La regista Ann Hui, classe 1947, è considerata per ciò che riguarda il cinema asiatico e soprattutto per quello di Hong Kong una vera e propria istituzione, premiata in numerose occasioni nei maggiori festival asiatici e in particolare all'Hong Kong Film Awards, la Hui ha ricevuto anche il Leone d'oro alla carriera dal Festival di Venezia, premio che ne conferma l'apprezzamento almeno da parte della critica anche in occidente.
Filmografia nutritissima che ha attraversato fasi ed epoche e che è riconosciuta anche come parte fondamentale e voce originale della New Wave del cinema di Hong Kong, corrente di cui abbiamo brevemente parlato in occasione di alcuni approfondimenti sul cinema di Wong Kar-wai. Se nella seconda metà degli anni 70, e poi ancora per un decennio, la New Wave di Hong Kong è riuscita a unire la sensibilità orientale con quella occidentale diventando una forte fonte di reddito e di esportazione di cinema all'estero diversificando le proposte e puntando molto sui generi, soprattutto il crime, e sublimando una contaminazione tra cinema orientale e gangster movie statunitense di grande impatto, Ann Hui ha proseguito per la sua strada senza troppo farsi influenzare dalle mode e dando il suo concreto contributo al cinema di Hong Kong continuando a parlare dei temi a lei cari.
Figlia di madre giapponese e padre cinese, nata in Cina ma trasferitasi con la famiglia a Hong Kong, Ann Hui racconta spesso nei suoi film di donne espatriate dal proprio paese. La condizione femminile in un mondo maschilista e la lontananza dalle proprie origini sono alcuni dei temi più frequentati nelle sue opere da regista, ampiamente presenti anche in questo Love after love, uno dei suoi lavori più recenti.
Hong Kong, prima della Seconda Guerra Mondiale. La giovane Ge Weilong (Ma Sichun) lascia Shanghai alla volta di Hong Kong, città nella quale intraprende un suo percorso di studi. Ge Weilong proviene da una famiglia povera e la vita a Hong Kong non è proprio economica, la ragazza decide così con fare umile di andare a chiedere aiuto e ospitalità alla zia Liang (Faye Yu), una donna che da anni ormai non ha più rapporti con il fratello, il padre di Weilong, e che a Hong Kong mantiene un tenore di vita elevato e abita in una bellissima villa isolata circondata da un grande giardino.
Qui orbitano anche un paio di giovinette i rapporti delle quali con la zia Liang non sono chiari, nella casa inoltre sono spesso ospiti uomini facoltosi o potenti che in qualche modo la zia Liang tenta di compiacere, un poco alla volta la donna matura cerca di coinvolgere in queste dinamiche anche la giovane nipote che però si dimostra un po' restia al gioco, mentre perderà la testa per lo sfaccendato sciupafemmine George Qiao, il quale non tarderà a far cadere nella sua tela anche Ge Weilong; il ragazzo infatti, anch'egli di povera estrazione, ambisce a un buon partito in grado di potergli garantire un alto tenore di vita e il prosieguo di una vita da elegante fannullone.
Una bella definizione per questo Love after love di Ann Hui l'ha data Luca Pacilio de Gli Spietati dicendo che per alcuni aspetti "il film suona come un dramma di James Ivory ambientato in Oriente". La confezione è elegantissima, alcune delle prime sequenze lasciano a bocca aperta per la sapienza nell'uso dei colori, della luce, per la bellezza degli scenari e la raffinatezza del contesto. Questo impatto visivo ad alta qualità può esser visto come il miglior pregio del film ma anche un po' come il suo difetto, una confezione patinata che attira le attenzioni e sopperisce in qualche modo le mancanze di una narrazione fredda e priva di impatto emotivo. Non c'è mai empatia per questi protagonisti, anche dal punto di vista delle "manovre" messe in atto da questa zia, il tutto è stemperato da quella che alla fine è una sorta di placida benevolenza e accettazione dei desideri di Ge Weilong, che di scelte sbagliate ne farà già per conto suo, da parte di una zia già ben inserita nel suo contesto.
Pur non entusiasmando Love after love rimane nel complesso un buon film che invoglia comunque a recuperare altro della regista, magari proprio qualcosa proveniente dall'epoca della New Wave di Hong Kong, questo lo consigliamo soprattutto a chi apprezza sopra ogni cosa l'eleganza formale.