I numeri di Slippery When Wet (1986), terzo album in studio a firma Bon Jovi, sono davvero impressionanti: otto settimane di seguito in testa a Billboard 200, trentatre milioni di copie vendute in tutto il mondo, di cui solo dodici negli Stati Uniti, un disco d’oro e dodici di platino. Quattordicesimo album più venduto di tutti i tempi, Slippery… conquistò la top ten americana con ben tre singoli, diventati autentici tormentoni, che ancora oggi passano con regolarità nelle trasmissioni radio che programmano classic rock: You Give Love A Bad Name, Wanted Dead Or Alive e Livin’ On A Prayer.
Non tutti lo sanno, ma quest'ultima canzone, nota soprattutto per la sua tensione innodica, è in realtà un brano dal profondo significato sociale, e racconta la storia di Tommy e Gina, due ragazzi che lavorano duramente per farcela con le proprie forze, nonostante le costanti difficoltà che devono affrontare ogni giorno. Si amano, vogliono costruire una famiglia, ma l’esistenza impone una lotta impari.
Tommy lavorava al porto, il sindacato è in sciopero
È sfortunato, è dura, così dura
Gina lavora alla tavola calda tutto il giorno, lavorando per il suo uomo
Porta a casa la sua paga, per amore…
Le liriche del brano colpirono molto la sensibilità dei giovani americani, in particolare quelli del New Jersey, lo stato di cui Bon Jovi era originario. I personaggi della canzone, infatti, appartengono a quella classe lavoratrice da cui anche il cantante proveniva (la madre era cameriera, il padre barbiere), e di cui faceva parte lo zoccolo duro della fanbase della band.
Bon Jovi incarnava l'archetipo degli eroi della classe operaia e di quel sogno americano che risuonò più che mai negli anni '80 e contribuì a imprimere questa canzone nella cultura popolare. Il messaggio era chiarissimo: lavori duro, costruisci la tua vita e realizzi il sogno americano.
Non fa differenza se ce la facciamo o no
Ci siamo vicini e questo è molto per amore
Ci proveremo
Non ci arrenderemo. Anche di fronte al fallimento, continueremo a provarci. E’ questo quella che viene definito american way, era questa la visione diffusa negli anni ’80, quelli della presidenza Reagan, e Livin’ On A Prayer insufflava speranza nei sogni dei giovani, era un incitamento a non mollare, a stringere i denti, perché, prima o poi, la vita avrebbe sorriso.
…dobbiamo resistere, pronti o no
Vivi per la lotta quando questo è tutto ciò che hai
Ehi, siamo a metà strada… vivo di preghiera
Prendi la mia mano e ce la faremo, lo giuro
Jon Bon Jovi e Richie Sambora, i principali cantautori del gruppo, scrissero il brano insieme a Desmond Child, un prolifico cantautore che era stato chiamato dalla casa discografica per dare alla band un suono più commerciale, come aveva già fatto per i Kiss per I Was Made For Lovin’ You.
I personaggi Tommy e Gina erano basati su esperienze di vita reale che Desmond aveva vissuto alla fine degli anni '70 con la sua allora fidanzata, Maria Vidal, con la quale viveva: Desmond era un tassista di New York e Maria era una cameriera cantante in una tavola calda. Vidal usava il nome "Gina Velvet", dal momento che era soprannominata Gina dai suoi colleghi, che vedevano in lei una somiglianza straordinaria con l’attrice Gina Lollobrigida.
Come detto, Desmond si era fatto strada nel songwriting grazie soprattutto alla collaborazione con i Kiss, da cui aveva appreso i trucchi per scrivere veri e propri inni da stadio, in cui la musica tende a gonfiarsi e a sollevarsi verso l’alto, spingendo al massimo sulle corde emotive dell’ascoltatore (impossibile ascoltare Livin’ On A Prayer senza farvi trascinare dall’irresistibile ritornello e cantare a squarciagola).
La canzone ebbe un incredibile successo, ma all’inizio, Jon Bon Jovi voleva escluderla dall'album Slippery When Wet, convinto che il brano non fosse abbastanza buono. Il cantante, poi, tornò sui suoi passi, cosa che avvenne dopo aver incontrato un gruppo di ragazzi che vivevano la stessa esperienza di vita dei protagonisti raccontati nelle liriche.
Il brano è caratterizzato dall’uso di un talk box da parte del chitarrista Richie Sambora. Il talkbox è un dispositivo elettronico che consente al chitarrista di produrre suoni distorti con la bocca. Fu inventato nel 1969, ma ebbe successo solo più tardi, quando fu utilizzato da Peter Frampton nel suo album del 1976 Frampton Comes Alive.
Una curiosità. L'album si sarebbe dovuto intitolare Wanted Dead Or Alive (che è un'altra canzone dell'album) e avrebbe dovuto immortalare la band in copertina vestita da cowboy. Dopo aver fatto il servizio fotografico con il fotografo Mark Weiss, Jon Bon Jovi non era affatto convinto del risultato, perché riteneva che la cover fosse troppo seriosa.
Durante le registrazioni del disco, la band frequentava assiduamente un club di spogliarelliste, dove delle ragazze incredibilmente belle si versavano addosso acqua e sapone. Diventavano così scivolose che era impossibile stringerle: Slippery when wet!
Questa frase, urlata da uno dei membri della band, divenne il titolo del disco. Si pensò così di mettere in copertina la foto di una ragazza con la maglietta bagnata e il grosso seno in evidenza, ma la casa discografica, la Mercury Records, si rifiutò categoricamente di dar seguito alla cosa, per timore di una denuncia da parte del Parents Music Resource Center, un’associazione moralista presieduta da Tipper Gore, la moglie di Al. Il disco, a questo punto, aveva bisogno urgentemente di una copertina. Così, Jon Bon Jovi andò in studio, bagnò un sacco della spazzatura e ci scrisse sopra con le dita Slippery When Wet. Un solo scatto, e il risultato fu centrato. La copertina con la ragazza dalle grandi tette venne, invece, utilizzata per la versione giapponese dell'album.