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REVIEWSLE RECENSIONI
23/11/2018
Jowee Omicil
Love Matters!
L’approccio di Omicil al jazz è attuale (leggi: moderno) e “leggero”, nel senso che chi cercasse qui l’altisonante - e talvolta un po’ troppo seriosa - estetica di un Kamasi Washington, si troverebbe sulla strada sbagliata...

Se il Rock è morto per asfissia nelle sabbie mobili dell’autoreferenzialità, non è che il Jazz se la passi benissimo nella jungla della world music. Gli innesti e le contaminazioni introdotte da almeno quattro decenni a questa parte sono ingredienti pericolosissimi da maneggiare: le forzature, le ridicolaggini didascaliche, per non dire le aberrazioni, stanno appena dietro l’angolo, e non perdonano. Quando funzionano, però, fanno meraviglie.

Fortunatamente Jowee Omicil, haitiano d’origini ma cresciuto tra Montreal, New York e Boston (dove ha studiato al Berklee College Of Music), e ora sistematosi a Parigi, non solo padroneggia a menadito l’idioma jazz tradizionale (a Monk dedica addirittura una traccia costruita su squisite citazioni, la dissonante Waves Of Monk, mentre il fantasma funk di Davis è presente qua e là - e vien da chiedersi, d’altro canto, se esista una musica dove il fantasma funk di Davis non sia presente),  ma dimostra eccellenti abilità da equilibrista mentre, in punta di piedi e strumenti vari, ondeggia sui burroni della classica, sale le instabili scale dei quarti di tono mediorientali, balla al settantesimo piano sui cornicioni del folklore esotico, cede a tentazioni hip hop, a ritmi giamaicani, a suggestioni indiane e via di seguito.

L’approccio di Omicil al jazz è attuale (leggi: moderno) e “leggero”, nel senso che chi cercasse qui l’altisonante - e talvolta un po’ troppo seriosa - estetica di un Kamasi Washington, si troverebbe sulla strada sbagliata: “Love Matters!” è un inno alla gioia e alla gioiosità della vita e, in quanto tale, fa della leggerezza un punto di forza, benché qua e là affiorino tratti di naïveté senza dubbio sincera ma vagamente stucchevole. Emblematica, in questo senso, l’iniziale Mendé Lolo, jazz-pop orecchiabile a presa rapida, tra i momenti migliori della raccolta. Non fraintendetemi: Jowie Omicil dà il meglio proprio nei momenti in cui l’apparente spensieratezza la fa da padrona, tentando di eludere certe ampollosità tipiche del Jazz “colto” grazie a un’ironia e a un’intelligenza musicale che permettono a questa musica di farsi apprezzare anche dagli ascoltatori che non hanno dimestichezza col lessico jazzistico.

Insomma, “Love Matters!” è una ribollita composta di tutto un po’, che forse non è il massimo in fatto di digeribilità, soprattutto per chi è abituato a mangiare pane e swing, tanto che un buon amaro a fine ascolto aiuterebbe – non foss’altro per quella Mozart Bash! che rimane decisamente sullo stomaco -, e tuttavia risulta, alla fine, assai succulenta, farcita com’è d’ispiratissime intuizioni che ci auguriamo puntino, nei lavori a venire, in direzione di uno sviluppo musicalmente più organico e maturo.