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REVIEWSLE RECENSIONI
26/05/2018
Dana Fuchs
Love Lives On
In questo ottavo, nuovo full lenght, Dana plasma la consueta miscela di rock, funky, soul, blues e gospel, dandole però un connotato maggiormente sudista, che richiama alla mente quel suono, divenuto marchio di fabbrica della Stax, della Motown e dei Muscle Shoals Sound Studio

Se qualcuno si ricorda Across The Universe, il musical del 2007 diretto da Julie Taylor e dedicato alla musica dei Beatles, probabilmente si ricorderà anche del personaggio di Sadie (Sexy Sadie), la bella ragazza che si fidanza con Jojo. Ecco, Sadie altri non è che Dana Fuchs, quarantaduenne singer songwriter originaria del New Jersey, ma cresciuta in Florida, nel profondo sud degli Stati Uniti.

Se è vero che Across The Universe, che fu anche candidato come miglior film ai Golden Globe Awards, fu il picco di notorietà raggiunto dalla Fuchs in carriera, è altrettanto vero che la ragazza ha alle spalle una solida e interessante discografia, che le è valsa la stima della stampa specializzata e un discreto seguito internazionale (senza tuttavia quel successo in termini di vendite che meriterebbe).

Una storia, quella di Dana, fatta di coraggio e caparbietà, segnata da drammi famigliari che avrebbero piegato la volontà di chiunque (la morte della sorella per suicidio, quella del fratello per un tumore al cervello), e che invece sono stati per questa ragazza uno sprone a realizzare i propri sogni di rock’n’roll.

Così, oggi, la Fuchs ha all’attivo sette album (di cui due dal vivo), di solido rock blues declinato con evidente accento sudista e reso vibrante e sanguigno da una voce straordinariamente espressiva, che ha portato spesso a paragonare la bionda Dana alla perla del Texas, Janis Joplin. Un paragone ingombrante, ma mai come in questo caso giustificato (la Fuchs, tra il 2001 e il 2003, interpretò, sui palchi di Broadway, la Joplin nel musical Love, Janis), e che si riflette non solo nel medesimo timbro vocale roco, ma anche in una pressoché identica concezione musicale.

In questo ottavo, nuovo full lenght, Dana plasma la consueta miscela di rock, funky, soul, blues e gospel, dandole però un connotato maggiormente sudista, che richiama alla mente quel suono, divenuto marchio di fabbrica della Stax, della Motown e dei Muscle Shoals Sound Studio. Ad accompagnarla nell’avventura, una backing band d’eccellenza, composta da vecchie volpi quali il sodale di lunga data della Fuchs, Jon Diamond alla chitarra, Scott Sharrard (già con la Gregg Allman Band), anch’egli alla chitarra, l’organista Charles Hodges, il leggendario Steve Potts alla batteria (Booker T. & The M.G.’s), Glenn Patscha alle tastiere e Jack Daley al basso.

Registrato in solo undici giorni e quindi attraversato da una verace urgenza espressiva, Love Lives On si apre con Backstreet Baby, un funky rock incandescente che surriscalda immediatamente l’atmosfera, corroborata ulteriormente dalla successiva e scintillante Nobody’s Fault But Mine, r’n’b con un arrangiamento di fiati da cardiopalma. Sono molte però le frecce all’arco della Fuchs, che rispolvera il suono Motown nella contagiosa Callin’ Angels, che crea un mid tempo funky con una linea di basso memorabile nella malinconica Sittin’ On, che ci riporta ai leggendari anni Stax, con la title track, lentone soul strappa mutande, che la voce superba della Fuchs rende indimenticabile, e che innerva di tensione rock blues la grintosa Ready To Rise, probabilmente la miglior canzone del lotto.

Quando, poi, si giunge alla fine della scaletta, ecco un’ulteriore giocata da fuoriclasse, un’originale e appassionata cover di Ring Of Fire di Johnny Cash, che, ne sono certo, avrebbe emozionato anche the man in black in persona. Chiosa di un disco magnifico, il migliore in carriera, di un’artista che non è solo una straordinaria interprete di canzoni altrui, ma anche una songwriter d’eccellenza. Dana Fuchs, insomma, meriterebbe la stessa visibilità e il medesimo successo della connazionale Beth Hart, rispetto alla quale, lo dico senza tema d’essere smentito, possiede un eclettismo e una tecnica superiori. E non è poco.