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MAKING MOVIESAL CINEMA
L'invasione degli ultracorpi
Don Siegel
1956 
FANTASCIENZA
all MAKING MOVIES
22/11/2021
Don Siegel
L'invasione degli ultracorpi
Il posto che L'invasione degli ultracorpi occupa nell'empireo dei film di fantascienza è stato guadagnato con il tempo e tutt'oggi risulta ancora ampiamente meritato.

Un caposaldo della fantascienza degli anni 50, L'invasione degli ultracorpi è diretto, decisamente bene peraltro, da Don Siegel, regista di certo non noto per i temi fantastici, lo si ricorda per le collaborazioni con Clint Eastwood (L'ispettore Callaghan, Fuga da Alcatraz, Gli avvoltoi hanno fame, L'uomo con la cravatta di cuoio) e per una serie di film votati all'azione, che siano questi d'ambientazione western o urbana (Telefon con Charles Bronson, Chi ucciderà Charlie Varrick? con Walter Matthau o Il pistolero, l'addio al cinema di John Wayne, giusto per citarne solo qualcuno). Eppure Siegel mette mano alla materia e con un budget risicato, in controtendenza a molte produzioni sontuose e dispendiose di quegli anni a Hollywood, sigla un piccolo capolavoro, un film che come spesso accade sarà un mezzo insuccesso al botteghino ma che con il tempo crescerà nel cuore degli appassionati e agli occhi della critica divenendo un punto di riferimento e termine di paragone per la nutrita schiera di film di fantascienza di quel decennio (ma anche dei successivi) tanto da contare anche diversi sequel e remake. Bianco e nero, assenza di grandi nomi in cartellone, effetti speciali ridotti all'osso e realizzati con il minimo indispensabile, eppure il film funziona davvero molto, molto bene.

È il dottor Miles Bennel (Kevin McCarthy) a raccontare alle autorità l'incredibile storia di cui è stato protagonista. Tornato a Santa Mira dopo una breve assenza, il dottore viene informato dalla sua segretaria Sally (Jean Willes) di diverse richieste urgenti di assistenza da parte dei suoi pazienti. Una volta riaperto lo studio molte di queste emergenze sembrano però rientrate; rimangono un paio di casi a incuriosire il dottore: Wilma Lentz (Virginia Christine), cugina di Becky Driscoll (Dana Winter) vecchia fiamma del dottore, dice di essere certa che suo zio non sia più la stessa persona di sempre, certo all'apparenza sembra ancora lo stesso uomo ma Wilma si dice convinta che non sia più suo zio quello che abita in casa con lei; poi c'è il piccolo figlio della signora Grimaldi che non vuole più stare con sua mamma, piange disperato convinto che quella donna non sia più la sua mamma. Liquidata la cosa come un'isteria collettiva (i casi aumentano) dal collega psichiatra Kauffman (Larry Gates), Miles inizia a preoccuparsi sul serio quando l'amico Jack Belicec gli mostra quello che sembra essere un cadavere, in realtà un corpo organico amorfo che sembra prendere pian piano proprio le sembianze dello stesso Jack, da lì in avanti la situazione inizierà a degenerare, Miles e Becky dovranno trovare il modo di allontanarsi da Santa Mira e avvisare le autorità che in paese sta accadendo qualcosa di molto strano.

Il film si regge tutto sulla gestione della tensione, ottimo sotto questo punto di vista il lavoro fatto da Siegel dietro la macchina da presa ma anche quello fatto in sede di sceneggiatura (alla quale contribuisce anche Sam Peckinpah), bellissimo il bianco e nero che gioca molto con le ombre e con l'alternanza diurni/notturni. Come già detto effetti speciali minimi, un po' di schiuma per l'apertura dei baccelli che sembrano fatti da grosse foglie di verza prima della schiusa, nulla di sorprendente ma funzionale nel creare quell'angoscia di minaccia diffusa e ormai inarginabile che attraversa l'intero film. Lettura molto aperta e adattabile anche alla società odierna, ai tempi della sua uscita si è voluta dare ogni sorta d'interpretazione al film (poi smentite dallo stesso Siegel), c'è chi ha voluto leggerci una critica alle simpatie per il comunismo e chi una critica alla caccia alle streghe maccartista, tutto e il contrario di tutto. In effetti L'invasione degli ultracorpi ben si presta alla manipolazione interpretativa, in fondo abbiamo una forza difficile da contrastare che cerca di imporre un pensiero unico, uno stile di vita unico, eliminando le minoranze che non si adattano allo schema. Mi sembra che anche il parallelo con la situazione odierna non sia poi così difficile da fare o da adattare al film.