GIOVEDÌ 29 MAGGIO 2025 H.20:30
Ingresso con tessera Arci
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Fin dal momento in cui una dolce bordata di suono avvolge tutti i canali dell’ascolto in una melodia pastosa e oceanica, appena dopo la meditabonda introduzione tra corde e circuiti, è facile sentirsi richiamati nel mondo di Rafael Toral.
L’artista portoghese da 30 anni esplora dinamiche e frequenze con un’attitudine tanto sobria quanto curiosa: prima usando la chitarra come generatore di droni e loop da sgranare in vaste figure ambientali, poi costruendo da sé peculiari strumentazioni elettroniche con cui dar vita ad improvvisazioni inusuali (instillate poi anche in un contesto free jazz).
La definizione di questi aspetti a cavallo tra percezione conscia e inconscia, insieme alla noncurante bellezza delle note dronanti nel loro ondeggiare tra sfondo e primo piano, amplificano l’impatto dei momenti migliori di Spectral Evolution: tra un caos giocoso, la varietà di voci elettroniche, qualche intervento di strumenti a fiato e rumore, il ritorno messianico della chitarra.
Dopo una parentesi di due decenni, la Moikai di Jim O'Rourl ritorna con Spectral Evolution, un nuovo importante lavoro di Rafael Toral. Fattosi conoscere a metà degli anni Novanta con influenti dischi di chitarra drone come Sound Mind Sound Body e Wave Field (entrambi ristampati da Drag City negli ultimi anni), Toral non è mai stato uno che si è adagiato sugli allori ripetendo le glorie del passato.
Nei primi anni del XXI secolo, Toral ha messo da parte la chitarra, insieme all'attenzione per i toni estesi che avevano definito gran parte della sua musica fino a quel momento. Ha iniziato il suo “Programma spaziale”, un'indagine durata tredici anni sulle possibilità esecutive di una serie sempre più ampia di strumenti elettronici personalizzati, suonati con un fraseggio fluido e una flessibilità ritmica ispirati al jazz. Dedicandosi ad affinare le sue capacità su questi strumenti idiosincratici, Zoral si è esibito ampiamente con essi sia da solo che in molte collaborazioni, tra cui il suo Space Quartet, dove il feedback del suo mini-amplificatore si integra perfettamente nella prima linea di un classico quartetto post-free jazz completato da sassofono, contrabbasso e batteria.
Dal 2017, il lavoro di Toral è entrato in una nuova fase, spesso ancora incentrata sull'arsenale di strumenti autocostruiti sviluppati nel Programma Spaziale, ma con un rinnovato interesse per i toni lunghi e le tessiture quasi statiche del suo lavoro precedente; inoltre, dopo più di un decennio, è tornato alla chitarra elettrica.
Spectral Evolution è senza dubbio il lavoro più sofisticato di Toral fino ad oggi, che riunisce fili apparentemente incompatibili della sua intera carriera in una nuova potente sintesi, al tempo stesso selvaggiamente sperimentale ed emotivamente coinvolgente.
Il disco inizia con una breve “Intro” che getta le basi per il mondo sonoro unico esplorato per il resto della sua durata: su scintillanti figure di chitarra pulita, Toral mette in scena un duetto tra due flussi di feedback modulati, che non sembrano tanto elettronici quanto piuttosto delle riprese mutanti di una tromba muta e di un'ocarina. Questo passaggio si inserisce senza soluzione di continuità nella stupefacente “Ghanges”, dove una fitta schiera di strumenti spaziali si esibisce in assolo con selvaggio abbandono su un fitto tappeto di accordi in lento movimento, crescendo sempre più caotico nel corso degli otto minuti ma sempre legato alle lussureggianti fondamenta armoniche.
In questi e in molti altri momenti del disco, Toral riesce nell'impresa quasi miracolosa di far suonare intonati i suoi strumenti elettronici autocostruiti (che in passato aveva considerato “inadeguati a suonare qualsiasi musica basata sul sistema occidentale”). In un inaspettato allontanamento da tutti i suoi lavori precedenti, i cambi di accordi che sono alla base di molti degli episodi di Spectral Evolution sono derivati dall'armonia classica del jazz, comprese le riprese dell'archetipo di “Rhythm changes” di Gershwin e di “Take the ‘A’ Train” di Ellington-Strayhorn, anche se rallentati a tal punto che ogni accordo diventa una sorta di ambiente a sé stante.
Mettendo insieme dodici episodi distinti in un insieme fluido, Spectral Evolution alterna momenti di arioso interplay strumentale a una densa massa sonora, suddividendo i pezzi in base ai cambi di accordi con “Spaces” ambientali. In alcuni momenti ridotta quasi a un sussurro, in altri l'elettronica di Toral si fa sentire, squittisce e stride come la foresta pluviale live-elettronica di David Tudor. Allo stesso modo, il suo uso della chitarra abbraccia un'enorme gamma dinamica e testuale, da accordi chimerici a droni espansivi, da una chiarezza cristallina a una grana sfocata: nella bellissima “Your Goodbye”, i suoi assoli filtrati e distorti ricordano Loren Gonnors per la profondità emotiva e la sensibilità melodica vagante. Frutto di tre anni di sperimentazione e registrazione, e sintesi delle intuizioni di oltre trent'anni di ricerca musicale, Spectral Evolution è la quintessenza della musica per chitarra di Rafael Toral.


