi si è sviluppata in un anno e mezzo, ma concretizzata con alcune sessioni intensive all'interno del nostro studio personale. Qui abbiamo registrato poi tutti gli strumenti tranne la batteria, registrata in altro studio da persone ben più competenti di noi in materia. Siamo contenti del fatto che tu abbia colto una vena live, la coesione dei suoni era uno degli obiettivi più importanti: per questo dobbiamo ringraziare Tommaso Mantelli per il mix e il master.

Prossimi progetti?

Abbiamo quasi pronte le tracce che andranno a comporre il prossimo disco, e stiamo programmando un po' di live per la prossima stagione autunno-inverno.