Cerca

logo
Banner 2
MAKING MOVIESAL CINEMA
London Boulevard
William Monahan
2010  (RaiPlay, Sky, 01 Distribution)
DRAMMATICO
7/10
all MAKING MOVIES
28/08/2025
William Monahan
London Boulevard
Tra gangster movie e love story "London Boulevard" si rivela come un film forse imperfetto ma più che godibile grazie a diversi personaggi indovinati e un finale anti hollywoodiano. Troppo criticato al momento della sua uscita, da rivalutare.

London Boulevard è un prodotto di puro intrattenimento e come tale, a parere di chi scrive, andrebbe visto e giudicato. L’opera prima in veste da regista di William Monahan, già noto come sceneggiatore affermato, al momento della sua uscita non è stata accolta con troppa generosità dal pubblico e soprattutto dalla critica, forse per quei riferimenti al celebre Viale del tramonto (Sunset Boulevard in originale) considerato unanimemente come un capo d’opera nella Storia del cinema, film che qui però, se non per il titolo e per qualche similitudine di trama, è davvero poco richiamato.

In realtà sembra che Monahan, imbevuto di cinema dalla testa ai piedi, abbia voluto abbozzare, come fatto peraltro con altri film all’interno della narrazione, un semplice omaggio senza pretesa alcuna di rinverdire i fasti di un’opera quasi intoccabile ed estremamente pericolosa da maneggiare.

Ciò che a Monahan si potrebbe (forse) rimproverare, soprattutto visto la sua provata esperienza come sceneggiatore, è un accumulo di scrittura, la classica “troppa carne al fuoco” che apre all’interno di questo London Boulevard una serie di strade non tutte esplorate a dovere fino in fondo, un accumulo che però contribuisce alla costruzione di un viaggio piacevole e con diversi punti positivi da sottolineare, a partire dalla resa estetica di una Londra pericolosa e violenta per finire con diverse interpretazione degne di nota, magari non quelle dei due protagonisti che non sono proprio i migliori attori che il cinema recente abbia da offrire, ma di certo quelle di comprimari di peso come Ray Winstone, David Thewlis, Ben Chaplin e in misura minore l’ormai notissimo Stephen Graham.

 

Harry Mitchell (Colin Farrell) esce di prigione e si riunisce al suo ex compare Billy (Ben Chaplin) che tenta di sistemarlo e farlo rientrare nel giro. Harry però ha passato dei brutti momenti in carcere e si è ripromesso di non tornarci più e di rigare dritto il più possibile, in fondo Harry non nutre grandi ambizioni, non ha grandi pretese: un posto in cui stare, un lavoretto, sopravvivere onestamente, ma il vecchio giro non lo molla.

Per rimettersi in carreggiata Harry accetta un lavoro in qualità di “guardia del corpo”, o qualcosa di vagamente simile, per la notissima attrice Charlotte (Keira Knightley), tormentata dai paparazzi e ritiratasi dalle scene per una sorta di esaurimento nervoso. In casa con Charlotte vive anche l’ex attore e amico della diva Jordan (David Thewlis), un uomo sempre fatto e con nessuna direzione ben in mente ("oggi tutti si aspettano che tu sappia fare una cosa sola e per questo io, che sono eclettico, non faccio niente").

Harry è inoltre legato a Joe (Alan Williams), un senzatetto che vive in una zona malfamata della città, e deve prendersi cura anche della sorella un po’ svagata Briony (Anna Friel) dedita all’alcool e agli uomini di una certa ricchezza. Nello svolgimento del suo nuovo lavoro Harry si avvicina sempre più a Charlotte, ma Billy e il suo datore di lavoro, lo spietatissimo Gant (Ray Winstone) non si rassegnano a lasciare Harry tranquillo. L’uomo sarà costretto a tornare ai metodi poco educati della sua vecchia vita.

 

Monahan abbiamo detto è più sceneggiatore che regista, vincitore di un Oscar per la sceneggiatura di The departed di Scorsese, vanta in curriculum anche gli scritti di cose come The tender bar, Nessuna verità, Le crociate e Sin City – Una donna per cui uccidere. Nel passare dietro la macchina da presa Monahan dimostra di sapersela cavare e dove qui “sbraca” è proprio nella scrittura, evidenziando una perdita di misura che però non inficia più di tanto la buona riuscita di un film che guarda più al Guy Ritchie londinese che non a Il viale del tramonto tanto citato.

Tra battute indovinate, personaggi poco più che abbozzati, interpretazioni tutto sommato centrate, comprese quelle di Farrell e della Knightley, non due mostri ma qui ben inseriti nel contesto, London Boulevard si dimostra un buon prodotto di genere, magari risaputo e non innovativo ma capace di stupire con un finale affatto scontato e ben studiato che va a ripagare anche le svolte magari banalotte e prevedibili viste in precedenza. Non mancano i momenti più tesi, gli scoppi di violenza, i passaggi ilari (grande Thewlis in questo) che garantiscono la buona riuscita dell’operazione nonostante alcune mancanze (ci si aspettava ad esempio un interazione maggiore tra protagonista maschile e femminile, rapporto nel complesso poco esplorato).

Qualche chicca nei dialoghi, qualcuna nello sguardo sulla città, nella fotografia e soprattutto una bellissima selezione dei brani musicali a cura di Sergio Pizzorno, frontman dei Kasabian… insomma, London Boulevard non sarà un film indimenticabile ma nemmeno quel fiasco che in molti hanno voluto dipingere. Un esordio onesto che coglie a parere di chi scrive l’obiettivo che si era prefissato.