Da quando figurava tra i protagonisti di fiction televisive come Un medico in famiglia (il Nonno Libero con Lino Banfi) o La nuova squadra, Gabriele Mainetti di strada ne ha fatta parecchia, tra televisione e cinema in qualità di attore ma soprattutto nei panni di regista, produttore e anche compositore di corti e lungometraggi; a qualche mese dall'uscita di Freaks out, sua opera seconda, torniamo sull'esordio al cinema del Mainetti regista con Lo chiamavano Jeeg Robot. È un film di rottura questo Lo chiamavano Jeeg Robot, importante come conferma che i generi anche da noi si possono fare e pure bene, nel supereroico alla Marvel tanto per capirci l'impresa sembrava impossibile, qualche tentativo non completamente convincente era già stato fatto (Il ragazzo invisibile di Salvatores per esempio), con Mainetti invece si centra il bersaglio in pieno, senza ovviamente poter puntare al lato spettacolare offerto dai film Disney/Marvel, il budget qui non lo permette, ma superando di gran lunga per cuore e contenuti molti dei film con protagonisti i personaggi della casa delle idee. È proprio alle origin stories della Marvel dei 60 che Mainetti guarda per la nascita di questo eroe di borgata che non arriva da Hell's Kitchen come Daredevil, dal Queens come l'Uomo Ragno e nemmeno da Harlem come Luke Cage, ma è un piccolo delinquentello di poco conto di Tor Bella Monaca, periferia di Roma. Come dicevamo spirito marvelliano, a donare i poteri al nostro Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un liquido tossico contenuto in un bidone smaltito abusivamente nel Tevere, si guarda proprio al Matt Murdock accecato da liquami radioattivi e poi divenuto il giustiziere cieco Daredevil, i riferimenti sono quelli, la vicinanza a Jeeg Robot d'Acciaio è più nominale, giustificata nella trama da una fissazione per il personaggio da parte di uno dei protagonisti che vedrà in Enzo una sorta di Hiroshi Shiba, un salvatore suo malgrado che però nulla ha a che vedere con il manga di Go Nagai (decisamente meno interessante tra l'altro, altro discorso per l'anime).
Quello che Mainetti mette in campo è un'intelligente commistione di generi, usa bene i mezzi che ha a disposizione senza strafare in modo da non dare mai adito a dubbi o al ridicolo, immerge questa storia super nel degrado di una borgata romana mischiando accenni di poliziottesco (l'inseguimento iniziale), prese di coscienza tipiche dei fumetti di supereroi e contorno criminale nostrano assimilabile ai vari Gomorra e simili sguinzagliando, è proprio il caso di dirlo, anche la scheggia impazzita dello Zingaro (Luca Marinelli), già paragonato a personaggi fuori di testa come il Joker. La narrazione è ben strutturata grazie alla sceneggiatura di Guaglianone e Menotti, il casting è semplicemente perfetto con tre protagonisti uno più indovinato dell'altro e con due avversari all'opposto anche per stile recitativo.
Enzo (Claudio Santamaria) scappa dopo un furto finito male, braccato dalla polizia è costretto a gettarsi nel Tevere per sfuggire agli sbirri, qui incappa in un bidone pieno di scorie tossiche che lo cambiano per sempre. In principio Enzo è ignaro delle conseguenze del suo bagno imprevisto, si sente male, continua a sputare liquido nero, torna nella sua casa miserabile dove mangia solo budini e passa il tempo guardando film porno. Dopo una nottata agitata si reca da Sergio (Stefano Ambrogi), un ricettatore, per piazzare il bottino del furto. Questi, che fa parte della banda dello Zingaro (Luca Marinelli) in trattativa per entrare nel giro grosso del traffico di droga con i napoletani, propone a Enzo un lavoretto per recuperare degli ovuli di droga da due immigrati. L'affare finirà molto male, Enzo scoprirà di essere invulnerabile e di aver ottenuto una forza incredibile, si troverà però a doversi occupare della figlia di Sergio, Alessia (Ilenia Pastorelli), ormai una donna fatta e finita afflitta da disturbi psichici, Alessia vive infatti in un'altra realtà mutuata dai cartoni animati di Jeeg Robot con la convinzione che il mondo sia minacciato dalla Regina Himika, quando scoprirà dei poteri di Enzo per lei il transfert sarà automatico, in lui vedrà il suo eroe Hiroshi Shiba.
Grande lavoro sui personaggi e sulla direzione degli attori, la Pastorelli è una vera sorpresa, grande prova su un personaggio non banale con un carico di disgrazie alle spalle: lutti, abusi, malattia; Marinelli è perfetto e inquietante, crudele e folle nei panni di un criminale assetato di potere ma ancor di più di fama e visibilità, uno che non si ferma davanti a niente, nemmeno di fronte a quello che vede come un suo rivale, quel nuovo essere che scardina bancomat a mani nude e depreda portavalori soffiandoglieli da sotto il naso, guadagnando la visibilità che lui ha sempre desiderato, fin da quella comparsata a Buona Domenica! Menzione particolare per l'esibizione dello Zingaro mentre canta Un'emozione da poco di Anna Oxa, uno dei momenti migliori del film, un Marinelli davvero eccezionale. Tanto sopra le righe lui quanto stordito e spaesato Santamaria (in modo voluto ovviamente), l'interpretazione di questo delinquente che ottenute capacità straordinarie le usa subito per andare a rubare per poi comprarsi altri budini e altri porno è calibrata al millimetro, il percorso del personaggio, nella presa di coscienza ma soprattutto nel rapporto con Alessia, con la quale sbaglia e anche molto, è sempre credibile e ben scritto. Regia decisamente valida e gestione degli effetti visivi ridotta all'osso, coerente con l'atmosfera. Un ottimo film con superpoteri tutto italiano che poco ha da invidiare ai colossi americani se non il budget, esordio coi fiocchi per un regista che è stato anche capace di prendersi i suoi tempi prima di arrivare alla sua opera seconda con l'augurio che possa rivelarsi interessante quanto questa sua prima.